

Giavazzi, Skype, Internet e il sottoscritto
Scritto da: Pietro Folena in Diario, Politica nazionale, tags: internetIl professor Francesco Giavazzi è il principale editorialista economico del Corriere della Sera. Ma questo non lo mette al riparo da grossi errori. L’altro giorno ha scritto un articolo nel quale sosteneva che le reti (si riferiva principalmente al gas, ma il discorso era generale) vanno affidate ai privati. L’articolo è reperibile cliccando qui.
Non sono d’accordo con Giavazzi, perché credo al contrario che le reti debbano essere pubbliche ed eventualmente (e non sempre) i privati possano gestire i servizi (sicuramente non l’acqua). Per cui gli ho risposto così, sempre sul Corriere della Sera:
Nell’articolo “Perché affidare le reti ai privati” (Corriere della Sera del 31 gennaio 2007) il professor Giavazzi, a sostegno della sua tesi di vendita delle infrastrutture ai privati, dice tra l’altro che “i manager pubblici possono essere bravissimi a costruire altoforni, ma non inventeranno mai Skype o una compagnia low cost”. Per chi non lo sapesse, Skype è uno dei più noti servizi di Voice over IP, cioè di telefonia via Internet.
Ora, il professor Giavazzi non può ignorare che Internet è stata inventata da un ente pubblico statunitense (l’Arpa), il Word Wide Web da un ente pubblico europeo (il Cern) e che molti degli standard su cui opera Internet sono creati e gestiti da enti pubblici, para-pubblici o nei quali il pubblico svolge un ruolo importante. E questo, se non altro, ci dice quanto sia suicida tagliare i fondi della ricerca pubblica.
Ma la cosa più importante è che in Italia il VoIP è fortemente frenato dal fatto che la rete telefonica e telematica è in mano ad un privato (Telecom Italia). Infatti le aziende di telecomunicazioni che vogliono offrire ai propri clienti la connettività Adsl (spesso comprensiva di VoIP e comunque indispensabile per usare servizi come Skype) sono costrette a pagare a tale operatore una gabella di 10 euro mensili (ricaricati poi sugli utenti) che nei fatti minimizza i vantaggi in termini di risparmio del VoIP per i cittadini. Se la rete fosse invece pubblica, tutti (l’incumbent Telecom come i suoi concorrenti) pagherebbero allo Stato una concessione per l’utilizzo della rete, con un piccolo rincaro distribuito su tutti gli utenti, garantendo così la concorrenza e i vantaggi per gli abbonati. Era il piano Rovati, troppo presto messo nel cassetto.
Ecco, quindi, che cade il ragionamento del professor Giavazzi: in realtà, per garantire innovazione, concorrenza e vantaggi per i cittadini, la soluzione migliore è proprio il mantenimento delle reti nelle mani pubbliche.
P.s. Ho mandato al governo una lettera invitadolo ad abolire la gabella di cui sopra, ma non ho avuto soddisfazione, per cui quando il decreto sulle liberalizzazioni giungerà alla Camera proporrò un apposito emendamento.
Pietro Folena
Giavazzi, a sua volta, ha scritto questa risposta alla mia lettera sempre sul Corriere:
Basic, il primo linguaggio per personal computer, fu scritto nel 1964 al Darthmouth College. Dieci anni dopo Bill Gates e Paul Allen, giovani studenti di Harvard, partirono di lì per scrivere Dos, il linguaggio precursore di Windows e da cui nacque Microsoft. Linux è nato nell’università di Helsinki, dove uno studente ventenne, Linus Torvalds, inventò una variante del sistema Unix.
L’Estonia ha speso molto denaro pubblico nel tentativo non riuscito di replicare il successo finlandese di Nokia: poi nell’università di Tallin due studenti hanno inventato Skype senza alcun finanziamento. E’ vero che Internet è nato dalla ricerca militare statunitense durante la seconda guerra mondiale, ma come spiego nel mio articolo, da allora sono trascorsi 50 anni ele modalità dell’innovazione sono cambiate.
Sulla separazione delle reti dai gestori siamo completamente d’accordo: per questo sono stato sorpreso dalle dichiarazioni del presidente dell’Antitrust. Ma separazione non vuol dire nazionalizzazione. “Vogliamo uno stato regolatore non uno stato proprietario” è una frese del programma dell’Unione, non il manifesto di un pericoloso liberista.
La risposta di Giavazzi elude un po’ l’argomento e contiene macroscopici errori.
Alcuni li segnala VisionBlog. Un altro errore è che non è vero che Skype non ha ricevuto fondi pubblici: al contrario Skype è stata una delle prime imprese europee a beneficiare di un investimento ETF start up della Commissione europea , gestito dal FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti) tramite il fondo Mangrove Capital Partners del Lussemburgo, investitore nello start up di Skype (ringrazio Matteo Fici di Assoprovider per l’informazione).
In secondo luogo, il programma dell’Unione dice: “Nei servizi a rete (energia, trasporti) la proprietà delle reti deve rimanere pubblica”. La frase riportata da Giavazzi, invece, non c’è.
