

Ancora sulle immagini “degradate”
Scritto da: Pietro Folena in Diario, tags: comma 1-bis, diritto d'autoreRiguardo l’articolo: http://www.visionpost.it/index.asp?C=9&I=2785 pubblicato anche altrove, sono purtroppo costretto a replicare alle inesattezze dell’amico Cortiana. Mi dispiace che vengano da una persona competente in materia e con la quale ho collaborato in passato.
Procediamo con ordine e in modo puntuale.
Fiorello afferma:”Nella nota del Presidente della Commissione Cultura della Camera relativa alla legge di riforma della Siae si definisce l’introduzione del comma 1-bis come la costituzione di una “piccola – piccolissima, ma comunque importante – isola di libertà” il cui perimetro è stato definito attraverso l’interlocuzione esclusiva con i rappresentanti Siae, Fimi, Asmi, il Sindacato nazionale Scrittori e il Sindacato Autonomo Siae-Conf.Sal, con le conseguenti “mediazioni accettate”. “
Questo è inesatto. Sono stati auditi quei soggetti perché la legge riguardava la Siae, non il diritto d’autore. Siamo stati noi a premere per introdurre la piccola norma a favore dei blog didattici, scontrandoci con alcuni dei soggetti citati.
Scrive ancora Cortiana: “Un tavolo aperto di confronto avrebbe ad esempio permesso alle commissioni presiedute dal Prof. Gambino e dal Prof. Rodotà di dare il proprio contributo. “
Difatti noi abbiamo cercato di non ostacolare quel lavoro, evitando di mettere mani in modo pesante alla legge sul diritto d’autore. Ho incontrato appositamente Gambino proprio per assicurargli che la Commissione Cultura avrebbe aspettato senz’altro la conclusione dei lavori. Quella della commissione Gambino è stata – e credo continuerà ad essere – la sede “multistakeholder”. Ora tocca al decisore politico intervenire sulla base di quei lavori, in raccordo con il prof. Gambino e la sua commissione che ci ha fornito materiali preziosi, idee e proposte di lavoro.
Sempre Cortiana afferma: “Proprio la SIAE già nel 2004 nel “Compendio delle Norme e dei Compensi di opere delle Arti Visive”, nella Prima Sezione all’art.7.-INTERNET precisava che: “Comunque la riproduzione delle immagini non dovrà eccedere i 72 DPI di risoluzione e dovrà essere di bassa qualità.” “
Appunto è ciò che la Siae fa. Chiede un compenso, con tanto di tabella, anche ai siti didattici per la riproduzione di opere coperte da diritto d’autore. Ora, o meglio dopo il decreto attuativo del ministero, che dovrà essere approvato dalla nostra Commissione, non potrà più farlo, se tali immagini non avranno qualità tale da competere con l’uso commerciale (e sfido chiunque a sostenere che un’immagine sul web come di solito vengono pubblicate possa essere usata in un book fotografico).
Cortiana: “Forse la mediazione parlamentare è consistita nell’introduzione aggiuntiva del concetto di “degrado”? “
No, noi abbiamo cancellato il compenso, come ho spiegato.
“Non ho trovato negli articolati dei disegni di legge dei Verdi la fonte di ispirazione di cui parla Pietro Folena; comunque toccherà a loro chiarire. “
DDL Senato 1461, Bulgarelli: “Art. 4. «È consentita la pubblicazione attraverso la rete internet a titolo gratuito di immagini a bassa risoluzione unicamente per uso strettamente didattico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro, fatto salvo il riconoscimento della paternità dell’opera».
Faccio anche notare che la bassa risoluzione o la degradazione qualitativa è considerata da diversi giuristi americani uno degli elementi di valutazione nel fair use degli Stati Uniti, tanto richiamato e così poco conosciuto. Ad esempio è utile la lettura di questo saggio: http://www.copyright.iupui.edu/highered.htm
Pareri simili si trovano anche su copyright.gov da parte di insigni giuristi, tecnici, docenti. Non ci siamo inventati nulla.
In conclusione: si poteva fare di più? Forse sì. Si poteva fare meglio? Forse sì. Ma non s’è fatto male. Si può accusare Folena di tutto ma non di avere scritto la fine della libertà della rete.
9 gennaio 2008 alle 20:43
Credo che quel qualcosa in più che ormai da troppo tempo si aspetta il popolo della rete venga preso poco in considerazione per il troppo scontrarsi con gli interessi che da entrambi le parti ci sono in ballo.
Comunque hanno fatto e fanno piacere, le sue precisazioni su tutto il gran parlare che si sta facendo in questo momento a riguardo, nella speranza che ci sia sempre qualche passo in più nel futuro prossimo
9 gennaio 2008 alle 21:05
Credo che anche yle abbia ragione. Volevo però chiedere come una opinione personale se wikipedia in quanto sito divulgativo possa essere incluso nell’articolo aggiuntivo che parla di finalità scientifiche e didattiche.
Poi chiedo se la risoluzione di 72 dpi sarà probabilmente quella scelta e poi come dovrebbe comportarsi wikipedia nel frattempo visto che la legge Urbani è in vigore mentre non si sa cosa siano le immagini degradate. TY.
9 gennaio 2008 alle 22:00
@Sandro: in realtà questa nuova norma non incide direttamente sul codice Urbani, sebbene, in teoria, un giudice potrebbe credo stabilire una analogia. Comunque quello del codice Urbani sarà un tema da affrontare nella riforma del diritto d’autore anche in base al lavoro fatto dalla commissione Gambino per la revisione della LDA. I lavoro si sono conclusi recentemente, quindi dovremo sentire Gambino e lavorare alla riforma con lui.
