Gli elettori di centrosinistra, in Sicilia, vanno verso le primarie. E’ passato meno di un anno dall’esperienza pugliese, e ora Rita Borsellino, candidata dalla società civile, dal PRC, dal PdCI, dai Verdi, dallo Sdi, dal movimento erede della rete di Orlando, è sostenuta anche dai DS e sfida il moderato Latteri. In Sicilia si può aprire una nuova stagione: dalla qualità delle primarie, da una nuova soggettività democratica può venire la forza per sconfiggere Cuffaro, la cattiva politica, l’infiltrazione mafiosa.

La Sicilia, ancora una volta, è diventata un laboratorio per la politica nazionale. Una situazione ingarbugliata, quella della candidatura del centrosinistra alla presidenza della Regione, che teneva con il fiato sospeso non solo i siciliani ma l’intero mondo politico, ha trovato una soluzione positiva e oserei dire “logica” nella proposta di Rita Borsellino, ora appoggiata anche dai Democratici di Sinistra.
Rita Borsellino rappresenta, a nostro parere, una candidatura vincente perché in discontinuità con la gestione di Totò Cuffaro (dico “gestione” perché la parola “governo” è eccessiva se riferita all’attuale giunta regionale). Non vanno tenute in considerazione alcuna le sirene di chi, come una cantilena, ripete che una candidatura “radicale” è perdente in una regione moderata come la Sicilia. Sono balle. Balle politologiche. Ho l’esperienza diretta della candidatura di Nichi Vendola in Puglia, nata in modo non dissimile da quella di Rita Borsellino, cioè attraverso comitati sorti un po’ ovunque nel territorio che hanno richiamato alla partecipazione persone di ogni provenienza, spesso lontane dalla politica. In Puglia, la situazione iniziale era anche peggiore: un candidato gay, comunista, un po’ anarchico. Sostenuto solo da due partiti (Rifondazione e Verdi) che insieme non si avvicinano neppure al 10% dell’elettorato. Contro di lui tutti gli altri partiti, tutto il ceto politico, tutti i giornali e le televisioni. Eppure Vendola ha vinto le primarie e poi la sfida con Raffele Fitto, il rampollo di una famiglia democristianissima e presidente uscente.
Mi pare quindi che si possano fare dei confronti, con analogie e differenze, tra il caso pugliese e quello siciliano. Ciò che accomuna le due esperienze è la spinta della società civile, la spontanea partecipazione ad una avventura. E, dato politico rilevante, la capacità della sinistra del centrosinistra di indicare una candidatura e uno stile di governo.

