Applausi. La norma voluta da Dario Franceschini e approvata dal Consiglio dei Ministri merita applausi. L’ Art bonus, sul modello dell’Ecobonus, e cioè un sistema di incentivi fiscali per un privato che decide di fare donazioni, mecenatismo, con un credito d’imposta del 65% in tre anni, davvero come ha detto Franceschini “rivoluziona il rapporto tra pubblico e privato nella cultura”. Si colma una parte dello spread tra l’Italia e gli altri Paesi Europei – a partire dalla Francia- in rapporto alla defiscalizzazione delle donazioni e degli interventi di mecenatismo, di cui anch’io recentemente avevo parlato (ne Il potere dell’arte, Datanews 2013). Si tratta non solo di una buona notizia per i privati che -come MetaMorfosi- hanno imboccato questa strada. Ma per il PIL del settore culturale, che ne trarrà giovamento, e per la capacità di attrarre nuove imponenti risorse per la cultura.
Franceschini ha ascoltato il messaggio che veniva dal mondo della cultura. Ora ci aspettiamo che, su questa prima base, si delinei quella vera e propria strategia industriale nel campo culturale che può rappresentare una svolta per il futuro dell’Italia.
Da questo punto di vista gli altri interventi di “emergenza” con- tenuti in questo provvedimento appaiono giustificati, anche da recenti vicende di cronaca denunciate prima di tutto da Artemagazine (mi riferisco a Pompei e a Caserta). Vorremmo tuttavia che anche essi annunciassero una strategia, volta a responsabilizzare i manager delle grandi istituzioni culturali pubbliche e a dotarli dei poteri necessari -di reperimento delle risorse e di snello intervento decisionale-, che implica una forte azione di semplificazione amministrativa del MIBACT.
Non sappiamo se alla Galleria Borghese i condizionatori d’aria siano tornati in funzione rispetto alle denunce di qualche settimana fa. Non vorremmo che per realizzare questo obiettivo fosse necessario un nuovo decreto.
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