Sabato scorso Roma è stata invasa dalla prima manifestazione nazionale per la casa dopo tanti anni. Sono stato presente, in coerenza con le posizioni sostenute in Parlamento in queste settimane e di cui ho dato conto anche nel mio blog. Ma perché tanta insensibilità da parte di molte componenti, soprattutto moderate, dell’opposizione? Di seguito il mio articolo uscito su Liberazione.

Nei film dell’orrore, quasi sempre, i protagonisti si ritrovano in una casa abbandonata infestata dai fantasmi. In Italia, di case così, ce ne sono una su quattro. Magari senza fantasmi e meno terrificanti di quelle dei film. E però pur sempre disabitate. Un fatto grottesco se si pensa alla crisi abitativa del nostro paese: 250mila famiglie e single, ogni anno, si mettono alla ricerca di una abitazione. E gli affitti, in 4 anni, sono cresciuti dell’80%. Considerando la modestissima crescita degli stipendi, si tratta di un salasso insostenibile per milioni di famiglie. Secondo le previsioni del Cresme nel 2007 (cioè domani) il 40% delle buste paga andrà in canoni di locazione. Non va meglio per chi la casa vorrebbe comprarla: sempre i dati del Cresme rivelano che con uno stipendio impiegatizio servono 18 annualità per acquistare una casa in una grande città come Roma o Milano. Poco meno della metà dell’intera vita lavorativa. Con un mutuo trentennale occorre versare ogni mese quasi mezzo stipendio. Facile se si pensa che dal ’98 al 2004 i prezzi delle abitazioni sono saliti del 51%. Basta sfogliare gli annunci economici sui giornali per rendersi conto che abitare in una casa che non sia “fuori porta” o in un piccolo centro è improponibile per una famiglia media.
La situazione è precipitata negli ultimi anni, per quanto riguarda gli affitti, dopo l’abolizione dell’equo canone e con la dismissione delle case degli enti. Queste ultime, al netto degli scandali sui quali la destra ha marciato durante i governi di centrosinistra, erano un ammortizzatore sociale per molte famiglie e contribuivano a calmierare i prezzi degli immobili privati. Poi è arrivato Tremonti con le sue cartolarizzazioni, nelle quali la parte del leone l’hanno fatta grandi gruppi di immobiliaristi (dalla Pirelli RE al gruppo di Stefano Ricucci) che hanno potuto così accumulare enormi ricchezze tali da poter scalare uno dei più grandi gruppo editoriali del paese. La riforma dei contratti di locazione, poi, ha lasciato al “libero mercato” la determinazione della maggioranza dei contratti. Significa, in sostanza, che il canone viene pattuito tra inquilino e padrone di casa: ma, come chiunque può capire, il questa “libera contrattazione” esiste un soggetto forte (il padrone) e uno debole (l’inquilino). Ciò, unito ad elementi di speculazione come appunto le case sfitte, ha portato in pochissimo tempo agli aumenti vertiginosi di cui ci dà conto il Cresme. Gli interventi statali si sono limitati alla legge 431/98 che assegna ai comuni dei fondi (l’anno scorso la metà di quanto richiesto) per contribuire agli affitti delle famiglie più disagiate. Questo meccanismo, però, oltre ad essere un blando intervento a valle del problema, innesca una spirale perversa per il quale il padrone di casa è indotto ad aumentare il canone (quando non intervengono elementi di truffa concordata tra lui e l’inquilino). L’attuazione della 431, inoltre, è stata parziale. Mentre i contratti di “libero mercato” l’hanno fatta da padroni, di fatto sono rimasti una esigua minoranza i contratti “concordati” tra i rappresentanti dei proprietari e i sindacati degli inquilini. Su questo fronte occorrerà intervenire in sede di revisione della legge affinché si ribalti la logica finora seguita e il contratto concordato divenga la regola mentre quello a libero mercato l’eccezione.
Aggiungiamo a tutto ciò il sostanziale blocco nella costruzione di nuove case popolari e avremo il quadro di una situazione devastata, nel quale il lasseiz faire ha dimostrato tutto il suo potenziale socialmente dirompente.
Contro questa politica e contro la possibilità che 600.000 (seicentomila!) persone in tutt’Italia siano sfrattate a breve, sabato prossimo ci sarà una grande manifestazione nazionale, a Roma, in occasione della giornata “Sfratti Zero”, indetta con un appello sottoscritto tra gli altri da decine di associazioni, parlamentari, amministratori. Una iniziativa di massa per chiedere il ripristino del diritto alla casa, nei fatti negato ai più, al punto tale che nel febbraio di quest’anno l’Italia è stata sottoposta ad una missione ispettiva dell’Onu (è il primo caso per un paese del G8). Per chiedere il congelamento delle cartolarizzazioni, la riforma della legge 431/98 che ha liberalizzato il mercato degli affitti, e nuovi ingenti finanziamenti all’edilizia residenziale pubblica e sovvenzionata (le case popolari e quelle in cooperativa).
L’Unione ha aperto, pochi giorni fa, un tavolo formato dai parlamentari che si occupano della questione in commissione Ambiente e Lavori Pubblici e dagli assessori regionali al ramo. Un tavolo che ha visto una convergenza su diverse questioni e nel quale si sta cercando di approdare ad una sintesi condivisa che permetta all’Unione di presentarsi ai cittadini con un programma in netta discontinuità con le politiche del centrodestra ma anche con molti aspetti di quelle attuate dal centrosinistra durante i governi dell’Ulivo.

2 Risposte a ““Sfratti zero”!”
  1. SALVATORE ESPOSITO scrive:

    grazie ministro Di Pietro che bella legge non prorogare gli sfratti esimio ministro voglio anch’io la casa allo stesso prezzo che avete dato a tutti i politici con quelle sonvenzioni, anche i disoccupati possono conprare casa a quei prezzi!!! fammi sapere una persona con un solo stipentio come fa a comprare casa. O affittare, se non possono comprare vogliamo pagare l’affitto come lo paga il sig Veltroni il sig Mastella e quel galantuomo di Franco Marini prima stava con i lavoratori ora sta con i proprietari VIVA L’ITALIA DEI POLITICI NOSTRANI I CHE BRAVA GENTE ONESTA!!! CHE C’E’ L’INVIDIANO ANCHE GLI AFRICANI

  2. jhonlettergi scrive:

    german right me elephant global wood boy house