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C’è solo da sperare che il gran caldo sciolga il durissimo dibattito sulle regole che agita il Partito Democratico. Sono all’opera stuoli di professionisti dello statuto e di appassionati dei codicilli. Piacerebbe di più vedere all’opera con lo stesso slancio i capicorrente e i capicordata, di vecchie e di nuove generazioni, rock o pop, old o trendy, con l’obiettivo di dare un’anima a questo Partito, un programma fondamentale, un “quid”.
So bene quanto le regole siano importanti, e quanto della loro violazione o del loro stravolgimento si facciano scudo quelli che pensano di avere le idee della forza , ma non hanno la forza delle idee. Ma possibile che in questi giorni, in un’estate tanto difficile per milioni e milioni di italiani, nell’attesa della sentenza della Cassazione per il processo Mediaset, il PD, forza di governo nazionale, nella maggioranza delle Regioni, nella stragrande maggioranza degli Enti Locali, non senta il bisogno di dare un messaggio di speranza e di fiducia agli italiani?
A mio avviso bisognerebbe dire con semplicità, in questo fine luglio, tre cose.
La prima è che il Governo presieduto da Enrico Letta deve cambiare passo sul lavoro, su un’idea di sviluppo “green” legato alla cultura, al turismo, all’agroalimentare, sul sociale, per affrontare in modo attrezzato un autunno che si annuncia duro, malgrado i timidi segni di ripresa raccontati in queste ore da Prometeia. Ci si aspetta che il PD ogni giorno dica lavoro, lavoro, lavoro, rispetto all’ossessione dell’Imu abolita anche ai ricchi che propone la destra.
La seconda cosa che bisognerebbe dire è che questa fase politica straordinaria e, speriamo breve, deve subito mettere in sicurezza la democrazia con una legge elettorale che cancelli il Porcellum; e che mai, e poi mai si può procedere a governare in una condizione obbligata dai problemi interni alla destra. La fine di questo Governo dovrebbe avvenire un minuto dopo il riproporsi di pesanti tentativi di condizionamento, legati prevalentemente alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. (continua…)
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