Archivio per luglio 2016

L’Unità di domenica 10 luglio ha pubblicato questo mio articolo

I novant’anni di Aldo Tortorella sono per me -e credo per la generazione che partecipò alla grande esperienza collettiva della FGCI degli anni ‘80 e dei movimenti per la pace- l’occasione per un tributo speciale a questo straordinario dirigente del PCI e della sinistra.

La ragione di questo tributo è che Tortorella è stato, nella ricca galassia del gruppo dirigente dei comunisti italiani, un vero eterodosso, in qualche modo un “eretico” e un grande innovatore. A lui l’etichetta di “conservatore” che, con molta furia ideologica nuovista, è stata appiccicata a molti uomini politici che criticavano la direzione di marcia presa dalla sinistra dell’ultimo ventennio, non si addice in alcun modo. Né tanto meno quella di “dogmatico” o “ortodosso”. Non torno sulla parte della vita del Tortorella giovane, che ho conosciuto solo di riflesso: partigiano, studente e poi laureato in filosofia, giornalista, dirigente della Federazione Milanese del PCI, direttore dell’Unità dal 1970 al 1975, anni cruciali per l’Italia. Già in questo percorso, a partire dalla passione per la filosofia, c’è il segno di uno spirito libero, impegnato nella ricerca intellettuale e nell’azione politica. Mi preme sottolineare come Tortorella abbia contribuito in modo decisivo all’apertura del PCI alle nuove istanze e culture emerse nel 1968 e negli anni ‘70. La sua passione per le nuove culture femministe e per l’affermarsi del pensiero della differenza , il suo rapporto come responsabile culturale del PCI col mondo dell’Università, e anche con culture più critiche nei confronti dell’ortodossia di partito, la sua vicinanza politica e umana a Enrico Berlinguer, tutto ciò segnala come Tortorella sia stato una delle sorgenti che ha alimentato l’innovazione tentata dall’ultimo Berlinguer (di cui ho avuto modo di parlare su queste pagine nel recente dibattito aperto da Biagio de Giovanni). Quell’ultimo Berlinguer fu, al contrario di una certa vulgata, il più innovatore: un comunista che cercava di andare oltre l’esperienza storica del movimento operaio, addentrandosi nel mondo dei nuovi bisogni e dei nuovi diritti, a partire dalla soggettività femminile, di una nuova ricerca nel rapporto tra fede e politica, di un’idea di sobrietà e di austerità per cambiare modello di sviluppo; e, soprattutto, che aveva la netta convinzione che la sinistra si dovesse porre in termini nuovi, nell’era nucleare, la questione della pace e quella del “governo del mondo” -che poi abbiamo chiamato globalizzazione-. Dietro ognuno di questi temi, senza fare torto a Berlinguer che ebbe il merito, fra gli altri, di comprendere il valore di quel dirigente comunista atipico, si scorgono riflessioni, spunti, sollecitazioni proposte da Tortorella. Mi piace ricordare quanto Tortorella sia stato uno dei dirigenti più critici del mondo sovietico e del cosiddetto “socialismo reale”. (continua…)

Comments Commenti disabilitati