Archivio per luglio 2013

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Qui di seguito le mie conclusioni al convegno “la Costituente delle idee” del 21 giugno scorso

Se dovessi dire quale è il tratto comune che mette insieme esperienze e storie diverse come quelle che hanno promosso questo incontro, questo tratto è una grande febbre: una preoccupazione gigantesca per il fatto che per la prima volta nella storia della Repubblica noi, che affondiamo le nostre radici nella lotta partigiana, nell’antifascismo, nella Costituzione della Repubblica italiana ( e Dio solo sa quanto va difesa), vediamo proprio il popolo, quel lavoro dell’art.1, che non ha rappresentanza, o non sente di essere pienamente rappresentato dalla politica così come è oggi; e soprattutto dalla forza dei democratici che lì ha la ragione della sua esistenza. Questo è il nostro comune grande cruccio.

Quando tu perdi nei quartieri popolari di tutte le città, quando in quegli stessi quartieri poi non si vota alle amministrative, quando lì l’astensionismo è di gran lunga il primo partito, si apre una ferita profonda nella democrazia. Non sono fatti nuovi, non sono fatti nati solo ora o da imputare solo a responsabilità degli ultimi anni: sono fatti molto profondi. Ma mai lo scollamento è diventato così acuto, così grande, con il rischio che la democrazia sia vissuta come un fatto negativo, con il rischio che il risentimento sociale nei confronti delle classi dirigenti e di chi fa politica e degli intellettuali, sia il tratto dominante di quel che noi poi, con scorciatoie che un po’ giustificano noi stessi, chiamiamo populismo. Dietro a questa parola consolatoria c’è altro: c’è solitudine, c’è disperazione, c’è povertà, c’è disoccupazione, ci sono gli esodati e chi si vede allontanare o sconvolgere all’improvviso tutte le proprie prospettive di vita. E così il mutuo, o il sostegno ai propri figli che devono affermarsi diventano impossibili. Ma andiamo al di là di questa narrazione. (continua…)

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C’è solo da sperare che il gran caldo sciolga il durissimo dibattito sulle regole che agita il Partito Democratico. Sono all’opera stuoli di professionisti dello statuto e di appassionati dei codicilli. Piacerebbe di più vedere all’opera con lo stesso slancio i capicorrente e i capicordata, di vecchie e di nuove generazioni, rock o pop, old o trendy, con l’obiettivo di dare un’anima a questo Partito, un programma fondamentale, un “quid”.

So bene quanto le regole siano importanti, e quanto della loro violazione o del loro stravolgimento si facciano scudo quelli che pensano di avere le idee della forza , ma non hanno la forza delle idee. Ma possibile che in questi giorni, in un’estate tanto difficile per milioni e milioni di italiani, nell’attesa della sentenza della Cassazione per il processo Mediaset, il PD, forza di governo nazionale, nella maggioranza delle Regioni, nella stragrande maggioranza degli Enti Locali, non senta il bisogno di dare un messaggio di speranza e di fiducia agli italiani?

A mio avviso bisognerebbe dire con semplicità, in questo fine luglio, tre cose.

La prima è che il Governo presieduto da Enrico Letta deve cambiare passo sul lavoro, su un’idea di sviluppo “green” legato alla cultura, al turismo, all’agroalimentare, sul sociale, per affrontare in modo attrezzato un autunno che si annuncia duro, malgrado i timidi segni di ripresa raccontati in queste ore da Prometeia. Ci si aspetta che il PD ogni giorno dica lavoro, lavoro, lavoro, rispetto all’ossessione dell’Imu abolita anche ai ricchi che propone la destra.

La seconda cosa che bisognerebbe dire è che questa fase politica straordinaria e, speriamo breve, deve subito mettere in sicurezza la democrazia con una legge elettorale che cancelli il Porcellum; e che mai, e poi mai si può procedere a governare in una condizione obbligata dai problemi interni alla destra. La fine di questo Governo dovrebbe avvenire un minuto dopo il riproporsi di pesanti tentativi di condizionamento, legati prevalentemente alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. (continua…)

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