Da Epolis di oggi
Per la prima volta nella sua storia, la Lega Nord – o almeno un suo assai importante esponente, Roberto Calderoli – sembra essere scivolata in un pantano di potere, assai lontano dall’immagine dura e pura così gradita a militanti e elettori di questo partito in tanto impetuosa crescita. La vicenda Brancher -vera e propria buccia di banana della maggioranza – può diventare un affaire dai contorni torbidi e poco chiari. Ricapitoliamo. All’improvviso Aldo Brancher – uomo forte del gruppo economico di Berlusconi, plurindagato e vero ufficiale di collegamento tra il premier e la Lega (considerato dai leghisti come e più di un proprio esponente)-diventa ministro: l’unico in quota Pdl-Lega. Ma non ministro dello sviluppo economico – dopo le dimissioni di Scaiola-, né dell’Agricoltura – per allontanare l’odiato Galan: ministro del federalismo, in un governo che ha già un ministro delle Riforme (Bossi) e un Ministro degli Affari Regionali (Fitto), oltreché un Ministro per la Semplificazione Normativa (Calderoli). Il giovane Fitto, colpito a sorpresa, abbozza e Il ministro daccetta. Il saggio Bossi, sorpreso, specifica che di federalismo Brancher non si occuperà. La versione più veritiera sembra fornirla l’amico e sodale di Brancher, Roberto Calderoli, con ogni probabilità coautore di questo grande pasticcio. Brancher sarà ministro del federalismo senza poterlo dire. Forse Famiglia Cristiana ha coniato la definizione più appropriata: Ministro del Nulla. Anche il Nulla richiede impegno e dedizione, se non ad organizzare un ministero vero e proprio (come il Quirinale ha dovuto ricordare per spingere il neo-ministro a recarsi in Tribunale per adempiere ai propri doveri), almeno per comunicare il Nulla, attività piuttosto diffusa in questi tempi. Ma il popolo della Lega osserva con sospetto: nei blog e nei fili diretti critica apertamente i propri dirigenti. Altre spese, un nuovo ministero, la certezza che l’unica spiegazione di questa mossa è la protezione di un imputato e la ricerca di impunità. Rimane la domanda: come si spiega la mossa della Lega, o – se Bossi non ne era pienamente consapevole – del buon Calderoli che il via libero a Tremonti e a Berlusconi l’ha dato? Non spetta a noi fare dietrologie, né ritornare sulle dichiarazioni con cui Fiorani -ex della Popolare di Lodi- chiamò in causa, insieme, Brancher e Calderoli, affermando di averli sostenuti con ingenti somme.
Proprio nelle ore in cui la rivolta delle Regioni sembra rimettere in discussione la manovra (ieri è stato Bossi a sostenere la loro causa), e cioè proprio quando appare in discussione alle radici il federalismo, la Lega sembra più un partito della “Roma ladrona” che un rappresentante di territori lontani dalla “melma” della politica nazionale. Le opposizioni, questa volta, hanno una grande opportunità per parlare al Paese.