Da Epolis di oggi. Di questo tema parlerò ne “il diavolo e l’acquasanta – 2° puntata”, in onda su red tv, canale 890 sky, venerdi 14 alle 21
“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. E’ l’art.32 della Costituzione italiana a dare con limpida espressione una risposta ai mille dubbi che, in un credente come in un non credente, sorgono di fronte all’angosciante interrogativo su cosa sia lo “stato vegetativo permanente”. E Beppino Englaro, tenace uomo della Carnia, che ha sentito – per come conosceva sua figlia Eluana, che rifiutava in radice l’idea di poter “vegetare” – di aver perso la propria figlia sedici anni fa, ci invita a riflettere (nel suo emozionante libro “Eluana, la libertà e la vita”) su cosa sia la dignità umana. E’ stato il Novecento, con l’olocausto e le dittature fasciste e comuniste, a proporre questa nozione in termini di diritto universale. La “dignità umana”, dopo gli esperimenti sulle cavie umane nei lager, è entrata nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 48 e nella costituzione tedesca. Dossetti e i padri costituenti vollero parlare, in forte analogia e in un paese di tradizione cattolica, di “rispetto della persona umana”. E’ stata violata in questi sedici anni la dignità umana di Eluana? La Cassazione ora deve rispondere, decidendo sull’ultima tappa di questo tragico calvario di tribunali e di carte bollate che ha segnato l’intenzione di Englaro di far rispettare la volontà della figlia.
Il Ministro della Sanità del Vaticano, cardinale Barragan, proprio in queste ore con un intervento senza precedenti, bolla da assassinio l’interruzione dello stato vegetativo irreversibile in cui Eluana si trova. Stefano Rodotà scorge in questo intervento, accompagnato dal duro “non possumus” sulle staminali nei confronti di Barack Obama, i tratti di un nuovo “potere temporale”. Nel nuovo mondo globalizzato e impaurito, la Chiesa e la sua leadership giocano infatti sempre più una funzione politica, e la vecchia idea di Cavour – libera Chiesa in libero Stato – appare purtroppo un fragile fuscello. Si può però chiedere – proprio perché non siamo solo il Paese dei guelfi e dei ghibellini, ma anche quello del grande compromesso dell’art.7 della Costituzione – buon senso alla Chiesa, di fronte al tormento di Englaro, fondato sulla memoria di come tanti cristiani, dai martiri a Giovanni Paolo II, hanno vissuto il dolore e la morte ? Si possono lasciare i giudici in santa pace a decidere ? Si può chiedere alla politica di non strumentalizzare?