Stamane l’Unità ha pubblicato questo mio articolo.

Caro Direttore,
l’articolo del compagno Davide Ferrari pubblicato domenica dall’Unità mi induce a chiederti ospitalità per qualche riflessione sul nuovo soggetto della sinistra, nella cui costruzione Uniti a Sinistra, l’Ars e Rossoverde si sono impegnate, a partire dal seminario di Orvieto, ma anche sul nascente partito democratico.
Ad Orvieto ci siamo detti che la sinistra così com’è non va bene. Che c’è uno scarto tra l’esigenza di rappresentanza e l’effettiva organizzazione della sinistra. Di più: c’è uno scarto tra le culture che sono sorte in questi anni e la capacità della sinistra dei partiti di incarnarle. Nella società è sorta una sinistra nuova. La risposta della sinistra moderata è: non più sinistra. Quella della sinistra “radicale” si manifesta ancora in modo contraddittorio, e non si può nascondere che esistano frange che pensano a riproporre tali e quali le idee e gli obiettivi del passato. Noi non siamo tra queste. Abbiamo proposto, al contrario, la nascita di una nuova soggettività. Ne abbiamo tracciato grosso modo i fondamenti: pace, lavoro, libertà. Abbiamo lanciato un appello a coloro che possono essere interessati a questo percorso: ha risposto una nutrita schiera di associazioni e gruppi operanti sul territorio, Rifondazione comunista ha ribadito ancora una volta il suo impegno e la volontà di lavorare con generosità verso questo traguardo, la disponibilità di una componente dei Ds è stata esplicita. Ci siamo dati appuntamento in autunno per discutere, in un’assemblea ancora più larga, un manifesto politico per il nuovo soggetto che intendiamo promuovere.
Abbiamo parlato anche di ciò che si muove in altri settori dell’Unione. Del partito democratico. Non alberga in me alcun sentimento conservatore: si cambia? Può andare bene. Ma verso dove? Ecco la domanda. Il partito democratico non è semplicemente una rottura con la storia: fosse solo questo, potrebbe persino essere salutato positivamente. No, il partito democratico è la fine della rappresentanza politica del lavoro, proprio nel momento in cui il lavoro ha maggiore bisogno di rappresentanza, perché parcellizzato e precarizzato. Proprio quando è necessaria una battaglia politica che inverta il cammino fin qui intrapreso, una battaglia contro la precarietà nel lavoro e nella vita, contro la globalizzazione reale (ben diversa dalle “magnifiche sorti e progressive” che ci erano state promesse), contro il dominio del mondo attuato con la guerra, contro il restringimento delle libertà individuali e dei diritti civili. I partiti – dice bene Alfredo Reichlin – nascono se hanno una funzione. Mi pare chiara quella del partito democratico: proprio quando la sinistra è tornata al governo nel nostro paese, diventa necessario cancellare la sinistra. Non credo sia un accidente, penso al contrario che vi siano ragioni ed interessi – legittimi, ma diversi da quelli che vorrei rappresentare – che muovono queste scelte.
Si è detto al consiglio nazionale dei Ds che il partito democratico non implica una deriva moderata. Nel disegno di alcuni può essere vero. C’è chi immagina il nuovo partito come una coalizione di forze anche molto diverse, nella quale può essere ospitata una corrente anche molto radicale, così come accade nel partito democratico americano. E’ un progetto che può avere un suo fascino. Mi pare che il compagno Ferrari la veda così. Ma l’effetto è quello di anestetizzare le ragioni della sinistra: non è un caso che si sia passati dal “partito riformista” al “partito democratico” senza neppure una discussione. Mentre il termine “riformista” alludeva ad una tradizione della sinistra, l’aggettivo “democratico” segna una cesura netta. Francesco Rutelli ha quindi gioco facile quando dice che non vi sono pericoli di egemonia della sinistra nel futuro partito.
A chi accetta questo approdo dico che è legittimo, ma che trovo illusorio far vivere la sinistra dentro qualcosa che di sinistra non è. A chi non accetta la scomparsa della sinistra, dico che da Orvieto parte il tentativo di far nascere un soggetto che la rappresenti, che rappresenti il lavoro, che oggi si riconosce quasi solo nel sindacato, mentre nella politica la sua voce si fa sempre più flebile per le scelte di una parte della sinistra. Un soggetto davvero socialista, davvero pacifista, davvero ambientalista. Un soggetto “meticcio” in cui ogni differenza concorre a costruire un’identità più grande. Ma un soggetto che fa una scelta di campo nella società, che sceglie chi e quali valori vuole rappresentare. Ecco, questa è – per rispondere a Reichlin – la funzione che vorremmo esercitare, una funzione unificatrice delle forze e dei sentimenti sorti in questi anni. Forze e sentimenti non di nicchia, ma che hanno una capacità maggioritaria: la maggioranza degli italiani vuole il ritiro dall’Iraq e dall’Afghanistan; la maggioranza degli italiani pensa che la precarietà vada cancellata; la maggioranza degli italiani ritiene che la scuola debba essere pubblica; la maggioranza degli italiani è favorevole ai pacs. Sono “cose di sinistra” che trovano larghissimo consenso tra gli italiani. Solo il complesso di inferiorità di una sinistra che non vuole essere più tale può far credere che siano venute meno le ragioni dell’esistenza di una sinistra autonoma nel nostro paese.
Rispetto chi la vede in questo modo, ma credo che sbagli. Per quanto riguarda noi, quelli di Orvieto e quelli che vorranno lavorare al nuovo soggetto che stiamo costruendo, non ci basta essere democratici. Vogliamo essere di sinistra.

