Archivio per febbraio 2021

Non c’è dubbio alcuno sul fatto che la formazione del Governo presieduto da Mario Draghi rappresenti una doppia sconfitta, per la politica e per il Partito Democratico. Per la politica, perché la malattia del sistema italiano purtroppo si conferma molto grave, e per il PD che vede sgretolarsi la fragile strategia politicista imbastita con i grillini.

Recentemente ho cercato di esaminare (in Servirsi del Popolo, La nave di Teseo, 2020) le ragioni di questa malattia, da ricercare in una deriva verticistica, elitaria, in definitiva antidemocratica delle classi dirigenti del Paese, e non solo di quelle dei partiti. In questa legislatura molto strana, nella quale a livello popolare c’erano stati due vincitori (il centrodestra, a guida salviniana, e il M5S) e un perdente, il PD, il gioco delle alleanze a un certo punto, dopo lo schianto della maggioranza gialloverde, sembrava aver preso la strada della costruzione di un nuovo polo democratico e progressista, rappresentato dal Governo Conte bis. La crisi aperta da Matteo Renzi, strumento nelle mani dei poteri forti del Paese, ha frantumato questa ipotesi, creando un’assoluta anomalia nell’Europa, quella di un’alleanza tecnico-politica che vede insieme sovranisti, per l’occasione mascherati, e europeisti, a forte guida dei gruppi economico-finanziari dominanti. L’obiettivo di FCA, il cui core-business industriale dell’automobile è ormai assorbito dalla nuova guida a trazione francese di Stellantis, è quello di mettere le mani sui 209 miliardi di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, insieme al gruppo Berlusconi, a Benetton, alle grandi banche e alle grandi aziende pubbliche, e ad altri partners della solita cordata di liberisti all’amatriciana, pronti a socializzare le perdite e a privatizzare i profitti. (continua…)

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(Strisciarossa, 15 febbraio 2021)

La sinistra (mi riferisco alle sue idee, e alle forze che seppur timidamente si richiamano ai suoi valori) svolge una funzione ancillare nella potente operazione che la grande borghesia italiana ha avviato col governo Draghi. Si tratta di una borghesia il cui carattere, con molte lodevoli eccezioni, più che imprenditore, è prenditore, e talvolta persino predatorio, e che segna indelebilmente la nuova stagione politica italiana.

Le correnti del PD che controllano i gruppi parlamentari hanno espresso tre ministri, sicuramente competenti, tutti maschi, tutti e tre del nord del Paese, collocati in dicasteri in cui possano disturbare il meno possibile l’allocazione e la gestione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Dario Franceschini, che ha fatto un buon lavoro negli anni passati per rilanciare la cultura come componente importante di un nuovo sviluppo, si vede sottrarre, per ragioni di equilibrio politico, il turismo, con una scelta sinceramente insensata. Andrea Orlando sarà un ottimo interlocutore per il sindacato, e non mi sfugge l’importanza di questa scelta. Lorenzo Guerini, nella migliore tradizione democristiana, è stato invisibile. Anche Roberto Speranza, espresso da Articolo Uno, vede giustamente riconfermato il suo ruolo nella gestione sanitaria della più grave emergenza del secondo dopoguerra. Ma tutto ciò non basta a dare un ruolo centrale al Partito Democratico e a quanto altro resta della sinistra. L’assenza di figure femminili della sinistra nel Governo è, per il PD, una scelta insensata e suicida. (continua…)

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