Posts Tagged “open source”

Se una persona “possiede” qualcosa può scegliere di tenerla per sé o di cederla anche agli altri. Se si tratta di un oggetto, come di una mela, resterà senza. Ma se una persona “sa” qualcosa e la insegna, la sua conoscenza si moltiplica e si diffonde senza che nessuno si impoverisca

Per un welfare della conoscenza e dell’Innovazione.
Lavoro cognitivo, nuove tecnologie e diritti digitali

LECCE Venerdì 4 aprile – alle ore 17:30
Sala Pellegrino, II° piano Biblioteca provinciale “Sigismondo Castromediano”, viale Gallipoli
Partecipano:

  • On. Pietro Folena – Presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati e candidato della Sinistra Arcobaleno al Senato per la Puglia.
  • Carlo Formenti, docente di Teoria e Tecnica dei nuovi media presso l’Università degli studi di Lecce
  • Stefano Cristante, docente di Sociologia della Comunicazione presso l’Università degli studi di Lecce
  • Arturo Di Corinto, docente di comunicazione mediata dal computer presso La Sapienza di Roma
  • Eugenio Iorio, docente di Comunicazione politica presso l’Università degli studi di Bari

Coordina: Carmen Tarantino, giornalista

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Interverranno: Arci Provinciale, ZEI, CoolClub, SUM Project e tanti altri
In progress: video proiezione de “La Repubblica del Software (libero)”, distribuzione materiale su licenze Creative Commons e Software Libero.

Applicando la logica del copyleft e dell’open source, le comunità che aderiscono all’idea
dell’autore collettivo e alla cultura della condivisione hanno dimostrato, attraverso il software libero e l’editoria indipendente, la comunicazione autogestita e la produzione di beni comuni digitali, di riuscire a promuovere modelli sociali ed economici in grado di produrre ricchezza, crescita e benessere. Un “patrimonio intellettuale” a disposizione di tutti, un insieme di risorse, beni e conoscenze il cui valore è costantemente incrementato dall’uso e dalla circolazione.

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Oggi la Commissione europea ha sanzionato la Microsoft perché dal 2004 non ubbidisce alle disposizioni antitrust. Una multa senza precedenti: 899 milioni di euro.

Microsoft è un’azienda che non rispetta le norme europee sulla concorrenza e le decisioni antitrust. Questa decisione è un buon segnale.

In Italia però vigono altri due monopoli “speciali”. Quello di Mediaset nell’emittenza televisiva privata e quello della Telecom Italia nella telefonia fissa e nelle connessioni Internet.

L’Unione europea credo debba incidere con maggiore forza su questi bubboni che frenano lo sviluppo del multimediale e della tv italiana.

Noi proponiamo la nazionalizzazione della rete telefonica e telematica e la liberalizzazione del software. Vogliamo che i cittadini non paghino il canone Telecom anche se sono abbonati ad un altro operatore ADSL. Vogliamo che su pc e portatili non ci sia solo Windows ma il consumatore abbia la possibilità di scegliere. Vogliamo che Mediaset non sia l’unica tv privata nazionale. E vogliamo una RAI diversa. http://www.pietrofolena.net/blog/?p=314

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Arturo di Corinto ha realizzato questa intervista sui temi della conoscenza. Penso che questi temi siano al centro della vita delle persone quanto quelli che, più facilmente, bucano i media tradizionali. Internet, l’accesso aperto e libero, la libertà di condividere i saperi, il software e la conoscenza libera stanno cambiando il mondo della comunicazione. E la comunicazione cambia il mondo, il modo di percepire, conoscere, fare.

Pensiamo a Wikipedia, a Google, a Linux.

Ma pensiamo anche alle grandi “agenzie” della conoscenza, la scuola, l’Università, la ricerca.

Voglio che questi temi siano presenti anche in campagna elettorale. Iniziamo con questi video, nei quali parlo anche del famoso “comma 1-bis” sulle libere utilizzazioni delle immagini e musiche “a bassa risoluzione”, che ha avuto l’onore di finire persino su slashdot.

Proposta n.1: Nazionalizzare l’infrastruttura telematica, unico metodo per garantire accesso uguale per tutti (la sola separazione della rete Telecom non basta)

Proposta n.2: Più condivisione della Conoscenza: rivedere in senso libertario la legge sul diritto d’autore, software libero per la scuola, lo Stato, le imprese

Proposta n.3: Una scuola per tutti e per ciascuno, più arte e musica nei curricula scolastici

Proposta n.4: Riconoscere il lavoro intellettuale: un reddito di cittadinanza e sconti fiscali per i lavoratori della conoscenza

Proposta n.5: La RAI come grande industria culturale del Paese e no alla sua privatizzazione

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Immagine by Trevino http://3v1n0.tuxfamily.org/blog/Nòva, supplemento del Sole 24 Ore dedicato alla tecnologia, ha dato ampio spazio alla notizia dell’approdo del software libero in Parlamento, attraverso un articolo di Arturo Di Corinto. La scorsa settimana, il prof.Guerci, ha scritto un commento critico, basato soprattutto sulla questione “costi”.
Una questione importante, ma non la principale, come cerco di spiegare in questa replica comparsa sempre su Nòva questo giovedì. Detto ciò Linux=Risparmio non è sempre vero, però lo è davvero troppo spesso per non accorgersene.