6 febbraio 2007 alle 21:07
Uno sguardo a ciò che avviene in America Latina in quest’ambito non farebbe male. Il senso di responsabilità e la partecipazione pubblica stanno riuscendo dove il privato non ha potuto, o meglio non ha voluto (a casa di corruzione e speculazione inveterate e connaturate) arrivare. Ma tutto questo il professor Giavazzi non lo sa.
8 febbraio 2007 alle 15:20
Sull’assurda lotta ideologica privato vs pubblico sono sempre contenta che la pratica dia ragione alle mie idee. Tutto quello che ho visto privatizzare, soprattutto nel servizio pubblico, ci ha messo poco tempo a diventare obsoleto e costoso, l’invezione della teoria della libera concorrenza che aiuta a diminuire i prezzi e aumentare la qualità è inventata solo per permettersi di non avere responsabilità.
teoricamente può anche funzionare, ma c’è differenza tra applicarla a Roma o nelle Langhe….
18 febbraio 2007 alle 12:24
Mi piacerebbe “spiegare” al dr. Giavazzi che la capacità imprenditoriale dei privati (che sicuramente c’è anche in Italia) ha bisogno di condizioni di concorrenza e liberalizzazione, altrimenti non può manifestarsi in maiera positiva e produce effetti drammaticamente pericolosi. I servizi pubblici costituiscono invece monopoli naturali e nel caso dell’acqua obbligati (perchè senza consumo idrico non si può vivere). In queste condizioni di assenza di concorrenza (ed anche di liberalizzazione), l’unica soluzione ragionevole è la gestione (non solo la proprietà) pubblica. Ogni esempio e confronto con gli inglesi, o addirittura gli svedesi ed i finlandesi fa poi assai sorridere…. Loro hanno un tasso di corruzione ed un senso civico che può anche lasciare spazi per qualche “esperimento innovatore”, ma noi….
23 febbraio 2007 alle 22:11
Forse Giavazzi fa l’equazione che privato =efficienza,per cui basta privatizzare tutto-dalla Rai alla Sanità,magari passando anche per la scuola-per restituire competitività al paese,produttività e dunque benessere.Ma purtroppo spesso non si valutano i rovesci della medaglia delle privatizzazioni e gli USA sono un esempio lapalissiano.Quanti pensionati e categorie deboli hanno perso tutto,compresa la vita,perchè non erano e non sono in grado di pagare l’assicurazione medica?Il grado di civiltà di un paese,secondo il mio modesto ed empirico parere-si misura dalla qualità della vita e da come si gestisce l’interesse comune,pubblico,dei cittadini,del popolo.Noi italiani ce la cavicchiamo:almeno i pensionati, i disoccupati e i precari le cure mediche e le medicine le hanno garantite,pur pagando un modesto ticket.Della serie:basta che c’è la salute….
12 luglio 2007 alle 18:50
Io comunque non capisco perché si parli sempre di Skype…
Dei sistemi VoIP è assolutamente il peggiore: proprietario e legato ad un azienda particolare…
Ci sono standard aperti (SIP) usati e supportati da centinaia di operatori VoIP in tutto il mondo che permettono a prezzi più bassi – magari usando infrastrutture (funzionanti con tutti gli operatori che seguono lo standard SIP) per migliorarne la fruibilità (centralini o adattatori per telefoni analogici) – di fare VoIP “vero” senza dover far riferimento ad un sistema di cui si ignora il funzionamento e che potrà essere controllato da terze parti (si ha tanta paura delle intercettazioni… Oppure pensate al rapporto skype-cina!).
Detto questo, sarebbe l’ora che si iniziasse a parlare di VoIP != skype, ma semmai = protocollo SIP.
4 giugno 2008 alle 9:15
secondo me non avete colto il punto….la gestione della rete può essere privata ugualmente…il punto è come è privatizzata……public company con regole precise possono gestire la rete meglio di qualunque altro ente pubblico…..basta togliere sistemi come la golden share o cose di questo tipo…..vi siete scordati che uno dei modi in cui le amministrazioni locali speculano è proprio col controllo dell’acqua e di altre utilities….quindi starei attento…era il piano Lanzillotta…che qualche idiota ha bloccato…..la ricerca pubblica….in Italia il budget della ricerca pubblica è basso ma è anche gestito in modo osceno…..poco coordinamento, scarsi network delle università, duplicazione di risorse, concorsi fatti su livello nazionale, per non parlare degli stipendi. Io studio ing. gestionale al politecnico di milano: è mai possibile che per una consulenza la mia università non riconosca un contributo ai professori che la fanno e intaschi tutti i soldi? Poi ci chiediamo perchè siamo pieni di lavoro in nero….però….quello che è più osceno è la ricerca privata, non quella pubblica. Il punto è che in italia non c’è domanda di ricercatori e anche per questo gli stipendi sono bassi. Per dare un’idea, confrontiamo il numero di brevetti registrati all’anno:
USA 13000
GERMANIA 12 500
UK 2500
ITALIA 1900
della serie…ci batte il regno unito che di industrie non ne ha quasi più…
29 agosto 2008 alle 23:14
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