Da Lettera43 di oggi

Siamo entrati in una fase nuova. L’arresto di Alfonso Papa, al di là della vicenda in sé, imprime al destino della legislatura un’accelerazione dagli esiti imprevedibili. Tutta la linea di resistenza attrezzata da Silvio Berlusconi è in discussione: da un lato si approfondisce la frattura con la Lega – e nella Lega, col protagonismo antigovernativo di Roberto Maroni- e dall’altro si interrompono le comunicazioni con Pierferdinando Casini, visto da molti come desiderabile rafforzamento, col suo centro, di una maggioranza in disfacimento. Agli stessi magistrati e agli uffici giudiziari arriva un messaggio nuovo – e i timori di Berlusconi appaiono in questo senso non infondati- : che in Parlamento c’è un vento diverso, e che la granitica coalizione anti-inchieste è venuta meno. Siamo facili profeti nel prevedere che nuove richieste di arresto giungeranno presto alle Camere.

Per queste ragioni lo scivolone al Senato sull’autorizzazione all’arresto di Alberto Tedesco è per il Pd un vulnus da curare con estremi rimedi nelle prossime ore. Non si può non riconoscere al partito di Pierluigi Bersani la gestione rigorosa e puntuale della vicenda Papa. E, anche se dubbi potevano nascere a proposito della singolare contestualità, pare proposta da esponenti del Pd, delle due sedute alla Camera e al Senato dedicate alle autorizzazioni all’arresto di due membri delle Assemblee, non si può negare ad Anna Finocchiaro, che del gruppo al Senato è Presidente, e allo stesso senatore Tedesco di aver assunto posizioni inequivoche e determinate. Sarà stato un gioco della Lega o di settori della Lega, o sarà stato il concorso di qualche senatore del Pd, fatto sta che oggi la posizione della forza cardine dell’alternativa appare “sporcata” da quest’esito. A ciò si aggiunga che, dopo il caso di Franco Pronzato, già collaboratore di Bersani e responsabile del trasporto aereo del Pd, che alcune responsabilità di fronte ai magistrati sembrerebbe aver già ammesso, le gravissime accuse a Filippo Penati -già capo della segreteria politica di Bersani e per molti anni volto del centrosinistra in Lombardia-,indagato col sospetto di aver incassato enormi tangenti sulla valorizzazione dell’area ex-Falck a Sesto San Giovanni, quando di quella città era Sindaco, aggravano la posizione e la responsabilità del Pd. Il rischio è che la crisi della maggioranza politica – che è crisi morale e di un blocco sociale che per quasi vent’anni ha dominato il Paese- diventi la crisi di un sistema politico, come fu nel ‘92-’94. Non sono in discussione il rispetto della presunzione di non colpevolezza e il garantismo. E’ in discussione il modo in cui il Pd si rapporta all’onda nuova che scuote la società italiana, e quanto sa fare del rinnovamento dei fondamenti etici dell’agire pubblico, e di rigorose norme di comportamento ispirate a valori di sobrietà e di servizio la propria identità “democratica”. C’è una questione morale che attraversa la società e la politica italiana: e il Pd non ha eretto finora barriere sufficienti per evitatre di essere condizionato da logiche di malaffare e di malapolitica.

Per questo si debbono chiedere ed ottenere atti estremi dai protagonisti di queste vicende. Ad Alberto Tedesco, malgrado l’ingiustizia che egli ritiene così di subire, avendo consentito all’autorizzazione agli arresti domiciliari nei propri confronti, è doveroso chiedere di dimettersi da senatore, e di proseguire così la sua battaglia giudiziaria. A Filippo Penati, che si è correttamente autosospeso da vice-presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, è doveroso chiedere di sospendersi dal Pd.

Se si vuole evitare che il vento della rabbia apra la strada a qualche nuovo avventuriero (non dimentichiamoci che dopo il ‘92-’94 vinse Silvio Berlusconi), il Pd e le opposizioni hanno il dovere di dimostrare che un’altra politica è possibile.

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