Gli ottanta anni di Achille Occhetto sono l’occasione per ritornare sul ruolo che questo grande dirigente anticonformista ha avuto nella vicenda della sinistra italiana, e nel faticoso cammino intrapreso in quegli anni alla ricerca di strade nuove. Se ci fosse una comunità della sinistra, oggi dovrebbe sentire questo come un momento di riconoscimento e, in qualche modo, di risarcimento per la statura politica e culturale di Occhetto.
Oggi quella comunità non c’è. Per anni la sinistra ha vissuto sé stessa come un cumulo di errori, bisognosa di legittimarsi. La ricerca occhettiana, e di tante e tanti allora e oggi, e il debito che tutti abbiamo verso quella storia, è invece quella di una “rivoluzione copernicana”, che metta al centro i contenuti di una sinistra nuova, capace di cambiare il mondo, di contrastare le ingiustizie, di affermare le libertà.
Oggi il tema dei rifugiati e dei migranti è il cuore di questa “rivoluzione”. Fare gli auguri a Achille Occhetto significa quindi non smettere di interrogarsi e di provare a creare le condizioni di un inizio nuovo.
4 marzo 2016 alle 6:03
Ben detto
Ciao Pietro
Mauro