Archivio per maggio 2013
Nel primo turno delle elezioni amministrative c’è, accanto al drammatico accentuarsi della disaffezione dal voto e dalla politica, un dato importante da cui ripartire: il Partito Democratico, pur entrato in una crisi profonda, e coinvolto obtorto collo in un’esperienza di governo eccezionale, rimane suo malgrado l’unica forza da cui può ricominciare una storia progressista, una vicenda nuova della sinistra.
Questo succede per più ragioni: la qualità e l’onestà di larga parte del le classe dirigenti locali, in rapporto alla scarsa offerta politica delle altre parti; l’assenza di quei traini personali -Silvio e Beppe, e verrebbe da dire ora Silvio Grillo e Beppe Berlusconi- dalla competizione locale; la sofferenza acuta dell’elettorato di destra, a cui si è detto per anni che i “comunisti” erano il male assoluto, per il Governo Letta; la scelta politica del M5S di rifiutare la proposta di alleanza venuta dal PD; la tenuta di alleanze locali di centrosinistra, dal nord al sud, malgrado le diverse collocazioni parlamentari in rapporto al Governo. (continua…)
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Mi ha scritto su Facebook Pietro Masina, giovane professore universitario all’Orientale di Napoli, e antico militante della FGCI, a proposito di un mio recente post sul blog.
CaroPietro
un commento sul tuo articolo sull’Unità del 4 maggio. Sta emergendo con forza la necessità di riunificare la sinistra all’interno di un unico partito, mettendo al centro le cose che uniscono e imparando ad affrontare in modo costruttivo le differenze. Tuttavia rischiamo di dividerci inutilmente sulle due ipotesi in campo: dare battaglia nel PD o spendersi subito nella costruzione di una nuova forza che superi PD e SEL. Ci sono serie motivazioni a favore dell’una o dell’altra strada e non serve richiamarle qui.
Nel frattempo, però, sta già succedendo una cosa straordinaria. Te ne sarai accorto anche tu. In tutta Italia stanno nascendo gruppi in cui il popolo della sinistra ha ripreso a lavorare insieme, a prescindere dal fatto che alcuni siano iscritti al PD, a SEL, o siano semplici elettori della sinistra. Io stesso un paio di settimane fa mi sono lanciato nella costruzione di un gruppo su facebook e quasi magicamente siamo già arrivati a 2100 membri (ti ho anche invitato, così vedi di che si tratta). Questo enorme fermento non mi sembra paragonale con l’esperienza di Sinistra Europea. E’ completamente diverso il contesto. Mi sembra che in gran parte delle persone sia netta l’idea che tutte queste energie non devono portare alla costruzione di un altro partito o partitino, ma alla costruzione DEL partito della sinistra. Se questo partito potrà essere un PD completamente rinnovato oppure un nuovo partito lo capiremo più avanti. Ma intanto possiamo già iniziare a riannodare le fila e lavorare insieme. Mi sembra che la stessa SEL la pensi in questi termini.
PS A me sembra molto probabile che dal governo Letta nasca un nuovo partito centrista. Così leggo gli sforzi (non gli errori) di Napolitano degli ultimi due anni. Anche per questo mi sembra urgente cominciare a rimettere in campo le ragioni della sinistra senza già prefigurare le soluzioni organizzative finali.
Un abbraccio, Pietro Masina.
Questa la mia risposta.
Caro Pietro, grazie per il dialogo così costruttivo. Penso che il futuro del PD sia un problema che interessa tutta la sinistra e tutta l’Italia. Anche chi questo Partito non l’ha votato, o oggi dissente dalle scelte compiute in questi giorni. Se questo partito si dissolvesse o si autodistruggesse il danno sarebbe enorme per i lavoratori, per la società, per la democrazia italiana. Come penso che sia importante per chi nel PD crede in un futuro di sinistra nuova, profondamente connesso al socialismo europeo, dialogare insieme con quel vasto popolo che ha valori di sinistra, e che oggi, anche attraverso la rete, si sta mettendo in moto. La mia contrarietà a ipotesi di federazioni o ammucchiate a sinistra è radicale: abbiamo già dato, con pessimi esiti. Ciò che conta è il profilo socialista e riformista, e l’idea di una sinistra di governo, che rilanci una sfida che in questi anni, come dimostrano gli ultimi eventi, è stata perduta.
