Da Dazebao di oggi

La passione militante con la quale molti dirigenti del Partito Democratico si dedicano alla vigilia di un’importante Direzione del partito a occuparsi di primarie, di liste civiche, di assetti lascia davvero senza parole. Che lo facciano i rappresentanti di una generazione che è in sella, ai posti di comando, col bel tempo e con la tempesta, da più di venti anni è un fatto fisiologico. Ma che a questa attività si dedichi una generazione più giovane, che dovrebbe costituire il naturale ricambio, racconta del perché questo ricambio stenti ad affermarsi. L’autismo politico attraversa tutto il sistema, e coinvolge un’intera classe dirigente.

Qui c’è il frutto più malato dell’intero ventennio berlusconiano. L’idea che si è fatta strada -e che è divenuta una vera e propria ideologia- è che non contano quello che proponi, le idee che sostieni, i valori che intendi affermare: ma che conta solo chi, non che cosa e non perché: chi comanda, chi ha le leve del potere. L’indifferenza per i contenuti è totale. Si parlò, in un’altra stagione politica, della necessità di una rivoluzione copernicana che rimettesse al centro -rispetto al dominio partitocratico- i programmi e i contenuti. Oggi, al termine di un ciclo politico (e in questo senso siamo davvero in una crisi di regime e di sistema), il tema torna prepotentemente.

Il PD -nel quale dall’estate scorsa si è aperto per la verità un vero dibattito attorno alla religione della Banca Centrale Europea, e alla necessità di non subire come i dieci comandamenti i diktat dei tecnocrati europei e dei mercati- ha tuttavia subìto senza colpo ferire la modifica costituzionale che impone il pareggio di bilancio. Ora dovrebbe discutere in modo acceso sul fiscal compact, e sulla necessità di disallinearsi da Berlino e di avvicinarsi a Parigi, ricontrattandolo e rinviandone l’approvazione. Ora dovrebbe discutere con passione dei beni comuni e dell’acqua, a fronte del tentativo governativo di stravolgere il risultato del referendum. Ed ora, soprattutto, dovrebbe discutere se con questo Governo, nelle condizioni date, si possa e si debba andare avanti: o se invece vada messo di fronte ad un’alternativa (“o si cambia, o si vota”, come abbiamo sostenuto col Laboratorio Politico PD in questi giorni), e il tema della crescita e della eguaglianza vada posto con nettezza e radicalità.

Tutto ciò ai signori della guerra e delle tessere interessa poco, o per nulla. Le posizioni su questi, come su altri argomenti, non sono pervenute. Si conoscono a menadito, invece, statuti, regolamenti, leggi elettorali e tecniche. Addirittura da settimane sui giornali imperversa un dibattito a proposito della lista civica -prima nella versione “Bari vecchia”, Michele Emiliano, e poi in quella più chic Carlo De Benedetti/Roberto Saviano-. Liste, si badi, decise in modo assolutamente non democratico da gruppi di pressione e di potere, se non da imprese, com’è già successo nel recente passato. Qualcuno -forse vittima di un colpo di sole pre-estivo- ha addirittura sostenuto che così l’equilibrio fra correnti e cordate del PD non verrebbe turbato: a De Benedetti la bandiera chic del nuovo, al Pd dei signori della guerra e delle tessere la rappresentanza dei poteri reali.

Inorridisco. Per fortuna Pierluigi Bersani sembra muoversi in tutt’altra direzione, e ci auguriamo che possa tenere ferma la barra. Da un lato spostando più sul lato della crescita e dell’eguaglianza la rotta del PD -e ci vorrebbe, anche da parte sua, più determinazione-; e dall’altro, come si è letto, “aprendo il PD ai movimenti” e alla società. Qui c’è il vero tema: liberare il partito da un’idea di Potere per il Potere. Il partito deve diventare civico: capace di organizzare la partecipazione e le risposte. Pulire un’area verde degradata, offrire servizi concreti che aiutino le persone (assistenza legale, con le banche, mediazione), liberare spazi comuni da destinare a un tessuto associativo e popolare.

Ma per fare questo, e molto meno, occorrerebbe una moratoria su formule astratte e questioni di cui interessa ben poco ai cittadini. E’ chiedere troppo?


Una Risposta a “Che cosa e perché, non chi”
  1. Felice Carlo Besostri scrive:

    Sono d’accordo con Folena. Le elezioni anticipate con questa LEGGE è UN RIFLESSO CONDIZIONATO DI DIFESA dei Partiti “andati”, cioè dei suoi gruppi dirigenti, prima di essere travolti dai grillini. Finché c’è il porcellum con il suo abnorme premio di maggioranza il premio non andrà ai 5 Star o almeno è improbabile. Non solo no si iscute diprogrammi, ma neppure dei guasti istituzionali del Porcellum, che ha creato un mostro ingestibile in nome della governabilità, che ha alterato la forma di governo senza formalmente emendare la Costiuzione. Ma soprattutto ha delegittimato il parlamento. Un parlamento senza autorità perché i nominati sono valutati per quel che sono, rappresentanti pù o meno fedeli dei capi che li hanno nominati, non rappresentanrti della Nazione, come recita enfaticamente l’art. 97 della Costituzione. Senza questo oarlamento di liste bloccate fatte da partiti senza una legge regolatrice che prevede l’obbligatorietà di statuti democratici e una tutela giurisdizionale degli iscritti. Un parlamento debole consente d’imporre un governo tecnico e soprattuto consente alla magistratura di costituirsi in contropotere: altrimenti non si spigherebb la rerte di protezione giudiziaria stesa intorno al porcellum, malgrado l’auspicio della Corte Costituzionale di sottoporre al suo giudizio il premio di maggioranza UNO DEI TRE PILASTRI DI QUELLA LEGGE, INSIEME CON LE LISTE BLOCCATE E LA PSEUDO ELEZIONE DEL PREMIER. L’Italia così è l’unico paese democratico nella quale contro una legge elettorale di sospetta costituzionalità non c’è un giudice competente prima delle elezioni, ma ci si deve rivolgere, dopo le elezoni, alle Giunte delle Elezioni delle Camere elette con la legge di sospetta costituzionalità. Il tutrto con il silenzio di lbertà e iustizia e della stampa tutta sulle azoni promosse da un manipolo di cittadini democratici. Chi vuol votare subirto vuol,votare con il porcellum. Ci vuol votare con il porcellum è uno che ha avuto garanzie di essere collocato in posizione eleggibile nella lista bloccata