Da Lettera43 di oggi
Il ballottaggio conferma che questo turno amministrativo configura una vera e propria rivoluzione politica, destinata a chiudere la stagione, in verità assai poco esaltante, della Seconda Repubblica. Crolla il centrodestra, con la Lega; perde il Partito Democratico a Parma, col trionfo trasversale del Movimento di Beppe Grillo; vince il PD e il centrosinistra quasi ovunque -anche in roccaforti di destra e della Lega- e a Palermo si ripete, grosso modo, l’esito già visto un anno fa a Napoli con la vittoria di Luigi De Magistris.
Ma il voto, col crollo più accentuato che non nel recente passato della partecipazione ai ballotaggi, segnala -nei giorni neri dell’attentato di Brindisi e del terremoto in Emilia- la gravissima e crescente disaffezione degli italiani per la politica, per tutta la politica, compresa quella dei “tecnici” tanto celebrati del Governo presieduto da Mario Monti.
In particolare per il PD il materiale di riflessione è importante. Se la forza diretta da Pierluigi Bersani, oggetto di una campagna di demolizione, da destra a sinistra per finire coi nuovi video-re delle trasmissioni cult, può festeggiare il suo essere la sola prospettiva politica solida nel Paese, tuttavia non può stappare bottiglie né dormire sugli allori per tre ragioni.
La prima è che il vuoto pauroso che si è aperto a destra e nel centrodestra nei prossimi mesi verrà riempito. In politica i vuoti non esistono, e anche la prospettiva del Terzo Polo ha dimostrato di non avere un futuro. I moderati italiani, e i grandi e piccoli interessi che si sentono minacciati da una vittoria del PD non rimarranno certo con le mani in mano. Nel 93 i progressisti vinsero a man bassa le elezioni amministrative, e nella primavera dell’anno successivo trionfò Silvio Berlusconi con Forza Italia. (continua…)
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