Archivio per febbraio 2012

Il Gazzettino di oggi ha pubblicato oggi questa mia lettera

Gentile Direttore,

a vent’anni dalla scomparsa di mio padre, Gianfranco Folena, che dal 1956 al 1990 ha insegnato nell’Ateneo patavino, vorrei approfittare delle pagine del Gazzettino per sottolineare un tratto peculiare della sua personalità. Gianfranco Folena, toscanissimo di radici, ha avuto con il Veneto e con la sua cultura un rapporto speciale. Altri grandissimi toscani hanno coltivato una passione particolare per questa terra: da Giotto a Francesco Petrarca, morto ad Arquà, da Donatello, che per un decennio lavorò a Padova, a Michelangelo Buonarroti, che nelle sue fughe “politiche” da Firenze riparò sempre a Venezia, fino a Galileo Galilei che elesse per un lungo periodo Padova come luogo del suo studio e della sua ricerca. Ma, nell’epoca contemporanea, si fa più difficoltà a capire come mai un uomo come mio padre, che aveva vissuto un’infanzia orfano di madre e lontano dal padre, medico militare in servizio, spinto agli studi umanistici dall’amatissima zia Costanza Zanchi, professoressa di materie classiche al liceo; normalista a Pisa con maestri come Giorgio Pasquali e Luigi Russo, autodidatta in prigionia in India -insieme ad altri futuri intellettuali del secondo Novecento, da Ludovico Quaroni a Umberto Serafini- e poi, dopo la guerra, laureatosi con Bruno Migliorini a Firenze, abbia messo le radici a Padova, costruendo qui la sua carriera e la sua famiglia. E come mai abbia rifiutato in più occasioni cattedre prestigiose, per esempio a Firenze e a Roma, rimanendo in Veneto. (continua…)

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Da L’Unità di oggi

Quello che colpisce della polemica di questi giorni non è la critica all’ipotesi di un partito socialdemocratico classico, che sinceramente si fa fatica a vedere in campo, ma è lo scandalo derivante dal fatto che qualcuno (e sono fra questi) si senta, da democratico, socialista, e apertamente sostenga che nel Partito democratico ci si possa dichiarare antiliberisti e critici del pensiero unico di questi anni. “Il mio avversario non ha volto, non si presenta alle elezioni, ma governa: è la finanza”, ha dichiarato François Hollande, che aspira con buone possibilità di successo a diventare Presidente della Francia. Sostenere queste idee, per i critici, vuol dire arroccarsi nel ‘900, e non essere moderni. Trovo invece terribilmente datata la posizione di chi ancora subisce il fascino del Mercato come luogo metafisico, in grado -se liberato dallo Stato e dal pubblico- di rispondere alle sfide terribili di questo tempo. “I santuari intoccabili che hanno bloccato l’Italia”, di cui parla Walter Veltroni, per me, sono i poteri finanziari, ed è quella grande area grigia di rendita che li collega all’evasione fiscale, alla corruzione, alle mafie. La diseguaglianza, la disperazione sociale, la paura di questo tempo non sono figlie del “conservatorismo” della sinistra, ma di un trentennio di liberismo sfrenato che ha incantato anche la sinistra. Che l’incapacità di innovarsi delle socialdemocrazie del 900 abbia lasciato un campo più aperto al modello liberista, è vero. Ma la medicina -dalla terza via blairiana al Neue Mitte- ha gravemente peggiorato la situazione. (continua…)

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Da l’Unità del 15 febbraio 2012 – pag 43

Gianfranco Folena, un amore sconfinato per la vita della parola

Vent’anni fa moriva il filologo, linguista, storico e critico. Aveva un senso vivo del dialogo tra forme culturale diverse

Giulio Ferroni, italianista

Vent’anni fa (13 febbraio. 2012), moriva Gianfranco Folena: nato nel 1920, aveva lasciato da poco l’insegnamento di Storia della lingua italiana all’università di Padova, che aveva condotto da grande maestro, formando uno stuolo di validissimi allievi e dando spazio a tutte le più vitali esperienze non solo della linguistica, della letteratura, della critica, ma di tutto il più ricco ambito delle forme artistiche e delle discipline umanistiche. Questa vastità di interessi trovava il suo centro nell’amore per la parola, per la sua circolazione vitale e per la sua consistenza fisica, per la lingua come espressione di umanità, manifestazione essenziale del possibile senso umano del mondo: ed era la filologia, come amore per la vita della parola nella storia e nel presente, per i libri e la scrittura come voce della memoria e della passione, a tenere insieme, in un’esigenza di concretezza e di rigore, tutte le sue molteplici curiosità e competenze. Cosi attento alle opere, ai testi, alle forme e alle esperienze più varie, Folena affidava il suo immenso sapere a tante occasioni particolari, lo esercitava in un continuo dialogare e interrogare: per lui era sempre essenziale la presenza viva, l’interesse e la disponibilità per le persone con cui ogni volta si davano scambi aperti in più direzioni, sempre rivolti ad arricchire l’esperienza, a trovare nuove strade e nuove possibilità (formidabile la sua attività di animatore del Circolo filologico e linguistico padovano, da lui fondato). (continua…)

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Da Lettera43 di domenica 12 febbraio 2012

Il successo internazionale di Mario Monti è oramai cosa conclamata. I riconoscimenti di Time e del Financial Times e il tributo riservatogli da Barack Obama danno il segno del profondo cambiamento intercorso dal novembre passato. Di questo anche i più critici del Governo non possono non tenere conto. L’importante ora è che il Premier non si monti la testa, come alcuni dei suoi ministri e delle sue ministre nei giorni scorsi hanno fatto, inanellando una gaffe dietro l’altra anziché occuparsi con efficacia dei problemi concreti, ultimo fra tutti in ordine di tempo l’emergenza neve e freddo di questi giorni. Monti non nasconde, e quando lo fa rischia davvero di scivolare sul ghiaccio, un’ambizione politica molto forte: quella di riuscire a far prevalere una visione liberale, temperata rispetto agli effetti liberisti, ma sostanzialmente alternativa a quella che le forze socialdemocratiche propongono in tutta Europa. Nel colloquio di Washington, nel quale Monti e Obama -a differenza dal duo Angela Merkel- Nicolas Sarkozy – parlano di crescita è evidente quanto Obama ne parli guardando al modello europeo (maggiori sicurezze sociali e garanzie, grandi progetti per sostenere la crescita) e quanto Monti ne parli guardando a quello americano (più flessibilità, più competizione, fiducia nelle forze spontanee del mercato). (continua…)

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Dall’Unità di oggi.

Il fallimento dell’egemonia neoliberista ha innescato una gravissima crisi nel mondo. Gli schieramenti progressisti in Europa hanno subìto per lunghi anni una pesante offensiva politica e culturale mentre la sbornia liberista aveva prodotto alcuni guasti anche al loro interno.

Il disfacimento di una visione distorta e sregolata della globalizzazione ci impone di ripensare modelli sociali, sistemi economici e democratici; si è aperta una fase di transizione che si misura sul come riprendere a crescere, con quali modelli di consumi e con quale qualità ambientale, sul come riorganizzare il welfare a fronte dei nuovi processi migratori, degli andamenti demografici e della diversa composizione del mercato del lavoro. (continua…)

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