Archivio per novembre 2011
Da Lettera43 di oggi
Sembra un secolo fa, quando la nascente nuova destra italiana denunciava scandalizzata l’”egemonia culturale” costruita dalla sinistra, e soprattutto dal PCI, nel nostro Paese. Erano invece poco meno di vent’anni addietro: sì, nel secolo scorso, ma proprio quando questo volgeva al termine. Se è vero che i propagandisti più accesi di quella parte non hanno cambiato musica -ed è capitato anche di recente ascoltare le denunce sul controllo da parte della sinistra della scuola pubblica e, persino, dei mezzi di informazione (!)-, tuttavia basta leggere la lista del politicissimo “governo dei tecnici”, completata nelle ore passate col sapiente dosaggio “tecnico” dei sottosegretari, per avere un’istantanea del crollo di quell’egemonia, se mai vi è stata. Si fa fatica a trovare, nelle ricche biografie degli esponenti di Governo, storie personali legate alla vicenda della sinistra. Che Fabrizio Barca, figlio di Luciano, storico dirigente del PCI, cresciuto come economista tra Università, Banca d’Italia e importanti funzioni ministeriali, venga da quella storia, non cambia la constatazione. E neppure la cambia il fatto che Francesco Profumo, ingegnere con esperienze d’impresa e poi ottimo Rettore del Politecnico torinese, abbia una simpatia democratica -tanto da essere stato indicato l’anno scorso come possibile candidato sindaco di Torino dal Partito Democratico-. In realtà, se si vuole trovare un filo unitario delle biografie di uomini e donne del Governo, la si trova in una cultura moderata, o cattolica o liberale. Nessun “erede” culturale del PCI e del PSI fa parte di questa compagine. (continua…)
Commenti disabilitati
Da Lettera43 di oggi
La richiesta di dimissioni da parte dell’area “liberal” -meglio sarebbe definirla in italiano, liberale- del Partito Democratico, di Stefano Fassina, responsabile economico del Partito, dà il segno della fase nuova che si è aperta, col sostegno al Governo Monti, nel principale partito di centrosinistra. Fassina infatti rappresenta una tendenza sociale e laburista che una parte del PD, e non solo il senatore Pietro Ichino, considera come il fumo negli occhi. E’ dal momento della fondazione del partito che è presente l’ossessione di liberarsi, oltreché di riferimenti storici e culturali al movimento dei lavoratori e a ciò che ha significato nel ‘900, di ogni posizione autonoma della sinistra italiana. Non voglio caricare il giovane responsabile economico del Partito -scelto democraticamente e passato al vaglio di una recente Conferenza nazionale dei lavoratori a Genova- di un ruolo che non ha. Ma viene al pettine un nodo irrisolto. (continua…)
Commenti disabilitati
Da Lettera 43 di oggi
Ora che ha preso forma il Governo Monti, tutti devono capire che la stagione che si apre impone straordinari cambiamenti, prima di tutto alle forze politiche. Bisogna riconoscere al nuovo Premier, coadiuvato in modo determinante dal Presidente della Repubblica, di aver già compiuto un piccolo miracolo nella definizione della lista dei Ministri. Non sono fra quelli che pensano che con la presenza di Gianni Letta e di Giuliano Amato il Governo sarebbe stato più forte. Non sicuramente nell’opinione pubblica, alla quale oggi -purtroppo, e non solo per proprie responsabilità- chi fa politica è assai inviso. Ma perché la natura tecnica del Governo era l’unica strada percorribile da un lato per ritessere un filo di fiducia coi cittadini e dall’altro per non far finta che la lotta politica condotta tra centrodestra e centrosinistra negli ultimi diciotto anni sia stata determinata solo da un’esasperazione di toni. Oggi nasce un Governo sostenuto da forze e culture politiche che hanno idee molto differenti sulla società, sulle istituzioni, sul mondo: nasce in un’emergenza economica e sociale che sola può giustificare un passo indietro della rappresentanza democratica -fortemente delegittimata per ragioni diverse, e in primis a causa della legge elettorale cosiddetta Porcellum-. (continua…)
Commenti disabilitati
Da Saredgna Quotidiano di oggi
Il 12 novembre 2011, comunque la si voglia vedere, rimarrà una data importante della storia dell’Italia Repubblicana. Non finisce solo un Governo, e con esso la premiership più lunga dalla Costituzione ad oggi. Ma, con ogni probabilità, termina la Seconda Repubblica, come fu definita in opposizione alla Prima, la stagione che dopo l’89 e dopo il terremoto di Mani Pulite, vide la scomparsa di tutti i partiti costituzionali. Finisce il bipolarismo tra guelfi anticomunisti e ghibellini paracomunisti, così come è stato rappresentato nell’immaginario collettivo, divenendo senso comune. E finisce con un disastro economico e sociale che neppure la Cassandra più pessimista avrebbe potuto preconizzare.
