di Pietro Folena – da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 28 gennaio 2005
Egregio direttore, le chiedo ospitalità sul suo quotidiano per una breve riflessione sulle primarie del centrosinistra che hanno visto la vittoria di Nichi Vendola, contro ogni aspettativa.
In questi giorni, ne abbiamo lette e sentite tante. C’è chi, come il professor Sartori, si scaglia contro lo strumento perché coinvolge solo “i militanti”. Altri preconizzano una sicura sconfitta per Vendola, poiché non sarebbe in grado di intercettare “i voti moderati” della “Puglia bianca” e da ciò fanno discendere che le primarie sono un boomerang per la Grande Alleanza Democratica. Altri ancora, come il mio compagno di partito Beppe Vacca, preferiscono usare i sondaggi per scegliere i candidati. Provo a dire la mia.
1. Prima delle elezioni primarie, tutti noi nel centrosinistra davamo la Puglia per persa. Troppi conflitti interni alla coalizione avevano pesantemente compromesso la crescita di consensi registrata nelle tornate che ci hanno visti vincitori quasi ovunque in Puglia. Sembrava che il freddo inverno dei veti incrociati tra i partiti avesse spento la “primavera pugliese”. Ora qualche sondaggio, ma soprattutto il “naso” e le “antenne” ci dicono che la partita si è riaperta. La straordinaria mobilitazione dei cittadini pugliesi ha fatto il miracolo. E del resto 80mila persone che vanno alle urne sotto il gelo non lo fanno se sentono che questo è un esercizio inutile: lo fanno se hanno l’aspirazione a vincere le prossime regionali. Del resto credo che risultato delle suppletive che hanno visto la vittoria di Nicola Latorre è figlio anche delle primarie, come mi pare abbia detto bene Introna. A questo si aggiunge la personalità di Vendola, un politico fuori dagli schemi che proprio per il suo linguaggio vicino alla vita reale, più che alla politica di palazzo, è in grado di catalizzare l’attenzione della gente “normale”, quella che non vive per la politica.
2. Perché “i militanti” dovrebbero essere meno capaci dei “dirigenti” nell’arte di scegliere un buon candidato? Forse il militante vive su un altro pianeta? Forse il militante non lavora, non sente le chiacchiere al bar, non va alla partita, insomma non vive la sua realtà territoriale? Probabilmente lo fa più del “dirigente”. E quindi forse conosce meglio gli “umori”, il sentimento profondo della società in cui vive. E poi diciamo anche che tra quegli 80mila elettori solo una minoranza era iscritta ai partiti. Il resto erano cittadini con un orientamento politico, non “militanti”, ne che meno estremisti.
3. Non sono pugliese, ma credo di conoscere la Puglia e i suoi abitanti. E la mia vita politica si è svolta in buona parte nel Mezzogiorno. Vendola è in grado di parlare ai pugliesi suscitando il meglio del retaggio culturale di questa terra. Si dice che non sfonda “al centro”. Può darsi. Io so che sfonda a destra. Può sembrare paradossale che un gay comunista possa attirare il consenso di elettori lontani, ma ci sono temi (penso alla legalità, allo stato sociale, al lavoro) sui quali la sensibilità dei cittadini che votano a destra è molto alta. Nichi è il campione di questi temi. Fitto cos’ha da opporvi? La chiusura di reparti ed ospedali? Un suo assessore arrestato? Quanti elettori di destra hanno già votato per il centrosinistra perché indignati della condotta morale di alcuni esponenti del Polo o perché il loro comune s’è visto privato di un’assistenza sanitaria decente?
In conclusione, credo che sarebbe un errore se il centrosinistra cadesse preda di un leninismo di ritorno. Non bisogna avere paura di dare la parola al popolo. I cittadini sono maturi per scegliere. Non facciamo l’errore di quelli sui quali ironizzava Bertold Brecht quando disse che, visto che il governo e il partito non possono sbagliare e non si possono cambiare, allora bisogna cambiare il popolo.
Il centrosinistra – i partiti, le associazioni, i cittadini che lo compongono – possono oggi offrire a questa regione un’alternativa politica più credibile di quanto non fosse prima delle primarie.
31 gennaio 2006 alle 7:30