Da Epolis di oggi
Per la prima volta da più di un quindicennio – vale a dire dalla storica “discesa in campo” – la gioiosa macchina da guerra berlusconiana appare vicina a un collasso dalle imprevedibili conseguenze. Neppure in un altro momento critico, quando la Lega abbandonò Berlusconi, nel 95, la situazione era paragonabile ad ora. Alla luce degli eventi di questo lungo periodo della storia repubblicana, infatti, quello appare come un passaggio nella costruzione di un micidiale sistema di alleanze, in primis con la Lega Nord, incentrato su un partito personale senza contestazioni. Che il rafforzamento elettorale della Lega, oltre ogni precedente, segnalasse nell’ultimo biennio un’anomalia destinata a pesare, lo avevamo previsto in molti. Ma oggi, in un tempo solo, vengono al pettine tre nodi. Il primo è la questione economico-sociale, perché, pur avendo retto nella prima fase della recente crisi mondiale, oggi l’Italia appare col fiato molto corto e , comunque vada la manovra con le sue correzioni, colpita da un intervento tanto massiccio quanto incapace di promuovere crescita e sviluppo. La coalizione sociale che in modo maggioritario aveva votato Berlusconi due anni fa si sta scomponendo, e il rischio di un’implosione senza controllo è forte. Lo scontro tra le Regioni e il Governo, malgrado i pompieri Zaia e Cota, rivela questo, basti pensare alla Lombardia di Formigoni. Il secondo nodo è la questione morale, che da anni scuote il Paese e accentua lo scollamento tra la rappresentanza politica e l’opinione pubblica: ma negli ultimi sei mesi le inchieste hanno rivelato uno spaccato al di là di ogni immaginazione, che devasta la vita interna del PdL e della maggioranza. La legittima aspettativa di un passo indietro da parte di Verdini è diventata, nelle ultime ore, l’ultima occasione di uno scontro nel centro-destra sulla legalità. Finisce così il teorema di un quindicennio (toghe rosse, e coalizione berlusconiana compatta contro di loro). L’ultimo nodo è la questione politica. La legittima tentazione, suggerita da Letta e dai suoi potenti amici della finanza, di imbarcare l’Udc, si sta rivelando un acceleratore di crisi. La durissima reazione della Lega inchioda Berlusconi allo stato di cose esistente. Ha ragione quindi il Presidente del Senato quando dice che solo un patto strategico tra Berlusconi e Fini potrebbe cambiare le cose e, aggiungo, salvare la maggioranza. Ma un’eventualità di questo genere appare remota.
E’ per questo che l’opposizione, oggi non pronta a un’alternativa forte, ha il dovere di avanzare una proposta autorevole perché l’ultima parte della legislatura venga utilizzata per aprire un ciclo nuovo della storia repubblicana.
12 luglio 2010 alle 18:12
… Condivido al 100% l’analisi dell’attuale situazione, soprattutto il passaggio in cui citi il tentativo di “arruolare” l’UDC come elemento di compensazione della Lega. Effettivamente il tentativo ha generato un’accelerazione nella disgregazione dei rapporti interni al PDL e tra il PDL e i suoi alleati. Impossibile pensare che tale eventualità non sia stata valutata da uno come Gianni Letta… il che secondo me evidenzia un certo grado di “disperazione” che è riscontrabile anche nel coinvolgimento del Cardinale Bertone in un’ipotesi di mediazione tra le parti nell’ormai celebre cena a casa Vespa. Impossibile pensare anche un ritorno sui suoi passi di Fini: uno che forse si è reso conto tardivamente di aver buttato al vento un’autonomia politica e di azione che gli derivava dall’avere un proprio partito. La gente comune a poco a poco comincia a rendersi conto che l’Italia dei TG pilotati di Minzolini e Fede… ma anche di altri canali di informazione, è un’altra cosa rispetto a quella dei supermercati vuoti e della gente protestata perchè non riesce a pagare un mutuo… ammesso che qualche banca glielo abbia concesso. E potemmo continuare… ma la domanda – come direbbe il vecchio Lubrano – sorge spontanea: “Esiste una sinistra o comunque un’opposizione in grado di cogliere questa opportunità ammesso che si verifichi”? E ancora:” Chi dovrebbe guidare questa riscossa o rinascita? I Bersani, i Franceschini & Co. ovvero quelli che hanno annacquato tutto diluendo i propri valori nel brodo vegetale del PDI. Persone che hanno creato metastasi irreversibili, che non riescono a trovare uno straccio di idea, persone che brancolano nel buio continuando peraltro, senza un briciolo di umiltà, ad andare in TV come se fossero i depositari della verità? Queste persone sono proprio quelle che hanno fatto sì che il partito delle astensioni divenisse il primo partito italiano. Sono uno della generazione del “voto ai diciottenni”, e con un padre democristiano votai caparbiamente PCI. Mio padre allievo all’Università di Aldo Moro capì non senza qualche malulore familiare. Come professionista e intellettuale ho offerto diverse volte la mia ollaborazione gratuita e disinteressata alle campagne elettorali. Specialmente l’ultima del PDI dal punto di vista della comunicazione gridava vendetta. Rispetto ai valori negativi del PDL riusciva a comunicare molto poco… quasi niente. La domanda finale che pongo è questa:” Secondo te, con questa classe politica nbella sinistra e nel centro-sinistra, è più auspicabile o temibile un crollo del PDL con conseguenti nuove elezioni”? scusa se sono stato prolisso…