Da Lettera43 di oggi

Le prossime settimane si incaricheranno di dirci se l’uscita di Veltroni a favore di una candidatura di Renzi a premier è solo una boutade tattica, per pizzicare Bersani, o è un disegno strategico volto a ridisegnare i confini del Pd e del centrosinistra. Ad ascoltare Chiamparino viene in mente la seconda ipotesi. A vedere il comportamento di Veltroni, a partire dall’estate scorsa, con la fondazione del Movimento Democratico e un continuo stop and go nei rapporti con la segreteria, viene il dubbio di un uso tattico e di breve respiro.

Certo è che la tenuta sorprendente -non per chi scrive- di Berlusconi, ha scoperto le carte di chi aveva puntato tutto, nel centrosinistra, sulle elezioni immediate, a partire da Nichi Vendola. E se per Bersani non cambia molto -anche perché ha il passo del diesel, non della macchina sportiva-, ecco che prende quota una figura come Renzi. Giovane, ambizioso, grande comunicatore, molto moderato, sembra perfetto per il 2012 o per il 2013. E tuttavia, se davvero questa ipotesi fosse concreta -sicuramente lo è per il sindaco di Firenze- saremmo di fronte a una scelta che porta dritto dritto alla rottura del Pd e del centrosinistra.

Veltroni e i suoi conoscono i sondaggi che danno oggi vincente la coalizione di centrosinistra -Pd, Sel e Italia dei Valori- e perdente, invece, un’alleanza tra Pd e terzo polo. Se, quando Rutelli ha lasciato il Pd, Walter ha forse coltivato l’idea della Kadima italiana – il nuovo partito israeliano, una forza né di sinistra né di destra, fortemente moderata, per la verità già all’opposizione- , oggi quella strada, viste le vicende di Fini e le difficoltà a procedere a un’unificazione del terzo polo, sembra in salita. Veltroni allora riparte dall’inizio, con l’obiettivo di cambiare natura al Pd, e di farlo per interposta persona, con Renzi. Il problema è che il sindaco di Firenze, a cui si possono muovere altri rilievi, non è un burattino, è tutt’altro che uno sprovveduto, non si fa utilizzare da nessuno. E’ Renzi che oggi, dopo aver polemizzato con la vecchia guardia del Pd, Veltroni compreso, usa Veltroni e Chiamparino per costruire la sua scalata, forte di appoggi mediatici e finanziari importanti, a cui non va bene che esista in Italia una sinistra di tipo europeo.

Veltroni continuerà con ogni probabilità ad oscillare tra l’idea che il “Pd originario” non c’è più e va rifatto altrove, e quella di condizionare la vita del Pd per tornare a giocarsi prima o poi una partita in prima persona.

A noi sembra che invece occorrerebbe prendere atto che quel progetto originario non c’è più perché non è realistico, non è adatto alla società italiana e alle necessità del Paese. E che il Pd si deve evolvere verso una formazione socialista europea a pieno titolo, forte di componenti cristiano sociali e cattoliche democratiche, e aprendo le porte a Vendola e a Sinistra e Libertà. E che il futuro del terzo polo è quello di una forza centrista con cui costruire alleanze e coalizioni di governo. Renzi non può essere l’uomo di questa prospettiva. E tuttavia occorrerebbe, da parte di chi la propugna, una carica di innovazione e di cambiamento che abbia una portata analoga alla sua.

3 Risposte a “La resistibile ascesa di Renzi”
  1. alessandro demma scrive:

    Non sara’ bersani, non sara’ Veltroni, non sara’ Renzi ma chi sara’ il candidato premier del PD alle prossime politiche?

  2. rina scrive:

    non so chi sarà, ma certo mi auguro non Renzi, personaggio berlusconizzato di grande chiacchiera e di pochi fatti

  3. massimo luciani scrive:

    è uno scenario possibile,non auspicabile per chi ha creduto dopo la bolognina ad un partito riformista e di governo. Ricomporre a “sinistra” produrrebbe il rientro di culture politiche incompatibili. non riusciamo a produrre un new labour, il nuovo ulivo?
    non ci resta che puntare sul ritorno del proporzionale.