Da Epolis di oggi
“Dilettanti allo sbaraglio”. E’ difficile non dare ragione a Umberto Bossi, quale che siano le proprie convinzioni politiche e ideali, a proposito dei grandi pasticci sulle liste alle regionali combinati in casa PdL. Solo un ingenuo può credere al panino preso intempestivamente dal buon Milioni, e solo uno stupido può credere alla versione per i propri militanti sconcertati secondo cui qualche esponente radicale ha impedito manu militari la presentazione della lista PdL. I tre fatti di queste ore (il caso del Lazio, dovuto allo scontro in extremis sulla composizione della lista PdL; quello della Lombardia, nato dalla querelle sulla candidatura della soubrette-igienista dentale del premier; e infine quello della Campania, dove il candidato governatore dichiara che slealmente nottetempo è stato aggiunto alle liste il nome di un condannato per associazione mafiosa) raccontano, per usare un termine à la page , della situazione gelatinosa del PdL. Sullo sfondo, non si può nasconderlo, c’è lo sfarinamento dei partiti, tutti: ben diversi da quelli della Prima Repubblica che, com’è stato ricordato da un esponente del vecchio PSI, prevedevano senza eccezione che i responsabili politici dei partiti presentassero personalmente liste e simboli. Oggi davanti agli uffici elettorali si tengono confusi assembramenti di aspiranti o di mancati candidati. Ma ciò che mina il PdL è il disprezzo per le regole. E’ qualcosa che segna la vita interna di questo nuovo partito, in cui – specie dopo le inchieste sulla protezione civile e sul riciclaggio- ricompaiono in lotta fra di loro le fazioni di An e quelle di Forza Italia. Non sappiamo come il pasticcio delle liste andrà a finire. In democrazia sarebbe auspicabile che tutte le posizioni fossero presenti: ma la democrazia è un procedimento che ha norme precise che lo regolano. Solo i giudici possono dirimere le questioni, e non si può pensare che in nome del consenso si possano violare o calpestare le leggi, né che si possano immaginare leggine o decreti per sanare eventuali irregolarità accertate.
Rimane la sensazione che, in questa confusione, il clima generale del Paese stia mutando, per la prima volta dopo molti anni. Anche il successo imprevisto della mobilitazione viola, sabato scorso, dice qualcosa. Berlusconi appare prigioniero della sua creatura, il PdL, e oggi sicuramente rimpiange l’epoca di un partito personale com’era Forza Italia delle origini. Questa creatura – pur di fronte a un’opposizione non particolarmente dinamica e vivace – è malata. Una partita, quella delle regionali, che appariva vinta a tavolino qualche mese fa, si è così rumorosamente riaperta.