Archivio per marzo 2012

Da Lettera 43 di oggi

Non tutti i mali vengono per nuocere. Ci sarebbe molto da recriminare a proposito degli errori e delle leggerezze compiute dal Partito Democratico nelle settimane che hanno preceduto lo strappo compiuto da Mario Monti sull'articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori. Ne avevamo gia' scritto su queste pagine. L'errore principale e' stato, a proposito del dibattito sulle foto ( quella di Vasto piuttosto che quella di Parigi), accettare la foto e l'incontro di Palazzo Chigi col premier, con Pierferdinando Casini e con Angelino Alfano. Quella foto ha trasformato agli occhi di molti il sostegno parlamentare ad un governo tecnico in una maggioranza politica. E Monti, col sostegno militante di un'Elsa Fornero in divisa da assaltatore dei Maro', ha giocato, com'era assolutamente prevedibile, la sua partita politica, da un lato coi mercati e dall'altra con l'opinione pubblica che non puo' piu' vedere i partiti.
Lo scacco era ben studiato: isolare la CGIL, e costringere il Pd a svoltare in senso moderato, accodandosi al nuovo pensiero unico montiano, forti del sostegno attivo della componente liberale del partito, che con Monti sta senza se e senza ma.
Ma la politica e' una cosa strana. Con la CGIL, criticata dalla FIOM per un eccesso di moderatismo, si sono ritrovate mnon solo la sinistra del Pd, ma, con Bersani, che ha trovato un vigore sconosciuto negli ultimi mesi, personalita' di primo piano  e di culture  diverse, da Massimo D'Alema a Rosi Bindi, da Dario Franceschini a Cesare Damiano, da Franco Marini a Pierre Carniti. Anche La Repubblica -come l'Ingegnere aveva anticipato liquidando nelle settimane passate la polemica sull'articolo 18- ha seppellito definitivamente gli ardori montiano delle prime settimane e da' voce in modo forte alle preoccupazioni sugli effetti devastanti della nuova norma in una fase di grave recessione dell'economia italiana. Poi è intervenuta la CEI e quindi la CISL, dopo che la UIL lo aveva già fatto, ha cambiato posizione. (continua...)

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Da Lettera43 di ieri

La vittoria di strettissima misura di Fabrizio Ferrandelli, salvo improbabili colpi di scena nel riconteggio dei voti, dev’essere accettata in tutto il suo significato dal centrosinistra palermitano e nazionale. Non farlo -dopo la tragica vicenda delle primarie a Napoli, che ha portato alla dissoluzione di fatto del Partito Democratico e di altre forze della coalizione in quella città- sarebbe un colpo durissimo per chiunque crede nell’alleanza con tutte le forze della sinistra. Non si può pensare -per chi crede, come il sottoscritto, all’insostituibilità dell’accordo tra Pd, Sel e Italia dei Valori- che l’esito delle primarie funzioni solo quando vince un candidato espressione diretta di questo rapporto. Se i palermitani hanno scelto così, con una partecipazione massiccia, vuol dire che non è sembrata vincente la candidatura di una persona di straordinario spessore morale come Rita Borsellino. Ferrandelli, che dall’impegno contro la mafia viene, e che fino a poco tempo fa era l’astro nascente dell’Italia dei Valori a Palermo, esprime, per la giovanissima età e per la freschezza, un discorso sul futuro. L’ombra di Leoluca Orlando, con l’ossessione a reiterare all’infinito la battaglia di venti anni fa, in modo sempre più perdente e settario, ha pesantemente danneggiato e appesantito la candidatura della Borsellino, che del resto aveva già perso alle regionali. (continua…)

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