Da Epolis di oggi
Si può commentare con ironia, come ha fatto qualche esponente dell’opposizione, ciò che ha detto Giulio Tremonti sul valore del posto fisso. Si deve, giustamente, come ha fatto il sindacato, domandargli coerenza tra il dire e il fare, a fronte di un Governo che manda a casa i precari della scuola. Si può persino dar poco credito a queste frasi, visto che Berlusconi, che fino a ieri ha inneggiato alla flessibilità, all’improvviso dà ragione al suo Ministro dell’Economia. Ma sarebbe disonesto intellettualmente, dopo un ventennio in cui -Confindustria in testa- si è lavorato sul modello americano per demolire garanzie e sistemi di sicurezza sociale, non applaudire e non incoraggiare, da parte di chi ha valori di sinistra, la svolta di Tremonti. La frana del liberismo selvaggio e della globalizzazione senza regole, che ha travolto gli USA e il mondo nell’ultimo anno, ripropone l’attualità del modello europeo: esso va evidentemente riformato e aggiornato, in una chiave non più nazionale. Ma ha una grande forza propulsiva, come ieri il regista Michael Moore ha riconosciuto occupandosi di sanità e come oggi fa il Presidente Obama propugnando una riforma europea del diritto alla salute per tutti.
Tremonti l’ha capito, e da tempo è sostenitore di un più forte intervento pubblico nell’economia. Un sistema di nuove partecipazioni pubbliche -non solo statali, ma anche locali-, la Banca del Mezzogiorno, la fine del mercatismo senza regole. Ha due avversari: l’ideologia ultraliberista che è stata la benzina nel motore del centrodestra italiano – che ora Brunetta difende, col supporto della Confindustria -; e il pensiero debole che ha portato allo smantellamento della sinistra, e della suo grande senso dello Stato, sostituito via via con un meno grande senso del Mercato. In qualche modo il Ministro dell’Economia disegna il post-berlusconismo: la fine del bipolarismo dell’ultimo quindicennio, il rimescolamento delle carte e una nuova stagione segnata da un forte interventismo pubblico. La sfida andrebbe raccolta dall’opposizione e dal nuovo PD di Bersani – che con ogni probabilità fra qualche giorno vincerà l’estenuante corsa per la leadership -: Rosi Bindi, con la sua battaglia per la sanità, ne potrebbe essere l’emblema. Ma occorre -per criticare Tremonti sui precari della scuola, o sui tagli al welfare- mollare gli ormeggi dal triste e nebbioso porto del liberismo temperato, per parlare alla vita di chi lavora, ai moderni bisogni di sicurezza e di garanzie, al bisogno di fiducia e di speranza che hanno i lavoratori e le famiglie.