L’11 gennaio, a Parigi, potrebbe essere davvero cominciata, sull’onda di un’imponente rivolta popolare, una nuova stagione democratica. Nel punto forse più basso di credibilità delle istituzioni europee, associate nell’immaginario collettivo a politiche di austerità insensate, di recessione e di disoccupazione, in un momento di fortissima delegittimazione della politica, e dei grandi partiti “storici” europei -a partire dalla sfiducia verso i socialisti in Francia-, le stragi jihadiste hanno svegliato da un lungo torpore la coscienza di milioni di persone. La politica, cominciando da François Hollande, ha saputo in queste ore interpretare con sentimento e umiltà le giornate drammatiche che ha vissuto la Francia e, con essa, l’Europa.
Perché e come questo sia successo è ancora presto per dirlo. Sicuramente l’attacco spietato alla cultura e all’arte -con la strage a Charlie Hebdo- e quello antisemita alla gente comune, all’Hyper Cosher di Porte de Vincennes hanno toccato corde profondissime nell’animo di milioni di persone.
Le autorità e i governi non dovrebbero perdere tempo a darsi una linea comune: la priorità è oggi la distruzione politica e militare delle entità statuali dell’IS, di Boko Haram e di altre aree geografiche, decidendo anche quali misure possano difendere con più efficacia la sicurezza dei cittadini.
La politica, i progressisti, i democratici dovrebbero però decidere di ripartire da questo 11 gennaio, lasciando da parte i vecchi riti, e facendo rinascere dai valori l’Europa e il suo sogno. Quando l’Italia fu colpita al cuore dal terrorismo, la rivolta popolare fu decisiva per sconfiggere la logica delle armi: tuttavia la politica non si seppe rinnovare, e la partecipazione fu colpita al cuore.
Oggi, a differenza da allora, la partecipazione, in Francia come in Italia, è molto bassa. La consapevolezza della minaccia alla società civile e alla vita delle persone, facendosi strada, può dare origine a una nuova domanda, esigente, inedita, civica di partecipazione.
E’ questo il momento in cui la Francia, e con la Francia anche l’Italia, debbono imporre una svolta alla vecchia Europa della signora Merkel, portandola alle sue origini più vere, quelle di Place de la République.