obama-family.bmpDa Epolis di oggi

 

Barack Hussein Obama, in una splendida giornata di sole, ha giurato da Presidente degli USA. Raramente il discorso di un uomo politico ha la forza di andare al di là delle appartenenze e di toccare le corde più profonde di tutti. Il rivoluzionario Barry – chiamato così dai fans – ha battuto il tasto del ritorno ai valori autentici della rivoluzione americana. Lincoln, Roosevelt, Kennedy ne sono stati gli interpreti più coraggiosi. “Sessant’anni fa, ha esclamato, uno come me non poteva entrare in un ristorante; oggi presta giuramento da Presidente”. Obama ha ringraziato gli operai che hanno avuto lo stipendio tagliato e che lavorano in condizioni disperate; ha rotto la presunzione di autosufficienza americana (“non possiamo permetterci la sofferenza al di là delle nostre frontiere”); ha detto che gli USA – nazione di cristiani, ebrei, musulmani, indù, atei – vogliono un nuovo dialogo con i popoli musulmani; ha detto che il mercato è andato fuori controllo, e che va corretto, riproponendo un grande piano pubblico di investimenti; ha parlato dello stato di diritto, e della necessità di salvaguardarlo.

Nasce una nuova corrente politica, oltre Oceano. Non è più la sinistra catastrofista del novecento, e neanche quella che, rinunciando a se stessa, ha sposato il liberismo negli anni 90. Obama assomiglia a Lula, Presidente brasiliano, e oggi le Americhe sembrano più vicine negli intenti e nei valori. L’Africa, i paesi poveri, i diseredati del mondo, e anche i poveri vecchi e nuovi dell’Occidente hanno oggi un simbolo e una speranza. La vecchia Europa appare invece confusa, attraversata da pulsioni chiuse. E’ dominata dalla paura, proprio quando l’America ha scelto la speranza. E l’Italia sembra, in Europa, ancor più confusa e bloccata, anche di fronte a questa novità. Berlusconi ha sdegnosamente rifiutato di partecipare a questo evento. E il nostro PD, nato per mettere la barra al centro, ora si trova un leader mondiale che oltrepassa la tradizione del partito democratico, e fa una precisa scelta sociale.

Vorremmo non assistere al balletto pro o contro Obama: e sperare che tanti esponenti politici nostrani, di maggioranza e di opposizione, si siano commossi anche loro, come i due milioni del Campidoglio e tutti coloro che hanno visto la televisione, di fronte a un uomo semplice, di colore, che, in nome della Costituzione, ha detto che vuole una società in cui tutti sono uguali, tutti sono liberi, tutti possono raggiungere la felicità.

Pietro Folena

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