Da Epolis di oggi

Il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità”. Lo ha scritto papa Benedetto XVI° nell’enciclica Caritas in veritate, i cui concetti ha ribadito domenica all’Angelus, davanti agli operai di Portovesme. Chissà Sergio Marra, operaio di 36 anni, suicida perché prostrato dopo aver perso il lavoro a Zingonia, in una piccola fabbrica chimica, se aveva letto di quest’enciclica. Certo è che il capitale la sua persona, la sua integrità non l’hanno rispettata. Il lavoro ridotto a merce, precarizzato all’estremo, prima vittima delle multinazionali (così per Termini Imerese, dove Marchionne paga il prezzo del suo shopping internazionale, così per l’Alcoa di Portovesme, dove gli americani chiudono dalla mattina alla sera), non più un valore – quello di cui parla l’art.1 della Costituzione –, oggi è frullato. Poche chiacchiere: solo la fine del credo liberista degli anni 90, che ha travolto tutte le culture politiche, potrà fermare questo massacro. Occorre un nuovo credo lavorista, o laburista: una vera e propria rivoluzione copernicana delle politiche economiche e sociali. Su queste colonne sosteniamo da tempo questa tesi, anche quando eravamo più soli. La compagnia oggi si è arricchita: il cardinale Tettamanzi (Milano), il cardinale Poletto (Torino), il cardinale Scola (Venezia), il cardinale Romeo (Palermo). La Chiesa – lo testimoniano anche gli operai a San Pietro – sembra uno dei pochi baluardi morali e sociali a difesa del lavoro. E così la CGIL, colpevolmente isolata dalle altre confederazioni sindacali.

E tuttavia all’appello mancano ancora i soggetti che più possono compiere la rottura col passato. Il primo sono gli imprenditori, o meglio la Confindustria, attardata a chiedere vecchie politiche liberali anziché un’azione volta a aumentare i sostegni pubblici alle aziende che danno lavoro stabile, duraturo, garantito. Il secondo è il Governo, che agisce come se fosse l’opposizione denunciando demagogicamente questa o quella impresa salvo poi non prendere iniziative forti e chiare: per trovare un investitore, anche internazionale a Termini, per sostenere costi quel che costi Portovesme, e per intraprendere un programma deciso di sostegno all’occupazione e di lotta alla precarietà – anticamera della disoccupazione – , decantata dal ministro del Lavoro come regno delle opportunità. E infine le opposizioni, a partire dal Pd. Anche dai carri del Carnevale, leggiamo oggi, è scomparsa la sinistra. Un’estinzione lunga e inesorabile. Più coraggio e più radicalità: questo ci si aspetta da Bersani. E’ l’ora della rinascita di una grande forza politica che tuteli e rappresenti il lavoro, e l’aspirazione a un lavoro vero e a un reddito sicuro.

Una Risposta a “Il lavoro e il capitale”
  1. red libertario scrive:

    qunto sono condite da ipocrisia le parole del papa,non basta un angelus per rimettere in orizzontale il ruolo della chiesa nella lotta all’ingiustizia sociale.comunque iniziamo a registrare questa posizione,lo fa anche tremonti sulla critica al liberismo,certo tutte e due mettono a nudo l’assenza della sinistra in questa battaglia,ma non e’ colpa mia se uomini vinti dal nulla militano in quel pd che di sinistra non ha ancora un bel niente,veramente non so cosa ci sia ,nonostante bersani.come appare patetico lo slogan finale dell’ora di una grande forza di sinistra,quando poi si e’ appiattiti nel pancione pd dove nulla si fa e nulla si crea,se non disagio verso tutto il centrosinistra.quando si capira’ che solo una forte scossa tellurica che elimini i capibastone locali,come e’ avvenuto in puglia,forse domani….