Da Lettera43 di oggi.
Il Generale Agosto – e le preoccupazioni crescenti per il disastro verso cui il Governo, con le misure via via annunciate e smentite, sta conducendo l’Italia- non hanno permesso di concentrare la polemica politica sulla vicenda della Libia. Tanti commentatori, anche i più esperti, sono stati clamorosamente smentiti. Non c’è stato stallo infinito, non c’è stata una guerra civile in cui due parti si combattevano con una sostanziale ripartizione di ragioni e di torti. C’è stata un’autentica rivoluzione, che purtroppo in risposta ai massacri perpetrati da Muammar Gheddafi e dal suo regime, è stata costretta a prendere la via delle armi. Scontri tribali, odii etnici, divisioni geopolitiche sono state travolte da una generazione che voleva qui ed ora un cambiamento democratico.
La partita è sostanzialmente chiusa e vinta, anche se Gheddafi potrà dare qualche colpo di coda. E le ragioni, come fu nella Resistenza italiana, stavano da una parte sola, quella degli insorti. Non abbiamo visto un esercito organizzato e addestrato, ma uomini e donne in armi, brigate partigiane. E la scelta dell’Onu e della Nato – lo vuol dire un militante per la pace che non pensa che mai la democrazia possa essere esportata- è stata giusta, legittima e decisiva, poiché gli interventi aerei, che purtroppo non sono stati senza conseguenze civili, hanno messo fuori uso uno degli apparati militari più forti e meglio pagati dell’Africa. I ragazzi libici hanno vinto, tuttavia, loro: proprio perché, dall’interno, con le proprie scelte di vita, hanno lottato per la democrazia. Sappiamo tutti che il difficile verrà ora, nel senso di non tradire aspettative tanto profonde e forti.
La destra italiana esce malconcia dalla vicenda, a causa della sconcia sovraesposizione a favore di Gheddafi che Silvio Berlusconi e la Lega avevano provocato, fino alle prime settimane della repressione. Tuttavia alla fine, la scelta italiana di sostenere l’azione internazionale e il nuovo corso libico ha permesso di temperare le conseguenze della politica precedente.
Ma è della sinistra che preme parlare, perché la vicenda libica è una lezione importante. Se al Pd va riconosciuto il merito di aver compreso la necessità di una scelta, pur sofferta e dolorosa, esce a pezzi dalla vittoria della rivoluzione libica quell’insieme di luoghi comuni ideologici e superficiali che hanno spinto tanti -forze politiche alla sinistra del Pd, e soprattutto ambienti giornalistici e intellettuali- a sgranare il rosario delle obiezioni scontate. Come se la Libia fosse l’Irak, si è detto che questa è una guerra per il petrolio: il sostegno ipocrita a Gheddafi, ammirato anche a sinistra, era invece disinteressato. La Francia si è mossa con una logica neocoloniale: verissimo, ma un popolo che costruisce la sua libertà non è disponibile a vendersi a nessuno. Capi del Cnt e dirigenti gheddafiani sono tutti uguali: i veri protagonisti di questa pagina non sono i leader attuali del CNT, ma la società civile che si è organizzata, ha preso la parola e ha anche preso le armi.
E, anche per l’Italia così malridotta, la presenza, lì, di fronte, di un giovane paese che organizza la sua democrazia rappresenta, sotto tutti i punti di vista, un’opportunità.
Ecco perché un militante per la pace e per i diritti umani non può non rallegrarsi di quanto, tra Bengasi e Tripoli, sta avvenendo in queste ore e non interrogarsi su come esprimere concretamente il proprio sostegno attivo.
12 settembre 2011 alle 22:59
Mi dispiace Folena, ma con tutto il rispetto, si è perso molto e ha capito davvero poco. Perché la sinistra (e il pd in particolare) navighi in cattive acque, nonostante i disastri della destra gli offrano costantemente opportunità, lo spiega bene questo suo intervento. Spero vi riprendiate, e cerchiate al più presto di capire più a fondo le cose di questo mondo, anziché subire passivamente il mainstream massmediatico… fino a quel momento resterete al buio e senza bussola.