Da Epolis di oggi

In attesa di concreti segnali di vita e di combattività delle opposizioni (che oggi, col Pd che manifesta al Palalottomatica speriamo arrivino), la maggioranza di governo – sparigliata mesi addietro dall’iniziativa di Fini e dalle contromosse del premier- si ingarbuglia sempre di più. La tempesta delle inchieste in corso, a partire da quella Anemone, è tutt’altro che terminata. Ma l’accelerazione che Berlusconi ha impresso al ddl sulle intercettazioni – un testo che ha saldato un vasto fronte di contrarietà, e che internazionalmente danneggia l’immagine dell’Italia- , con l’obiettivo non nascosto di mettere Fini con le spalle al muro, si sta rivelando un boomerang. Da un lato perché quel testo, come abbiamo già avuto modo di sottolineare su queste pagine, scontenta quasi tutti: poliziotti, magistrati, editori, giornalisti, popolo web, e soprattutto un’opinione pubblica , anche a destra, indignata e offesa dopo il caso Scajola e la vicenda Bertolaso. E dall’altro perché i problemi urgenti del Paese sono altri – a partire dal destino di Pomigliano, dallka messa in forse del carattere universalistico delle leggi sul lavoro, dalle crisi industriali, dalla precarietà, dall’emergenza ambientale –: e anche il centro-destra non si può permettere il lusso di dare l’impressione che si occupa di altro, e cioè principalmente dei destini di alcuni esponenti politici. La nomina di Brancher a Ministro appare, in questo quadro, un segno di debolezza.

Ecco che da Bossi – nell’afasia della sinistra – viene una mossa del cavallo: l’incontro con Fini, il messaggio al Quirinale, la consapevolezza che la Lega Nord non si può permettere di pagare il prezzo in termini di consenso di una politica di privilegi per i soliti noti. Il capo della Lega dimostra un’altra volta di possedere un grande fiuto politico, e di voler tenere aperta la strada al suo partito verso ipotesi diverse. Sa bene che, se gli uomini di Berlusconi non dovessere reggere all’onda delle inchieste, e che se lo stesso premier si indebolisse ulteriormente, la Lega, in nome del federalismo (oggi calpestato dalla finanziaria, come Formigoni, con Errani e con gli altri Presidenti delle Regioni, ha denunciato), la Lega sarebbe pronta a promuovere un governo di salvezza nazionale, o un esecutivo di transizione con l’obiettivo di realizzare la riforma federalistica. E così il grande nemico di ieri, Fini, può diventare la sponda più importante per un clamoroso rovesciamento politico. Staremo a vedere: ma se Bossi ha preso l’iniziativa, qualcosa di importante può succedere. Per il bene della democrazia, e non solo di chi parteggia per loro, sarebbe bene invece che le opposizioni non si limitassero a guardare dalle tribune, ma avanzassero una forte proposta al Paese.

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