Archivio per 26 maggio 2012

Dall’Unità di oggi

Il 90° anniversario della nascita di Enrico Berlinguer è l’occasione per tornare sulla questione morale e il rinnovamento della politica, che ho sempre considerato la più importante eredità che ci ha lasciato questo grandissimo leader del ‘900. Ne “I ragazzi di Berlinguer” (Dalai editore) ho cercato di ricostruire le ragioni per le quali un’intera generazione divenne comunista: perché Enrico Berlinguer era segretario, e incarnava, con la sua sobrietà, col suo stile di vita, con la sua accurata ricerca di parole sempre dense di significato, un’idea di politica alternativa rispetto a quella arrogante che trasmetteva il Potere, soprattutto quel Potere che agli inizi degli anni 80, col pentapartito, strinse una gabbia sulla società e sul suo bisogno di libertà e di protagonismo. Tutti ricordano la sua magistrale intervista a Eugenio Scalfari.

Non si può avere una visione edulcorata o buonista di Enrico Berlinguer. Egli fu osteggiato -dalla stessa definizione di “questione morale” alla proposta di un radicale rinnovamento del Partito e della politica fino alla linea dell’alternativa democratica, com’è documentato negli archivi della Direzione del PCI- da una parte del Partito, custode (sulla destra, la componente migliorista, e sulla sinistra, quella filosovietica) di un’idea più tradizionale del Partito, più diffidente rispetto all’interlocuzione coi movimenti -a partire da quello femminista fino al nuovo ambientalismo che allora cominciava a prendere forma- e con le tematiche innovative di cui essi erano portatori. La FGCI degli anni ‘80 accompagnò prima queste scelte di Enrico Berlinguer e poi, dopo l’84, raccolse l’eredità di questo suo lascito. (continua…)

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