7 Risposte a “Cose di sinistra”
  1. Gianluca Poscente scrive:

    Assolutamente d’accordo.
    In Italia c’è bisogno di una nuova grande sinistra come dell’aria per respirare.
    Tra voi di Orvieto ci sono anch’io, anche se dovrò restare nell’Urbe.

  2. mario scrive:

    Condivido in tutto e per tutto, avevamo scordato davvero di essere democratici si ma sopratutto di SINISTRA !!!!
    Grazie Pietro
    Mario

  3. gianluca poscente scrive:

    Leggo oggi sull’Unità che se verrà varata l’amnistia dal “nostro” governo, il processo per le violenze della polizia a Genova 2001 sarà annullato e la pagina tra le più nere della Repubblica Italiana non avrà un solo colpevole e una sola sentenza di condanna. Su questo processo tra l’altro è sceso un silenzio assordante…250 vittime di torture e maltrattamenti sono tornate in Italia da ogni parte del mondo per testimoniare, avendo fiducia che questo paese sappia colpire chi si rende colpevole di violenza, anche se porta la divisa.
    Sarebbe un provvedimento di un’oscenità assoluta.
    Mi raccomando, EVITATELO.

  4. Tullio scrive:

    Si, bravo Folena l’Italia ha bisogno di sinistra, una sinistra alternativa al berlusconismo trasversale dei due poli, una sinistra legalitaria VERAMENTE contrapposta alla Casa Circondariale delle Libertà e alle leggi vergogna, una sinistra dei lavoratori che fa carta straccia della legge 30, una sinistra della cultura per tutti che fa un falò della legge Moratti, una sinistra pacifista che non manda i suoi soldati a morire nella guerra permanente di Bush, una sinistra che non permette a Israele di far esercitare gli aerei a Decimomannu per buttare le bombe sui bambini libanesi. Una sinistra si…. ma che sia di vera ALTERNATIVA.

  5. Michele scrive:

    Ma che sinistra è questa che sta x approvare l’indulto che abbuona anche i reati per concussione e corruzione verso l’amministrazione pubblica???
    E’ una vera VERGOGNA!!!
    A sto punto se passa lìindulto così com’è mi auguro che questo governo cada quanto prima, preferivo il portatore nano di cazzate…almeno potevamo sperare che noi avremmo fatto di meglio…
    :(

  6. francesco scrive:

    Concordo pienamente con l’analisi e soprattutto condivido il progetto politico di Folena, ma vrrei che fra gli obiettivi prefssati, oltre al lavoro, la pace e la libertà, vi sia anche la giustizia in quanto non la ritengo così scontata.