Quando si viene a sapere che un milione di cinesi hanno comprato il biglietto aereo per venire in Italia in occasione dell’Expo2015, si comincia ad avere un’idea approssimativa delle dimensioni di questo prossimo evento internazionale. Sarà davvero il primo evento popolare dell’era della globalizzazione dei mercati, nel nostro Paese. La forza di questi numeri travolge anche le polemiche sugli scandali. Bisogna saper operare in modo sobrio e trasparente, anche nella prospettiva della candidatura italiana alle Olimpiadi del 2024: ma rinunciare a questi eventi sarebbe stato e sarebbe un atteggiamento suicida.
La verità è che nel mondo l’Italia -malgrado lo sforzo che in molti stanno facendo per compromettere ogni cosa- è il simbolo della bellezza (l’arte) e della qualità (il cibo, a cui l’Expo di Milano è dedicato). La forza propulsiva di questo messaggio universale sta nell’attualità del Rinascimento, vero e proprio inizio della storia moderna, e di una nuova civiltà globale.
Quello che stupisce è che la politica italiana non faccia di questo il grande volano di una nuova idea di sviluppo. L’Italia non cresce perché è abbarbicata ad un vecchio modello, e alla conservazione di uno status quo non più riproponibile. Fino ad ora si è volato basso, troppo basso. La questione non riguarda solo il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, ma riguarda un progetto di società fondato sulla bellezza e sulla qualità. Ci aspettavamo da Matteo Renzi, fiorentino e abituato a vivere nella capitale di quel Rinascimento -con un Ministro come Dario Franceschini che finalmente si sta dando da fare con impegno-, l’apertura di una vera sfida su questo punto, molto più importante rispetto alle paludi di discussioni ideologiche sulle regole del mercato del lavoro.
Ora i milioni di cinesi, asiatici, africani, latinoamericani -attratti in Italia anche dalla forza morale di Papa Francesco- e di altri angoli del mondo che arriveranno in occasione dell’Expo, troveranno di sicuro la cittadella pronta e Milano accogliente, visiteranno Roma, Firenze e Venezia, ma dovranno essere attratti anche al di fuori dei circuiti turistici più affollati. E qui c’è tanto da fare, nelle poche settimane che ci separano dall’Expo.
Un po’ di aiuto alla ripresa potrà venire. Ma il rischio che noi non approfittiamo di questa opportunità è elevato, vuoi perché questo turismo di massa diventa un mordi e fuggi, vuoi in ragione della capacità di attrazione di vicine città europee.
Confidiamo che rapidamente si corra ai ripari, e che tutte le forze del Paese vengano chiamate in questo passaggio dal 2014 al 2015 a industriarsi perché l’Expo diventi l’inizio di un nuovo ciclo, dimostrando con i fatti che cosa sia nel mondo di oggi il potere italiano dell’arte e della qualità.
1 gennaio 2015 alle 18:52
Credo per ciò che ha scritto gentile dottor Folena, che anche la provincia, quella dei paesini che custodiscono veri e propri tesori di vario genere debba muoversi per non perdere l’occasione e guardare avanti, pensare a quanto tutto può essere utile ai giovani, anche giovanissimi. Credo che anche chi ha una giovane e piccola associazione culturale come quella mia e di mio marito debba fare tutti gli sforzi possibili per realizzare cose. Scriverò alla mail sua personale caro dottore , quale presidente di MetaMorfosi, sperando mi voglia dedicare attenzione. Scrivo dalla Lomellina terra di riso ma anche di arte. Tina Magenta