Da Lettera43 di oggi

La prospettiva del Governo Monti, in queste ore, è cambiata. Se l’Italia ha recuperato credibilità in Europa, e se è uscita da un avvitamento che poteva essere pericoloso, tuttavia gli elementi di scarso coraggio che hanno caratterizzato la manovra -in cui il rapporto tra rigore e equità è due a uno, e quello tra rigore e crescita ancora più alto, malgrado le positive correzioni impresse dalle forze sociali e dal Parlamento, fino alle decisioni importanti per il Mezzogiorno del Ministro Fabrizio Barca- non rafforzano la prospettiva del Governo. Che Silvio Berlusconi tenti un’improbabile rincorsa della Lega, e sia già con un piede fuori dalla maggioranza, era nell’ordine delle cose prevedibile. Da questo punto di vista la rinuncia ad una vera patrimoniale, e i tentennamenti sull’asta delle frequenze, sono stati, per il Governo presieduto da Mario Monti, un regalo al Pdl non ricambiato. Ma a sinistra il prezzo di queste scelte, accompagnato da costi durissimi sulle pensioni, sul costo della vita e sui redditi medio-bassi, ha aperto una sofferenza che non si sa come e dove andrà a finire.

Per questa ragione il rinvio dell’Assemblea Nazionale del Pd, motivato dalla concomitanza col voto di fiducia alla Camera, appare in realtà dettato dalle profonde divisioni del partito e dalla necessità di non manifestarle pubblicamente in questi giorni. Si può dire che la dialettica nel Governo tra le preponderanti posizioni moderate e quelle assai più esigue dei progressisti è una dialettica interna al Partito candidato a vincere le prossime elezioni. Il nodo, se non sbagliamo previsione, sarà quello della riforma del mercato del lavoro, col tavolo che il Governo intende aprire nella seconda metà di gennaio. Se in quella sede si procederà alla cancellazione dell’articolo 18 e al sostegno alla proposta del senatore Pietro Ichino, non solo la CGIL, ma anche la CISL e la UIL, attraversate da un grande malessere interno, romperanno gli indugi.

Per questo Pierluigi Bersani sembra essere meno ottimista sulla durata del Governo e le elezioni, nel giugno prossimo, tornano ad essere possibili. Certo: se Mario Monti dimostrerà saggezza, e la prossima tornata colpirà sull’altro versante, anche rischiando la rottura con una parte del Pdl, la situazione cambierebbe. Ma proprio per questa ragione, non ha senso rinviare un confronto interno al Pd: questo partito si dovrebbe apprestare a un cambiamento, per diventare una forza di sinistra popolare e democratica, aperta a varie culture, ma decisa nel contrasto alle opzioni liberiste. Il rinvio e il prendere tempo possono invece far esplodere, quando è troppo tardi, la bomba in casa propria.


Commenti chiusi.