Per parte mia sono intenzionato, anche uscendo dal riserbo di questi anni e assumendomi delle responsabilità, a dare una mano perché nel PD si affermi una linea, largamente condivisa nell’elettorato e nella società, di autonomia della sinistra. Il modo in cui in queste ore si è sottoposta la candidatura di Gianni Cuperlo, che incarna a mio giudizio questa prospettiva, a veti e a letture deformanti, la dice lunga sulla battaglia che c’è da fare. Non ho idea di cosa succederà all’Assemblea di sabato. Ma l’esplosione di un meccanismo correntizio degenerato può essere dirompente. Se quei veti prevarranno, sarà necessario che Cuperlo si assuma una responsabilità candidandosi al Congresso, attorno ad una piattaforma volta a aprire le condizioni di un nuovo PD e di una nuova sinistra. In ogni caso a quel Congresso sarà presente una posizione che muovendo dalle componenti più innovative della storia della sinistra italiana -penso alla nostra comune esperienza nella nuova FGCI degli anni 80, importante almeno tanto quella di quei giovani DC che oggi sono al Governo- proponga un altro paradigma, rispetto a quello degli ultimi anni, per il futuro del PD. Anch’io sono pronto a dare un contributo in prima persona a questa battaglia.
Sento, come penso te e tanti altri delle nostre generazioni, la responsabilità di non assistere impotenti all’evaporazione di valori e idee della sinistra e di iniziare, in forme aperte, non leaderistiche, collettive, un nuovo percorso, di costruire una nuova comunità democratica. Un abbraccio a te. Pietro F.
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“Rimoriremo democristiani”, ha titolato Il Manifesto del 30 aprile scorso, parafrasando il celebre editoriale di Luigi Pintor del 1983 (“Non moriremo democristiani”).
Il forte impianto neo-Dc del Governo presieduto da Enrico Letta, solo temperato da alcune presenze di sinistra, e sostanzialmente confermato con la nomina di vice-ministri e di sottosegretari, non può essere una sorpresa. Si tratta della logica conclusione, per alcuni versi ineluttabile, di una lunga marcia verso l’evaporazione della sinistra italiana. Non è qui la sede per dire quando sia cominciata, e quali siano state le sue tappe, succedutesi praticamente senza interruzione. La fine del bipolarismo iniziato nel 1994, con un governo di emergenza di cui non si conoscono né il programma né la durata, fa riemergere, tanto nell’anima ex-dc quanto in quella ex-PCI, una vocazione centrista e moderata che c’entra assai poco coi bisogni profondi della società italiana.
Lo stesso Pierlugi Bersani, che ci ha messo del suo, ha dovuto infine constatare che lo schema politico su cui aveva preparato le elezioni -largamente condiviso dalla base del PD- era minoritario in gruppi parlamentari sulla carta largamente fedeli a lui.
Il tema del “che fare”, quindi, si pone come non mai con bruciante attualità. Non ci vuole poco a comprendere come i diversi cantieri alla sinistra del PD, annunciati in questi giorni, siano destinati a replicare, persino in forme caricaturali, i fallimenti degli anni passati. Avendo preso parte ad uno di questi cantieri -quello della Sinistra Europea- in cui le volontà programmatiche e riformistiche erano palesi, ho ricavato la lezione che il ceto politico autoreferenziale, più si ammanta di “purezza” ideologica di sinistra, più è chiuso e impermeabile alla società.
Mai come oggi il futuro della sinistra italiana si gioca invece nel PD, e nel prossimo Congresso. Questo sarebbe il momento perché tutti coloro che vogliono cominciare una nuova storia entrino nel Partito Democratico, per scuoterlo dal torpore programmatico, dalla vaghezza ideale e dal blocco correntizio e personalistico di questi anni, e per dargli un’anima: gioiremmo per un PD pienamente socialdemocratico, forza del lavoro, partito sociale.
Non è il momento di stracciare la tessera, e neppure di farla per stracciarla. Ma di ingaggiarsi in una battaglia perché cambi lo statuto del PD: e questo non sia più il leggero partito di un leader che non c’è, ma un moderno corpo intermedio, capace di usare la rete, struttura di mutuo soccorso, federazione di Case Democratiche, in grado di difendere e migliorare la vita delle persone, di promuovere la cultura e di formare nuove idee.
Il tema principale non è il Governo. Ma è, in questa fase, un profilo nuovo del PD che, costringendo il Governo a scelte di sinsitra e dettando un’agenda, ritessa (ci vorranno anni) una presenza nella società.
Se davvero nei prossimi giorni si andrà all’elezione di un nuovo segretario che prepara il Congresso -in queste ore si parla di una personalità fresca e capace come Gianni Cuperlo-, occorre immaginare il prossimo Congresso dei democratici non come la resa dei conti dei signori delle tessere e degli orfani di un posto al governo, ma come una Costituente delle idee di una nuova sinistra italiana, socialista ed ecologista, pienamente democratica. Vivremo socialdemocratici.
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