Dicevo che la candidatura di Rita Borsellino è una candidatura potenzialmente vincente. Perché? Perché non hanno fondamento le politologie che indicano nella conquista del “centro” la via obbligata per conquistare il governo di una terra ritenuta moderata? Il perché è semplice: i cittadini siciliani conoscono bene l’incapacità, l’inefficienza, il clientelismo dell’attuale giunta. Per non parlare dei legami con la mafia che la magistratura sta indagando (e le intercettazioni riguardo l’appalto del Ponte di Messina gettano una luce inquietante sulla correttezza della gara e sul ruolo di esponenti politici nazionali e locali, per fare i nomi Cuffaro e Dell’Utri). La Sicilia in questi anni non è cresciuta, non si è modernizzata, non è diventata quel porto verso il Mediterraneo e la Cina come era stato promesso (e come un po’ troppo ottimisticamente viene previsto per il 2011). Le condizioni concrete delle persone si sono aggravate, non è stata data risposta al disagio sociale, alla disoccupazione, all’arretratezza che in alcune zone è semmai cresciuta. I siciliani sentono, come sentivano i pugliesi, l’esigenza di un cambiamento. Una vera discontinuità. Può quest’ultima essere assicurata da personaggi che fino all’anno scorso erano organici con la gestione Cuffaro? Non pare credibile. Il “cambio”, per usare un’espressione in voga in America latina, è possibile solo se i programmi, le persone, i comportamenti alludono al futuro e diverso governo della Regione. Ecco perché Rita Borsellino è vincente. Ecco perché la sua candidatura muove cittadini e cittadine e non solo e non tanto il ceto politico.
E’ un bene che i Democratici di Sinistra abbiano scelto la sua candidatura. Ma questo non può farci dimenticare gli errori – in certi casi i disastri – di questi mesi da parte del fornte “riformista”. Il veto contro la candidatura di Claudio Fava (non è bastato che stracciasse Cuffaro alle Europee per dimostrare la sua forza?). La vicenda Baudo, nella quale un maestro della televisione si è dimostrato più responsabile e accorto di tanti politici navigati, rifiutando di candidarsi. Fino agli ultimi giorni, con la proposta Latteri avanzata dalla Margherita in modo unilaterale, le titubanze dei Ds, il tentativo di convincere altri esponenti a scendere in campo pur di non cedere alla “logica” candidatura di Rita Borsellino. E l’ostracismo contro Leoluca Orlando, uomo e politico con il coraggio delle sue idee, al quale voglio esprimere da queste pagine la mia solidarietà umana e politica. Non richiamo alla mente tutto ciò per denigrare una classe politica “riformista” che certo ha dimostrato di essere inadeguata. Ma per sottolineare come la Sicilia (anche qui in sintonia con la Puglia) smentisce il luogo comune per cui sono i settori più “moderati” a dover esercitare la guida delle coalizioni politiche perché forze più “responsabili”. Vogliamo parlare invece della “responsabilità” dimostrata da Fava che ha voluto evitare di dividere i Ds sulla sua persona? Della “responsabilità” dimostrata da Rifondazione Comunista che ha messo insieme, intorno a Rita Borsellino, un fronte ampio che ha ricompresso anche forze lontane dalla sinistra radiale come lo Sdi e l’Udeur? Vogliamo parlare della “responsabilità” del Pdci che ha rinunciato al suo candidato? La candidatura di Rita Borsellino, insomma, ha un valore non solo locale, csì come è stato per quella di Nichi Vendola. Dimostra due fatti: che la sinistra del centrosinistra è forse più “adatta a governare” di certi settori più moderati; e che l’ipotesi di un partito unico democratico-riformista-moderato tra Ds e Margherita è un OGM, un organismo geneticamente modificato e quindi sterile. Tanto sterile che non ha saputo figliare una candidatura unitaria alle regionali siciliane.
Ma tutto ciò è passato e lo lasciamo a chi indaga la politica. Ora davanti alla Sicilia si apre una porta dalla quale è obbligatorio passare se si vuole cambiare. La porta è rappresentata dalla candidatura di Rita Borsellino, dalla sua storia, dal suo impegno. Dal compimento di quella stagione della primavera siciliana – vissuta da me in prima persona come segretario regionale del Pci-Pds – che dagli anni ’90 ha provato ad offrire alla regione una alternativa. Una stagione che ha dei nomi: quelli di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone. Quelli di Claudio Fava e di Leoluca Orlando. Quelli di Rita Borsellino, di Maria Falcone, di Tano Grasso. Quella stagione ha lasciato sedimenti profondi. Anche se dopo sono tornate vecchie pratiche, i siciliani sanno bene che lì c’è una speranza di riscatto e se vorranno cambiare, come credo, andranno in quella direzione.
Dall’altra parte di quella porta c’è una Sicilia nuova. E mi auguro, anzi, sono sicuro, che la maggior parte dei siciliani vorrà varcarla.

(per la rivista 109)

8 Risposte a “L’occasione della Sicilia”
  1. Elisabetta scrive:

    Mia figlia Marcella si è laureata in giurisprudenza, voleva fare il magistrato a Palermo e stare vicina a Falcone e Borsellino.
    Ma quando è morto Borsellino si è ammalata di bulimia. E’ stato un calvario per tutti. Ora sta bene, ma quel periodo resterà sempre nel mio cuore.

  2. Elisabetta scrive:

    Mia figlia Marcella si è laureata in giurisprudenza, voleva fare il magistrato a Palermo e stare vicina a Falcone e Borsellino.
    Ma quando è morto Borsellino si è ammalata di bulimia. E’ stato un calvario per tutti. Ora sta bene, ma quel periodo resterà sempre nel mio cuore.

  3. Elisabetta scrive:

    Mia figlia Marcella si è laureata in giurisprudenza, voleva fare il magistrato a Palermo e stare vicina a Falcone e Borsellino.
    Ma quando è morto Borsellino si è ammalata di bulimia. E’ stato un calvario per tutti. Ora sta bene, ma quel periodo resterà sempre nel mio cuore.

  4. Elisabetta scrive:

    Mia figlia Marcella si è laureata in giurisprudenza, voleva fare il magistrato a Palermo e stare vicina a Falcone e Borsellino.
    Ma quando è morto Borsellino si è ammalata di bulimia. E’ stato un calvario per tutti. Ora sta bene, ma quel periodo resterà sempre nel mio cuore.

  5. Elisabetta scrive:

    Mia figlia Marcella si è laureata in giurisprudenza, voleva fare il magistrato a Palermo e stare vicina a Falcone e Borsellino.
    Ma quando è morto Borsellino si è ammalata di bulimia. E’ stato un calvario per tutti. Ora sta bene, ma quel periodo resterà sempre nel mio cuore.

  6. Massimo scrive:

    Li ho conosciuti tutti i personaggi dell’articolo, persone meravigliose come lo sono tutti i siciliani.

  7. Massimo scrive:

    Li ho conosciuti tutti i personaggi dell’articolo, persone meravigliose come lo sono tutti i siciliani.

  8. Massimo scrive:

    Li ho conosciuti tutti i personaggi dell’articolo, persone meravigliose come lo sono tutti i siciliani.