Oggi il Riformista ha pubblicato questo mio articolo.


Dopo la porta in faccia sbattuta dal Pd ai compagni del Partito Socialista, si pone un problema molto serio di sopravvivenza dell'organizzazione di una cultura politica fondatrice della Sinistra e della Repubblica. E' una questione che riguarda anche noi, la Sinistra cosiddetta "radicale". Non solo per le lontane origini comuni, per la storia dei progressisti di questo Paese, ma anche per il futuro. I Socialisti sono portatori di valori che devono far parte della Sinistra, di cui noi stessi siamo portatori, ma che hanno trovato compimento più in quella parte della Sinistra che nella storia del Pci da cui buona parte di noi proviene.

E, tuttavia, non possiamo nasconderci le differenze. Alludo evidentemente al liberismo economico, che è cosa diversa dal volere un mercato più giusto ed è anche cosa diversa dalle misure liberalizzatrici pro-consumatore sulle quali siamo d'accordo. Ed ancora, il macigno della diversissima concezione dell'uso della forza, della guerra, che noi riteniamo debba essere non l'extrema ratio, ma un tabu.

La Sinistra sta però compiendo da diversi anni un percorso, denso, difficile, avversato e non ancora concluso, per incorporare nel proprio dna un pezzo dei valori e della storia del partito socialista italiano. Parlo delle "riforme di struttura" di Riccardo Lombardi, del "riformismo forte", della laicità, dell'idea liberalsocialista di una società che non schiaccia gli individui ma - prendendo sul serio le parole di Marx - pensa che il libero sviluppo di ciascuno è condizione per lo sviluppo di tutti. Insomma una cultura politica che bandisca l'idea di uno Stato coricato sopra gli individui e sopra la società, perché essa evidentemente è l'antitesi della società che vogliamo costruire. Veniamo da un fallimento, il socialismo reale, vogliamo liberarcene per costruire il socialismo adatto a questo secolo.

D'altra parte, però, non vedo nel campo socialista la consapevolezza del parallelo fallimento del socialismo moderato. I socialisti al governo, a parte Zapatero, non hanno prodotto in questi 15 anni innovazioni sociali diverse ed alternative a quelle liberiste. E, non a caso, in Germania essi governano con il centrodestra mentre alla loro sinistra crescono le forze più legate al lavoro. Non a caso, ancora, i partiti socialisti europei sono stati sconfitti, uno alla vota, nel volgere di poco tempo. Persino in Svezia.

Allora, entrambi i campi della sinistra, devono ricostruirsi e rifondarsi. Oggettivamente, una precipitazione elettorale non ha oggi basi politiche.

 

Ma domani? Credo che se da una parte e dall'altra proseguirà un lavoro di rifondazione, allora il quadro può cambiare. Deve essere così, perché la Sinistra ha bisogno anche dei Socialisti. Ed una sinistra moderna, lo dico a Enrico Boselli, non è necessariamente una sinistra moderata.

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