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Alcuni pezzi di una mia intervista su Articolo 21.

“Sono stato il relatore di quella legge (ddl Gentiloni sulla tv, ndr) e ne conosco, come si suol dire, vita, morte e miracoli (mancati). Posso dirti che sono certo che qualsiasi schieramento, sia il Pd o il Pdl, non porterà a termine quella riforma. Il Pdl per motivi fin troppo ovvi. Il Pd neppure perché in quel partito sono fortissimi i settori che non vogliono scomodare Berlusconi, il conflitto di interessi, le sue tv… Basti pensare alla vicenda in questa legislatura: la Gentiloni era pronta, ma non è mai stata portata in aula, nonostante gli appelli miei e di Michele Meta, nonostante le pressioni dello stesso ministro Gentiloni. Non so perché questo è accaduto. Non voglio muovere accuse a questo o quello. Ma il clima generale sul ddl è stato molto pesante… il governo non ha mai chiesto ufficialmente, nella capigruppo, di calendarizzare il provvedimento nonostante le dichiarazioni verbali del presidente del consiglio. Ovviamente spero che le cose possano cambiare la prossima legislatura, ma il passato è questo, e il passato depone a sfavore delle speranze future.

“Credo che Walter Veltroni sia convinto della necessità di una riforma, lo è sempre stato, ma le sue posizioni non sono radicali. Su questi temi il Pd è muto. E’ difficile rintracciare Marco Follini… Tutti si sono scatenati contro Di Pietro, perché ha detto che bisogna togliere due reti a Berlusconi. Io avrei detto, ok, iniziamo da una, vediamo gli effetti sul mercato e sul pluralismo. Invece non mi pare di aver sentito questo…”

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Al Presidente del Consiglio dei Ministri
on. Romano Prodi

 

Al Ministro dell’Economia e delle Finanze
dott. Tommaso Padoa Schioppa

 

Al Ministro della Pubblica Istruzione
on. Giuseppe Fioroni

Signor Presidente, signori Ministri,

la legge finanziaria per il 2007, integrata da quella per il 2008, stabilisce l’assunzione di 150mila insegnanti precari della scuola e di 30mila unità ATA. Quest’anno sarebbe previsto un contingente di 50mila docenti e 10mila ATA secondo le previsioni del Ministero della Pubblica Istruzione. Tuttavia non è ancora stato varato il decreto che realizza tale previsione. I sindacati, al contrario, hanno lanciato l’allarme parlando di una riduzione a 30mila docenti e 5mila ATA.

Un’ipotesi del genere è inaccettabile e sarebbe drammatica per il buon andamento della scuola italiana. Chiunque abbia sfiorato l’argomento, sa che la discontinuità didattica provocata dal precariato docente è una delle ragioni alla base della scarsa efficacia del sistema di istruzione del nostro Paese. E’ evidente, infatti, che cambiando docente ogni anno (e spesso iniziando le lezioni posticipatamente a causa dei ritardi delle nomine), non si può assicurare un servizio educativo all’altezza di un paese moderno.

Analogamente non si può pretendere un funzionamento efficiente degli istituti se il personale tecnico, amministrativo e ausiliario non è certo.

Inoltre una riduzione delle assunzioni appare senza fondamento economico, essendo i fondi già stanziati dalla Finanziaria 2007 e confermati da quella 2008.

E’ quindi assolutamente urgente, anche in considerazione dell’imminenza delle elezioni politiche, che il Governo vari il decreto di assunzione previsto e non riduca le cifre annunciate.

In mancanza, gravissimo sarebbe il danno al sistema scolastico e alle aspettative di decine di migliaia di persone che, con enormi sacrifici hanno in questi anni portato avanti la scuola italiana, ricevendo poco dallo Stato.

Siamo fiduciosi che comprendiate tali argomenti e agiate di conseguenza. In caso contrario, produrrete un danno di cui solo voi sarete responsabili, avendo il Parlamento agito e approvato due leggi finanziarie che non siete stati in grado di attuare. Di conseguenza non potremmo che appoggiare tutte le iniziative di protesta che il personale della scuola e i sindacati vorranno mettere in atto.

Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati

Alba Sasso, vicepresidente

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SCUOLA. FOLENA: “TPS SBLOCCHI ASSUNZIONI, SI MUOVA ANCHE VELTRONI”
“SI INIZIA DA QUELLO CHE ‘SI PUO’ FARE’ SUBITO, LE PROMESSE VENGONO DOPO”

“E’ incomprensibile: il ministro dell’economia sta bloccando l’assunzione di 50mila insegnanti precari di cui la scuola ha bisogno e per i quali le risorse sono già disponibili. Cosa aspetta? Ma soprattutto: perché?”. Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura della Camera ed esponente della Sinistra Arcobaleno critica duramente l’esecutivo e in particolare il ministro Tommaso Padoa Schioppa.

Il partito democratico, che dice di voler dare 1100 euro al mese a tutti i precari (come non si sa…) ha l’immediata occasione di fare qualcosa di tangibile e concreto per 50mila di essi.”. Il deputato della S.A. ha chiamato in causa anche il leader del Pd: “Walter Veltroni telefoni a Padoa Schioppa e Prodi – ha detto Folena – ed imponga loro di firmare immediatamente il decreto che è solo un atto dovuto.”. E, ironizzando sullo slogan della campagna elettorale del Pd ha concluso: “Si inizia da ciò che ’si può fare’ subito, dopo si passa alle promesse”.

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Il governo italiano deve immediatamente agire affinché cessino le violenze a Llhasa e in tutto il Tibet, non solo richiamando il governo cinese al rispetto dei diritti umani ma agendo insieme all’Unione Europea affinché questi fatti siano puniti a livello internazionale.

