Da Lettera43 di oggi
“Mai più Nicole Minetti”, ha tuonato il Sindaco di Roma Gianni Alemanno. “Pensa a Isabella Rauti”, gli ha risposto gentilmente, citando la consorte del Sindaco, il suo amico di partito Alfredo Mantovano, Sottosegretario all’Interno. Immaginiamo che la disputa nascesse, più che dall’indignazione per eletti imposti dall’alto dal Capo, per la considerazione sull’ostentazione delle proprie virtù “sociali” della consigliera regionale della Lombardia. Ma questa polemica rapidamente denuncia un’altra cosa: il gravissimo stato di salute dei partiti italiani e lo stato comatoso in cui versa la rappresentanza democratica. Se nel Pdl si è aperta una notte dei lunghi coltelli -tutti contro tutti- dagli esiti imprevedibili per il partito e prevedibilissimi per l’azione di Governo e per l’Italia, sarebbe ora però che anche l’opposizione, che si propone di aprire una pagina nuova nella vita del Paese, facesse i conti in modo schietto con questo problema. Eh sì, perché il Porcellum, anche dai suoi detrattori più convinti -e financo da alcuni dei sostenitori della prima ora del referendum con la cui approvazione si ripristinerebbe il sistema elettorale pre-esistente (il cosiddetto Mattarellum)- è stato utilizzato a man bassa per sistemare in Parlamento persone fedeli e devote. La differenza è che di là c’è -o c’era, almeno- un Capo, a cui in definitiva spettava la selezione dei nominati e, soprattutto, delle nominate. Di qua -Pd e Italia dei Valori, ma il discorso vale anche per Sel o per Rifondazione- c’è una confederazione di capi, un complesso sistema di correnti personali che hanno imposto le proprie rappresentanze. Tra i casi più emblematici, ricordo quello della segretaria dell’allora Ministro Giuseppe Fioroni -che è uno di questi capi-, diventata deputata del,la Campania. Il listino delle regionali (Minetti in Lombardia e Rauti in Lazio) è indicato, anche a sinistra, sulla base degli stessi principi.
E’ la costituzione materiale dei partiti -se ancora così si possono chiamare- ad essere cambiata. L’opinione pubblica ne è consapevole, ed è attraversata da un moto di indignazione. Il successo della raccolta di firme per il referendum elettorale ne è la prova. E, come abbiamo già scritto su queste pagine, meglio il Mattarellum, e forse qualsiasi altro sistema elettorale, rispetto a quello vigente. Tuttavia, se è questa -delle nomine dall’alto, dell’assenza di una vera selezione di merito e di quella di una compiuta legittimazione democratica- la malattia più grave, il Mattarellum, nel quale nei collegi i candidati vengono indicati dall’alto, dalla coalizione, non la guarisce. Si tratta di imboccare prioritariamente la strada -anche per legge, vincolando il finanziamento elettorale a regole democratiche rigorose- di primarie a tutti i livelli, e di un regime di democrazia interna che ridia ossigeno a partiti soffocanti e inospitali.
Al Pd, in particolare, oggi l’opinione pubblica chiede un di più di coerenza. A proposito di “cerchi magici” -se ne è parlato per il clan attorno a Umberto Bossi e per quello attorno a Silvio Berlusconi-, va rotto il cerchio magico degli otto-nove capicorrente, e restituita ai militanti, ai simpatizzanti e agli elettori una forza autenticamente e integralmente democratica, capace di combinare merito e competenze, da un lato (e di formare nuove classi dirigenti), e ricerca libera del consenso popolare e della legittimazione democratica dall’altro.