E’ una questione di autonomia
Il professor Carlo Mario Guerci, su Nova di giovedì 26 luglio, espone alcuni dubbi circa l’opportunità della scelta di adottare il software libero nelle pubbliche amministrazioni, ed in particolare alla Camera dei Deputati.
Le critiche mi pare che esse si basino su un presupposto sbagliato, e cioè che l’introduzione del software libero nella P.A. sia una questione di costi. L’ordine del giorno da me presentato, la mia proposta di legge sul software libero nella P.A. e la mia dichiarazione che Guerci richiama, sono centrati su altri argomenti.
La P.A. conserva informazioni personali, dati sensibili (pensiamo alle anagrafi, ai casellari giudiziari, alle cartelle cliniche o per il Parlamento ai documenti delle commissioni di indagine) e quindi ha il dovere, in ogni momento, di sapere come quei dati vengono trattati e adempiere ad una disposizione di legge che prevede il riuso del software tra le P.A. Invece oggi i comuni si fanno ognuno il proprio sistema, moltiplicando i costi e spesso ostacolando l’interoperabilità attraverso l’uso di formati dati proprietari.
Penso alla stessa Camera dei Deputati, nella quale è in uso sui pc Windows 2000, per il quale la Microsoft ha cessato il pieno supporto da due anni (a parte gli aggiornamenti di sicurezza). La Camera non può rivolgersi ad un’altra azienda per continuare nel supporto. O aggiorna alle nuove versioni (con i costi che sono facilmente immaginabili, sia in termini di licenze che di nuovo hardware da acquistare) oppure si accontenta. Insomma, non la Camera, eletta dai cittadini italiani, ma una azienda con sede negli USA ha deciso su un aspetto non marginale del funzionamento di un ramo del Parlamento. Ecco cosa intendo con “autonomia”. Fossi un imprenditore, non mi legherei così strettamente a nessuno. Figuriamoci un organo costituzionale.
Per fare un altro esempio l’aeronautica militare statunitense non ha avuto problemi a finanziare, con 16 milioni di dollari, il “porting” su GNU/Linux di alcuni software per il combattimento. Evidentemente i problemi di sicurezza e indipendenza solo per loro prevalenti. Sarebbe anzi auspicabile che anche le nostre forze armate e di polizia adottino software liberi per le medesime ragioni. Così come dovrebbero farlo le scuole, in cui oggi spesso non si insegna l’informatica, ma l’uso di un singolo software, che non credo sia compito della scuola pubblica.
Il professor Guerci, tra l’altro, cita un’indagine dello Yankee Group spesso usata per dimostrare che Windows costa meno, nel tempo, di GNU/Linux. Quell’indagine dice anche altro. Ad esempio che le aziende migrate al software libero lo hanno fatto perché considerano GNU/Linux più affidabile (30%), più sicuro (31%), perché non volevano sentirsi legate a un singolo fornitore (29%). La stessa indagine sostiene che “Linux offre convincenti risparmi sui costi, economie di scala e vantaggi tecnici, come può testimoniare uno qualsiasi dei tanti utenti soddisfatti. Tuttavia, i risparmi e i vantaggi non sono automatici”. L’indagine insomma non dice che con GNU/Linux non si risparmia. Dice solo che non è automatico che accada (a fronte però di tanti vantaggi).
Alla Camera, in particolare, i computer sono usati prevalentemente per lavori di ufficio, proprio uno degli “scenari” tipici in cui il software libero è migliore anche sul fronte risparmi. Senza andare lontano, basta citare l’esempio di Bolzano noto alle cronache grazie a “Report”. Insomma, è più che plausibile che vi sia un risparmio, come dimostrano altre esperienze simili, ma il punto rimane l’indipendenza e le garanzie per i cittadini, prima dei costi.

Pietro Folena
Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati

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Tux, il logo di LinuxE’ stato presentato ieri dai deputati questori (Albonetti, Colucci e Galante), insieme al dirigente del servizio informatica, il piano per il passaggio dell’infrastruttura informatica della Camera da Windows a Linux, il noto sistema operativo open source.
Il piano prevede il passaggio graduale dell’intera amministrazione di Montecitorio al nuovo sistema (server, desktop e applicazioni) e l’opzione, a richiesta, per le segreterie e i deputati (compresi i computer portatili).
Inoltre la biblioteca di Montecitorio renderà disponibili al pubblico diverse postazioni informatiche con Linux.
Il piano è stato sviluppato dal servizio informatico e dai questori dopo l’accoglimento di un ordine del giorno di Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura, in sede di bilancio della Camera.