Quanto sta accadendo è assolutamente inaccettabile  e richiede la più ferma, decisa ed efficace azione internazionale. La Cina non può ancora sfruttare il suo ruolo di membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per rimanere impunita.

Va da sé che la bizzarra idea del PD di rimuovere l’embargo della vendita delle armi alla Cina, come propose Romano Prodi, dovrebbe essere abbandonata.

Saggie le parole del Dalai Lama:

Queste proteste  sono una manifestazione del radicato risentimento del popolo tibetano sotto l’attuale governo. Mi appello ai dirigenti cinesi perché smettano di usare la forza e affrontino tale risentimento attraverso il dialogo con il popolo tibetano. Come ho sempre detto, l’unità e la stabilità ottenuti dalla violenza bruta possono al massimo essere una soluzione temporanea. E’ irrealistico aspettarsi unità e stabilità sotto un simile governo e questo non contribuirà a trovare una soluzione pacifica e durevole.

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Oggi il Riformista ha pubblicato questo mio articolo.

Caro direttore, quando uscii dai Democratici di Sinistra avevo ben chiaro, mi si scusi l’immodestia, che sarebbe nato il partito democratico (allora si diceva “riformista”, poi s’è persa anche questa nobile parola della sinistra). E dissi quello che chiunque in buona fede poteva già allora prevedere: che sarebbe divenuto un fattore destabilizzante per l’allora costituenda Unione di centrosinistra. Si poteva già intravedere, infatti, nella formazione di un partito grande ma indefinito, una operazione di continuità della classe politica e, soprattutto, il tentativo, più volte esplicitato, di dare all’Unione un ponte di comando, prescindendo dalla semplice constatazione della presenza di un articolato pluralismo in quella coalizione. Appariva chiaro ciò che solo da ultimo Walter Veltroni ha esplicitato, e cioè che il Pd era destinato ad una vita solitaria. Si trattava, e si tratta, di una scelta legittima, che non condanno di per sé. Una scelta che non ho condiviso. Per tempo, lasciai i Ds prima che prendessero definitivamente quella strada.
Bisogna riconoscere che il Pd è stata una novità politica deflagrante. Quello che spiace è dover constatare come quella che si autodefinisce classe di governo, abbia decretato la sua fine così presto, con le sue proprie mani. Il partito democratico, invece di deflagrare il centrodestra, come qualcuno aveva ipotizzato, ha non solo distrutto l’Unione, ma anche forse se stesso, se, come pare, si aprirà nei prossimi giorni uno scontro interno che potrebbe sfociare in una scissione. In ogni caso, il Partito Democratico ha generato una maggiore frammentazione, di cui oggi è vittima.
Mastella e Dini erano i soci fondatori della Margherita nel 2001. Fisichella è una personalità corteggiata a lungo dai Dl che lo hanno poi eletto al parlamento. Si potrebbe parlare di una “congiura della palude”, di un governo che “cade al centro”. C’è del vero. Ma questo non basta a spiegare quello che è accaduto, a mio parere.
Se allontaniamo per un attimo lo sguardo dagli alberi e guardiamo la foresta, allora forse appariranno più chiari i contorni della vicenda. Il governo cade sulla legge elettorale o meglio cade perché l’illusione di un bipolarismo – o addirittura di un bipartitismo – coatto ha generato l’instabilità che conosciamo. Questa è l’ideologia dietro al referendum promosso anche dagli amici di Romano Prodi. L’idea di una politica ridotta ad un perenne scontro a due. I Mastella, i Dini, i Fisichella sono gli esecutori materiali di un suicidio inconsapevole della classe dirigente del Pd. Ed è oggi singolare leggere i retroscena sulle pagine dei giornali e non trovare nulla di tutto questo. Tra chi difende Prodi e attacca Veltroni, o viceversa, e chi indica traditori un po’ ovunque, la politica si sta nuovamente incartando.
Invece io credo fermamente nella necessità, per la sinistra e l’ex centrosinistra, di mettere fine alla stagione della riduzione ad uno, delle spallate contro il pluralismo politico. Non funziona, non ha funzionato in questi 15 anni né a destra né a sinistra.
L’unico modo per uscire dall’eterna transizione italiana è oggi una legge elettorale che favorisca la nascita di 4-5 grandi formazioni espressione dei grandi filoni politici, culturali, sociali che non siano costrette ad allearsi per poter sopravvivere, che non siano costrette a dire ai propri elettori di essere d’accordo quando non lo sono, di avere un programma comune che poi non viene attuato. Per quanto mi riguarda, voglio iscrivermi ad una grande Sinistra ecologista, pacifista, dei lavoratori, laica e partecipativa.
Il modello elettorale tedesco è quello che, a detta di molti, può garantire la fine di questa transizione. Se l’urgenza, prima di tornare al voto, è questa, allora che nasca un governo in grado di portare a termine in tempi brevi l’approvazione della riforma elettorale.
La Sinistra, io credo, ha tutto l’interesse a perseguire questa strada. Abbiamo commesso l’errore di non unirci per tempo. C’è chi ha proposto gruppi unitari, liste comuni, primarie per designare un leader e un programma. Tutto questo non si è visto. Oggi sarebbe servito. Oggi saremmo pronti. Ma è inutile rivangare il passato.
Una Sinistra di governo, una Sinistra che voglia avere una funzione nazionale, lo dico ai compagni e alle compagne delle forze che hanno promosso gli Stati generali di dicembre, oggi deve assumersi la responsabilità di indicare al Capo dello Stato l’esigenza di non arrivare al voto senza aver prima aver sperimentato tutte le strade possibili per far nascere un governo che metta in breve tempo la parola “fine” al bipolarismo coatto.

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