In queste ore si può solo sperare in un colpo d’ala di Pierluigi Bersani per rompere gli schemi che stanno appesantendo e avvelenando la corsa al Quirinale. La saggezza imporrebbe di volare alto, svincolandosi dal pantano di una situazione politico-parlamentare di difficilissima, se non impossibile soluzione. Lo spettacolo degradante che molti esponenti del Partito Democratico stanno dando, a partire da Matteo Renzi che agisce sempre più come leader di una nuova formazione, non incoraggia quella speranza che non è solo mia, ma che ho sentito da moltissimi in questi giorni. Il tema sono i prossimi sette anni: una figura che interpreti i sentimenti di disagio di larga parte dell’opinione pubblica, e che non spacchi il Paese a metà.
Sinceramente, con tutto il rispetto per la storia personale dei componenti della “rosa” di cui si parla in queste ore, sle risposte ipotizzate sono del tutto insoddisfacenti. Si tratta di esponenti politici, che hanno fortemente segnato la storia del nostro Paese: e che difficilmente possono interpretare qui sentimenti. Il piccolo suggerimento che ci sentiamo di fornire a chi dovrà scegliere, è quello di andare fuori dai partiti, e cercare una figura condivisa, prestigiosa, potenzialmente popolare e rassicurante, possibilmente una donna, capace di interpretare questo tempo.
L’Italia sta forse attraversando il momento più difficile della storia repubblicana: più degli anni di piombo, più del 92-93, tra stragi di mafia e tangentopoli. La politica non è mai stata così debole, corrosa da un personalismo senza idee e senza valori. Ma proprio la storia da cui viene il PD, e la lezione -che fu di Palmiro Togliatti, di Pietro Nenni, di Alcide De Gasperi, e poi trent’anni dopo di Enrico Berlinguer e di Aldo Moro- di anteporre sempre l’interesse generale a quello di parte, dovrebbe suggerire a Bersani, e agli altri co-protagonisti di questa vicenda, un colpo d’ala.