Archivio per aprile 2013

Un epilogo che diventa un prologo.
Tutto comincia da un epilogo. Quello che si è consumato la settimana scorsa in Parlamento, nelle ore delle elezioni del Presidente della Repubblica, è per molti versi un epilogo, la conclusione di una storia. Noi qui vogliamo vivere quell’epilogo come un prologo o, per dirla con espressione che non ebbe fortuna, come un nuovo inizio.
“La fine è il mio inizio”, racconta con saggezza Tiziano Terzani al figlio Folco.
In queste ore difficili, perfino drammatiche, in cui migliaia di militanti si interrogano sul senso stesso dello stare nel Partito Democratico, quando si va incontro ad una speriamo breve stagione (e limitata negli obiettivi) di “governo del presidente” compiamo non solo un atto di fede -nei valori costitutivi del PD- , ma decidiamo di essere protagonisti, insieme a tante e a tanti, della costruzione nel prossimo Congresso, in forma democratica e partecipata, di un punto di vista socialista, ecologista, solidale che proponga al PD un’identità forte e riconoscibile: una vera e propria “Costituente delle idee”, aperta senza pregiudizi a tutti. Il tema cruciale che ora si apre è quello del Partito: di cosa sia, nell’era digitale, un grande partito popolare di sinistra nella società.
La crisi del Partito Democratico, che approfondisce la crisi istituzionale e politica, e il solco con una parte crescente della società, è stata provocata da gravi errori di conduzione da parte del gruppo dirigente. Al fondo c’è stato non solo qualche difetto tattico: ma anche, e soprattutto, una sottovalutazione diffusa delle condizioni di vita della maggioranza delle persone, e del significato del risultato elettorale, che richiedeva maggiore consapevolezza autocritica e un’iniziativa più radicale e più innovativa.
Il PD è arrivato ad appuntamenti capitali, fino a quello dell’elezione del Presidente, come una litigiosa confederazione di capi corrente, se non di veri e propri partiti nel partito, che rispondono solo ad una loro disciplina interna, al loro feudatario di riferimento: tutto ciò è esploso nel voto dell’aula, umiliando il prestigio e la credibilità di una grande forza politica popolare nella quale credono milioni di elettori, a partire dal mondo del lavoro, e centinaia di migliaia di militanti. (continua…)

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In queste ore si può solo sperare in un colpo d’ala di Pierluigi Bersani per rompere gli schemi che stanno appesantendo e avvelenando la corsa al Quirinale. La saggezza imporrebbe di volare alto, svincolandosi dal pantano di una situazione politico-parlamentare di difficilissima, se non impossibile soluzione. Lo spettacolo degradante che molti esponenti del Partito Democratico stanno dando, a partire da Matteo Renzi che agisce sempre più come leader di una nuova formazione, non incoraggia quella speranza che non è solo mia, ma che ho sentito da moltissimi in questi giorni. Il tema sono i prossimi sette anni: una figura che interpreti i sentimenti di disagio di larga parte dell’opinione pubblica, e che non spacchi il Paese a metà.
Sinceramente, con tutto il rispetto per la storia personale dei componenti della “rosa” di cui si parla in queste ore, sle risposte ipotizzate sono del tutto insoddisfacenti. Si tratta di esponenti politici, che hanno fortemente segnato la storia del nostro Paese: e che difficilmente possono interpretare qui sentimenti. Il piccolo suggerimento che ci sentiamo di fornire a chi dovrà scegliere, è quello di andare fuori dai partiti, e cercare una figura condivisa, prestigiosa, potenzialmente popolare e rassicurante, possibilmente una donna, capace di interpretare questo tempo.
L’Italia sta forse attraversando il momento più difficile della storia repubblicana: più degli anni di piombo, più del 92-93, tra stragi di mafia e tangentopoli. La politica non è mai stata così debole, corrosa da un personalismo senza idee e senza valori. Ma proprio la storia da cui viene il PD, e la lezione -che fu di Palmiro Togliatti, di Pietro Nenni, di Alcide De Gasperi, e poi trent’anni dopo di Enrico Berlinguer e di Aldo Moro- di anteporre sempre l’interesse generale a quello di parte, dovrebbe suggerire a Bersani, e agli altri co-protagonisti di questa vicenda, un colpo d’ala.aquila

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