Salta il principio del paese d´origine. Fiori per la tedesca Gebhard, artefice
dell´intesa
Le nuove norme impediscono che i “prestatori di servizi” all´estero siano
ostacolati

LUCIANO GALLINO da REPUBBLICA di oggi

Il testo originale della direttiva Bolkestein propone come suo principale obiettivo l´istituzione di un “quadro giuridico che sopprime gli ostacoli alla libertà d´insediamento dei prestatari di servizi e alla libera circolazione dei servizi tra gli stati membri.” Molti passi successivi rendono evidente che gli ostacoli da rimuovere riguardano soprattutto persone fisiche che vogliono stabilirsi in un altro stato membro per fornirvi dei servizi, o che intendono spostarsi temporaneamente per la stessa incombenza. Il collegamento tra persone che si spostano da un paese all´altro della Ue per rendere servizi ad altri persone è implicito anche nei richiami ad attività come la distribuzione, le agenzie immobiliari, l´artigianato, il turismo, le professioni regolate (notai, architetti ecc.), le piccole e medie imprese interessate a rendere servizi transfrontalieri.
Ora, salvo che su questi punti la versione approvata ieri dal Parlamento di Strasburgo sia stata radicalmente innovata nelle ultime ore, al di là delle modifiche su cui i commenti si sono concentrati, non si vede il motivo per cui essa debba essere considerata un disastro dai fautori della liberalizzazione della circolazione dei servizi, oppure un discreto progresso rispetto alla precedente da chi si preoccupa piuttosto delle condizioni di lavoro. Ai primi sembra sfuggire il fatto che la maggior parte dei servizi che davvero contano sul Pil della Ue non sono quelli dell´idraulico polacco o dell´infermiera lituana che vorrebbero lavorare a Marsiglia, e nemmeno quelli dell´architetto ungherese che vorrebbe lavorare liberamente a Roma. Sono quelli che uno studio di progettazione computerizzata a Budapest rende a un´impresa di costruzioni di Milano, facendo spostare non poche persone al mese, bensì miliardi di bit al secondo. O quelli che un gruppetto di informatici estoni rendono a una compagnia d´assicurazioni di Francoforte, città da loro mai vista. O magari quelli che un laboratorio odontotecnico di Bratislava rende a uno sconosciuto dentista di Edimburgo. Questi servizi transfrontalieri sono al presente assai liberi da ogni ostacolo tecnologico, giuridico, sindacale o finanziario. Tanto che forse varrebbe la pena di immaginare una apposita direttiva del Parlamento europeo intesa a regolarli, almeno in modesta misura, non foss´altro perché è dato pensare che attraverso di essi passino non poche forme di “tax avoidance” e di artifici contabili. La direttiva Bolkestein questi temi non li sfiora nemmeno. Internet, su quasi 90 pagine, è menzionata due volte. Invece si insiste sul fatto che lo sportello unico per le imprese deve essere accessibile “per via elettronica”.
Come noto, la modifica più importante della Bolkestein licenziata dal Parlamento europeo riguarda la soppressione del principio del paese d´origine. Ciò significa che l´idraulico polacco non potrà più far concorrenza ai colleghi di Firenze accettando d´esser pagato 2 euro l´ora, oppure lavorando 10 ore al giorno come faceva a Cracovia in base al suo contratto di lavoro. L´abolizione di questo principio, dovuta a un accordo tra gli europarlamentari socialisti e conservatori, è stata accolta con favore anche dalla Confederazione europea dei sindacati. Posto che ci si può aspettare che siano più numerosi i lavoratori della Ue orientale che vengono da noi a cercar lavoro che non l´inverso, essa va certo vista come un contributo positivo al mantenimento delle migliori condizioni di lavoro prevalenti nella Ue occidentale. Ci si può però chiedere se si è riflettuto abbastanza su una possibilità contraria: che i dipendenti di un´impresa italiana (o francese o belga), visto che il principio del paese d´origine è stato abolito, si vedano offrire di andare a lavorare in Polonia o in Bulgaria, alle condizioni di lavoro vigenti in quei paesi: 300 euro al mese, e orari molto più pesanti. E´ qualcosa di più che un´ipotesi remota, perché offerte del genere sono già state abbozzate da imprese italiane, al fine di ridurre – han detto – il rischio di dover delocalizzare tutta la fabbrica. In attesa che la versione completa e definitiva della Bolkestein chiarisca se questi buchi sono stati per caso colmati, converrebbe forse averli presenti per giungere ad una valutazione realistica dei suoi possibili effetti.

4 Risposte a “Bolkestein: una direttiva con tanti buchi non c´è solo l´idraulico polacco”
  1. malbast scrive:

    Durante un viaggio ad Haiti (Cap Haitien) ho conosciuto la gig.ra H. L. praticante riti Vudù. Le ho chiesto, compensandola adeguatamente, di organizzare un rito contro l’Unione, l’Ulivo, il Centrosinistra e sopratutto contro Prodi in occasione delle elezioni Politiche Italiane. Mi ha assicurato che avrebbe fatto tutto il possibile. Ieri mi ha telefonato dicendomi che la cerimonia è stata organizzata, in onore di una divinittà di nome Baron Cimitière, con 27 partecipanti al rito che si svolgerà a decorrere dal giorno 9 aprile. Due amici che vivono sull’isola hanno preso l’impegno, se tutto andrà come mi è stato più volte assicurato, di versare i 3000 dollari pattuiti.
    In bocca al serpente a tutti voi e viva forza italia.

  2. Anonimo scrive:

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  3. Anonimo scrive:

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