@yle: grazie
10 gennaio 2008 alle 0:09
Egr. On., come mai non si parla sui media di questa “isola di libertà”? avete votato questa legge al buio, per non farvi scoprire?
10 gennaio 2008 alle 9:27
Credo che il compito del legislatore sia fare leggi, non dare un “indirizzo” che può andar bene nella dialettica politica. La legge dovrebbe prevedere i termini entro i quali una cosa è “degradata” o di “bassa qualità” e non utilizzarli come metro di giudizio. Ciò è ancor più vero quando questi metodi esistono e sono kbs e dpi rispettivamente per audio e immagini. Cosa potrà succedere? Che se lo studio legale (grosso) della casa editrice xyz si fa girare i coglioni con un piccolo sito di un privato o piccola società, potrà appellarsi ad un giudice che dovrà stabilire se ciò era degradato e/o di bassa qualità. E’ evidente che l’impatto economico di una causa non è lo stesso nei due contendenti.
Tralascio il penoso accostamento dei concetti di degrado e di bassa qualità associato ai quelli di didattica e, peggio ancora, di libertà.
10 gennaio 2008 alle 12:52
@lupinsky: no, non è così: la norma stabilisce che sarà un decreto del ministero dei beni culturali a stabilire i criteri, non un giudice. Questo decreto dovrà essere approvato dalle commissioni parlamentari.
10 gennaio 2008 alle 13:20
Appunto ma dopo aver stabilito i criteri, e quali criteri, se sono i criteri della prodi – levi o i criteri del comma 1 bis, BUONANOTTE, lo studio legale della casa editrice xyz (cioè i potenti) ci faranno il culo di sicuro.
Quindi grazie lo stesso ma era meglio quando stavamo peggio
10 gennaio 2008 alle 13:53
Credo che sia importante definire CONTESTUALMENTE alla legge i criteri da adoperare. L’esperienza dimostra che i vuoti legislativi, che in questo caso sarebbero tutti a favore dei potenti che hanno maggiori possibilità di minacciare le vie legali, sono difficilmente colmati in queste situazioni.
Poi si potrà discutere quanto una cosa è degradata (cosa che ritengo comunque umiliante!), ma almeno non rimaniamo nel dubbio.
10 gennaio 2008 alle 13:59
@lupinsky: inizialmente avremmo voluto proprio fare così, ma scrivere in una legge in modo definitivo cos’è alta o bassa risoluzione sarebbe un po’ complicato, data la velocità di evoluzione della tecnica. Difatti oggi la risoluzione dei monitor è in aumento grazie all’alta definizione.
Voglio però sottolineare che finché non ci sarà il decreto, la norma rimane senza applicazione. Quindi per ora non cambia nulla.
10 gennaio 2008 alle 14:31
Grazie per la risposta On., ho pure letto l’intervista su PI, mi pare chiarisca ancora meglio i punti della questione.
10 gennaio 2008 alle 14:40
Onorevole Folena,
nel Suo commento che precede questo mio ella di fatto avvalla una delle fondamentali critiche elevabili a questa norma, quando sostiene che “scrivere in una legge in modo definitivo cos’è alta o bassa risoluzione sarebbe un po’ complicato”. State generando un mostro dalla complicatissima gestione, che avrà come risultato una miriade di altre norme attuative ed esplicative!
10 gennaio 2008 alle 15:53
x michele: delle due l’una: o era meglio scrivere cos’è bassa definizione, oppure no. Forse è meglio non scriverlo per non creare danni nel momento in cui la tecnologia avanza, e invece lasciare ad uno strumento più flessibile (il decreto) la possibiltà di definirlo.
10 gennaio 2008 alle 18:30
Grazie per le risposte, anche se, torno a ripetere, la mancanza di un quadro legislativo chiaro sia assolutamente controproducente nella “battaglia” per una maggiore libertà nella fruizione dei contenuti culturali. Lei che si interessa di software libero sa cosa è il FUD (Fear, Uncertainty,Doubt paura,incertezza e dubbio) tecnica generalmente utilizzata dalle grandi organizzazioni.
Posso apprezzare il tentativo di scardinare un sistema vergognosamente poco libero, ma spacciarlo per un “isola di libertà” mi se sembra veramente grottesco.
Almeno si potrebbe avere l’umiltà di dire che è poco forse nulla, ma magari (non sono in grado di giudicarlo) il massimo ottenibile nel quadro parlamentare in cui ci troviamo.
10 gennaio 2008 alle 19:14
@lupinsky: dire “isola di libertà” non credo sia grottesco. Se fossi un docente sarei abbastanza contento…
Non credo poi sia il massimo ottenibile in generale, anzi. Era il massimo in quel frangente (cioé durante la discussione di una legge che non toccava la tematica del diritto d’autore). Viceversa presto dovremmo avere in discussione una riforma complessiva della LDA.
10 gennaio 2008 alle 21:26
Onorevole,
guardi, io sono un elettore di rifondazione, e le posso dire in tutta onestà che questa sinistra ha atteggiamenti ed opera scelte che mi confondono.
Gli insegnanti non sono affatto contenti. Per anni si arrangiano portandosi da casa gli strumenti didattici. Nei conservatori e nei licei artistici i docenti mettono a disposizione da anni i loro archivi privati. E ci sono sussidi didattici multimediali in vendita a prezzi stratosferici per pochi minuti di contenuti. Altro che contenti! Ma voi pensate a supporti degradati. Mah. Provi ad ascoltare un brano di Maderna o Webern degradati, e poi mi dica cosa può afferrare. Non so. Tutto questo mi convince poco, mi sembra ci siano da affrontare altri argomenti, molto più urgenti, anche in materia.