A tal proposito Folena dichiara: “Si tratta di una decisione straodinaria e rilevantissima. L’istituzione centrale del paese, il parlamento, decide non solo di risparmiare (il che è di per sé un obiettivo importantissimo), ma soprattutto decide di rendersi indipendente sul piano tecnologico, adottando un sistema open source e quindi liberandosi dai vincoli del software proprietario. In tal modo si va incontro alle esigenze di trasparenza e di sicurezza che sono doverose per una istituzione pubblica. L’esempio della Camera costituisce un importante precedente per tutte le amministrazioni pubbliche, alcune delle quali sono già passate a Linux determinando enormi risparmi (la provincia di Bolzano, ad esempio, risparmia così 1 milione di euro l’anno).
Il merito va ai deputati questori e all’amministrazione della Camera, che si sono dimostrati sensibili ad un tema tanto importante.
Invierò la mia proposta di legge sul software libero nella pubblica amministrazione a tutti i deputati, invitandoli anche a scegliere Linux per i loro computer in ufficio e per i portatili, sia per ragioni di costi che per quelle di sicurezza, trasparenza e libertà.”

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Il logo di GNURichard Stallman e Bruce Perens, due dei principali ‘guru’ del software libero/open source verranno ascoltati il 7 giugno, alle 14, dalla commissione cultura della Camera.

Stallman è, insieme a Linus Torvalds (inventore del noto Linux), il principale esponente della rivoluzione del software libero/open source che si pone come alternativa tecnologica e filosofica al software proprietario sostenuto da Microsoft ed altre multinazionali. E’ sua, infatti, la licenza GPL con la quale vengono distribuiti la gran parte dei software di questo tipo, a partire proprio da Linux. Suo è il progetto GNU, primo progetto di software libero che ha dato inizio a questa rivoluzione.

Bruce Perens è invece l’estensore della definizione tecnico-legale di ‘Open Source’. Anche in tale veste è stato nel corso della sua carriera consulente di grandi aziende quali Hp, Ibm, Philips, Ntt, Borland, Novell.

Oggi i sistemi GNU/Linux e il resto del software libero/open source sono i più usati per l’infrastruttura della rete Internet, nell’ambito scientifico ed accademico e conquistano sempre più spazio anche nelle imprese e nell’uso domestico. Dell, secondo produttore di computer al mondo, ha recentemente deciso di iniziare ad offrire una versione di GNU/Linux preinstallata sui Pc del mercato consumer.
Su Internet i sistemi editoriali open source hanno da tempo scavalcato quelli proprietari. L’enciclopedia mondiale Wikipedia è basata su software di questo tipo. Il motore di ricerca Google è basato su Linux. In Italia, per fare un esempio, larga parte dei siti editoriali, per esempio quello dell’Ansa, sono realizzati sulla base di tecnologie di software libero/open source.
L’Italia è uno dei principali paesi sviluppatori di software libero/open source al mondo e i ‘Linux club’ sono presenti praticamente in ogni sede universitaria.

Stallman e Perens spiegheranno ai parlamentari i concetti alla base di questa rivoluzione informatica e i pericoli della “privatizzazione” della scienza e della tecnologia costituiti dai brevetti sul software e dalle tecnologie che limitano la libera circolazione dei contenuti.

In mattinata, invece, terranno una lectio magistralis presso l’Università la Sapienza (il comunicato è qui: http://www.dicorinto.it/

Maggiori informazioni:

Richard Stallman: http://it.wikipedia.org/wiki/Stallman
Bruce Perens: http://it.wikipedia.org/wiki/Bruce_Perens

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Il movimento per le libertà digitali è riuscito a limitare i danni sulla direttiva Ipred2 (vedi qui) grazie alla capacità di ascolto del relatore Nicola Zingaretti. Un ruolo fondamentale lo ha svolto “Libero Sapere” (http://www.liberosapere.org ) insieme alla quale ho promosso un seminario ieri. Purtroppo, lo stesso giorno, accade questo:

il governo (i ministri Nicolais e Mussi) sottoscrive un accordo con Microsoft per creare tre centri di ricerca (vedi la notizia qui ). Ora, ben venga l’investimento privato sulla ricerca, che in Italia è carente. Ma come non rilevare che:

1) i risultati di tali ricerche, a chi apparterranno? Alla comunità, ai cittadini, allo Stato oppure a Microsoft? E sì perché il software “proprietario” si basa su un modello esattamente opposto a quello della ricerca libera. E’ legittimo, ma che c’entra lo Stato con tutto ciò?
2) il software libero (Gnu, Linux, eccetera) è il software principe dell’Università e della ricerca. Basti pensare che l’Università di Berkeley ha sviluppato un sistema operativo ed una speciale licenza di software libero chiamata BSD (http://it.wikipedia.org/wiki/Licenza_BSD ) e che anche altre università americane e non solo hanno fatto lo stesso
3) perché accade così? è semplice: perché il software libero si può studiare, modificare e ridistribuire liberamente, quello proprietario no. E’ ovvio che le università e i centri di ricerca adottino questo software molto più di quello proprietario
4) non lo dico io, lo dice la Fondazione della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane: http://www.fondazionecrui.it/link/?ID=2746

Allora, cari Nicolais e Mussi, sarebbe il caso di ripensarci. Linux non è un giocattolo. E’ lo strumento con il quale lavorano la grandissima parte dei ricercatori del mondo. E noi, che figura ci facciamo?

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