Archivio per 6 giugno 2013

Enrico Letta, appassionato di Subbuteo (raccontano i giornali), con la sua calma serafica, di antica scuola democristiana, ha compiuto in questi giorni un doppio passo tanto inaspettato quanto spettacolare. Prima si è dichiarato favorevole al presidenzialismo (semi, intero, in salsa italiana: ancora non si capisce), plaudito dalla destra di governo e soprattutto dalla folta e trasversale lobby di Vedrò -la fondazione del premier- presente al Governo. Si è inteso per un attimo quale intendimento profondo abbia Letta, e quale riscrittura della dialettica nel Partito Democratico e nel sistema politico voglia proporre dalla poltrona di Palazzo Chigi.
Poi, e in un certo senso l’uscita è ancora più sorprendente, Letta ha annunciato per la prima volta l’idea che il suo è un Governo per cinque anni, per tutta la legislatura. Ma come? Non era emergenza? Eccezionalità? Convergenza temporanea ed obbligata per fare alcune riforme, fra avversari che presto sarebbero tornati a combattersi, esattamente come in queste ore si sta facendo senza esclusione di colpi fra Ignazio Marino e Gianni Alemanno? No. Avevamo capito male. Se non si faranno le riforme in questi diciotto mesi, Letta si dimetterà, ma se si faranno, il Governo durerà cinque anni. Un incubo. (continua…)

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