Vota No per Salvare la CostituzioneIeri Liberazione ha pubblicato questo mio articolo sul referendum. Domenica è fondamentale andare a votare per il NO per salvare la costituzione ma soprattutto per segnare l’inversione di tendenza rispetto ai processi di privatizzazione della politica di questi anni.

La mobilitazione per il No al referendum costituzionale per essere efficace, in queste ultime giornate, si deve caricare di una forte valenza politica. Penso infatti che la vittoria del No possa costituire un irreversibile fattore di discontinuità con una lunga tendenza riformatrice che da Bettino Craxi in poi, ha messo l’accento sul tema della governabilità. Questa tendenza è stata assunta dalla parte preponderante della sinistra negli anni 90, e ancora rappresenta la questione fondamentale proposta dai “moderati” del centrosinistra. Di fatto tale tendenza ha assecondato la concentrazione di poteri, la personalizzazione della politica, la riduzione dei contrappesi, lo svuotamento della dialettica tra soggetti sociali e partiti. La teoria e la prassi del l’autonomi del politico sono state del tutto funzionali al ciclo liberista e privatizzante. Non nego che la contro riforma della destra rappresenti anche per i teorici della governabilità un vulnus. Non esiste infatti in nessuna democrazia una concentrazione di poteri così drammatica come quella che è stata approvata dal Parlamento Ma a tanto si è potuti giungere perché da anni, anziché rimuovere le barriere che escludono un numero crescente di cittadini dalla partecipazione politica, si è aperta un’autostrada a una nuova concezione elitaria, classista, maschilista, etnica del potere (ricchi, uomini, bianchi). Il tratto prevalente dei movimenti degli anni scorsi è stato quello di criticare la gerarchizzazione della delega, di promuovere partecipazione (fino agli orizzonti della democraz a partecipativa), di invadere la zona rossa degli stati maggiori dei partiti. Ma ancora non esiste un’azione politica conseguente a questa domanda. La domanda, dopo la vittoria del No, non è se riaprire o meno un’ iniziativa di riforma della costituzione: ma se riaprire una lotta politica e ideale per estendere la democrazia e le sue procedure, per aumentare il potere dei cittadini – a partire dai lavoratori sugli accordi che li riguardano, degli aderenti ai partiti e dei soste-nitori delle coalizioni sulle decisioni e sulle candidature, dei territori sui bilanci delle amministrazioni – e per contrastare la personalizzazione estrema della politica, brodo di coltura anche degli scandali di queste ore. E’ nel nome di più democrazia, più ascolto, più partecipazione che ci dobbiamo far sentire ora. Diciamo No al sequestro privatistico della politica e alla sua degenerazione personalistica. Con l’idea positiva che i soggetti della politica non sono solo i partiti, e che gli stessi partiti sono chiamati – a partire dal nostro progetto di Sinistra Europea – a una fase costituente e democratica, che restituisca o semplicemente consegni il diritto alla politica a quella maggioranza – donne, giovani, precari, migranti – che non ce l’ha.

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