TricicloDavvero uno spettacolo pessimo quello messo in scena dall’ala riformista del centrosinistra. Solo per dare un quadro, riporto alcune delle più significative definizioni che negli ultimi due anni hanno segnato il percorso del cosiddetto “triciclo” (a proposito, fui io per primo ad usare questa espressione in una riunione della direzione dei Ds): “Asse”, “timone”, “guida riformista”, “cerchi concentrici”, “soggetto”, “federazione”, “partito riformista europeo”, “cooperazione rafforzata”. Sono solo alcuni dei nomi dati al progetto di fuoriuscire dall’alveo della sinistra. Perché di questo, alla fine, si tratta.
Prima domanda: quel progetto è tramontato per le scelte della Margherita? Non credo. E’ una strana storia quella dei rapporti Quercia e Margherita: nel 2001 Rutelli fece concorrenza ai Ds a sinistra, adesso sono i Ds che fanno concorrenza alla Margherita su posizioni di centro (dalla guerra alle privatizzazioni). Il progetto è un progetto di fondo: fare una cosa non più di sinistra: quindi difficilmente si fermerà di fronte al “niet” di Rutelli.
Secondo quesito: ma il “timone riformista” non serviva a guidare e unire la coalizione? Così dicevano i suoi promotori. Eppure oggi si dimostra un fattore di divisione che rischia non solo di spaccare l’ala riformista (e fin qui niente di tragico), ma di compromettere l’intera Unione.
Servirebbe maggior senso di responsabilità. E invece proprio le forze che si autodefiniscono “guida” del centrosinistra dimostrano di non saper stare neppure insieme. Figuriamoci se possono condurre gli altri.
Il fatto è che è sbagliato concepire il centrosinistra a compartimenti stagni. E’ sbagliato pensare che i “riformisti” siano la “guida” e gli altri debbano venire al traino. In Puglia la leadership è stata affidata, dagli elettori che hanno votato alle primarie, ad un “radicale” come Nichi Vendola, che ha seppellito tutte le previsioni politologiche alle quali i “riformisti” sono affezionati e che possono riassumersi così: si vince competendo al centro.

Insomma, i “riformisti” stanno dimostrando di non saper guidare se stessi, e quindi men che mai la coalizione. Si apre quindi una fase diversa, nuova, nella quale le forze radicali possono dimostrare di essere più attente agli interessi generali della coalizione che non i “riformisti”. Bene ha fatto Bertinotti a chiedere a Romano Prodi di lasciar perdere la leadership dei soli “riformisti” per diventare pienamente leader di tutto il centrosinistra.
Aggiungo una cosa: noi della sinistra dell’Unione (e in particolare Rifondazione) dobbiamo dare una speranza agli elettori delusi dal comportamento dei “riformisti”, così come ha fatto Vendola che è stato più “credibile” di altri come leader proprio rispondendo alla domanda di tanti elettori del centrosinistra imbarazzati dalle continue liti tra Ds e Margherita in Puglia.
Non si tratta, ovviamente, di mettersi a competere con Prodi, ma al contrario di aiutarlo ad uscire dall’impasse in cui rischia di finire e, contemporaneamente, fornire una “valvola di sfogo” a chi è indignato dallo spettacolo di questi giorni.

6 Risposte a “I riformisti non sono in grado di guidare l’Unione. La sinistra radicale ha un compito nuovo”
  1. red_mao scrive:

    che dire… non ci si capisce più nulla.
    i dubbi sulla tenuta di un futuro governo di centro sinistra si fanno adesso enormi.

  2. Nicola scrive:

    E’ da un anno che predico questa funzione che deve avere la sinistra di alternativa. Ottima l’analisi di Folena!!!

  3. claudio scrive:

    E’ vero. Se la sinistra radicale c’è, è questo il momento di battere un colpo. Spetta a lei ridare al popolo del centrosinistra e della sinistra quella speranza che la vicenda politica di questi giorni ha offuscato.Ma deve fare una rivoluzione copernicana e deve farlo in poco tempo e senza esitare. Se c’è.

  4. nicola scrive:

    La rivoluzione copernicana l’ha già fatta deve solo metterla in pratica!!

  5. DONATO scrive:

    ho l’impressione che se non si comprende quello che Folena dice, regaleremo ancora una volta tutto a destra.