Ora molti benpensanti rimbrottano coloro che hanno vissuto la serata del 12 come una festa. Intendiamoci: c’è ben poco da festeggiare, rispetto alle condizioni in cui si trova il Paese. E per la mia cultura politica non amo molto quel di più di crudeltà e di volgarità che c’è in alcuni aspetti di queste manifestazioni, anche se rivolte nei confronti del più acerrimo avversario politico. Ma occorre cogliere anche la verità interna -e dovrebbero farlo anche quei benpensanti- che c’è in questi moti del tutto spontanei: un sentimento di sollievo, rispetto all’incubo delle ultime settimane, e alle preoccupazioni, probabilmente esagerate, a proposito di cosa potesse fare “il Caimano” -come ho scritto su queste pagine qualche giorno fa- alla fine del suo ciclo politico. Tutto è stato più lineare, e nella debolezza del Cavaliere e del sistema politico, ha letteralmente giganteggiato la figura del Presidente della Repubblica: non solo arbitro ma, nella contingenza che vedeva a rischio la dignità e l’unità della Patria, attivo regista e pilota della crisi più difficile. (continua…)
Commenti disabilitati
Da Sardegna Quotidiano di oggi
La scena finale del film, a meno di improbabili sorprese nei titoli di coda, è ben diversa da quella del Caimano di Nanni Moretti. Che Silvio Berlusconi abbia provato in ogni modo, nelle ultime settimane, con un prezzo altissimo per il Paese, a evitare questo “The End” è un dato innegabile. Ma in politica ci sono cose ineluttabili, e oramai era scritta la conclusione della lunga stagione di Berlusconi. L’Italia, del resto -non solo per responsabilità proprie- è entrata in una tempesta senza precedenti, in cui si pagano tutti gli errori di una costruzione europea fatta di moneta ma non di democrazia.
I pasdaran più accaniti di Silvio speravano in una resistenza ad oltranza, ed ora si attestano sulla linea del voto immediato. Ma, così facendo, accentuano le divisioni nel Popolo della libertà e nella base parlamentare della maggioranza che, per motivi non del tutto nobili, le elezioni ora non le vuole: perché si va ad una sconfitta e soprattutto perché in molti hanno la certezza della non rielezione. (continua…)
1 Commento »
Da Lettera43 di oggi
Il Partito Democratico, nella sua giovane vita, si trova di fronte alla prova più difficile. La caduta di Silvio Berlusconi, oramai certa -né sono a questo punto immaginabili sorprese in altra direzione-, fa venire meno il collante che ha tenuto insieme il Partito e i rapporti con le altre opposizioni. Se la fine di questo Governo, avvenuta in modo tortuoso e tumultuoso, segna un punto a favore dell’iniziativa del Pd e delle opposizioni, ora cominciano i problemi seri.
Mario Monti formerà un Governo, sotto tutela delle istituzioni europee e sotto la spada della speculazione dei mercati, di cui non si conosce, al momento, né la base parlamentare né la forza politico-programmatica. Se va dato atto al Pd di non aver esitato, così come hanno fatto Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini, a dare la propria disponibilità in modo assai generoso, due punti andranno chiariti nelle prossime ore. Il primo riguarda la posizione di Antonio Di Pietro, che nella sua apparizione televisiva nel salotto di Bruno Vespa, è stato addirittura sprezzante verso il principale alleato. Un no di Di Pietro trascinerebbe con sé, con tutta probabilità -malgrado le caute aperture manifestate nelle ore trascorse- anche Nichi Vendola, il quale privo di una forza parlamentare, difficilmente potrebbe dall’esterno sostenere il tentativo di Monti. E il fossato che si scaverebbe tra le forze del patto di Vasto -Pd, Sel e Idv- sarebbe difficilmente ricomponibile in una futura alleanza elettorale. Per il Partito Democratico questo sarebbe un serio problema, e le componenti che più guardano al socialismo europeo e al sindacato si troverebbero in una posizione del tutto minoritaria rispetto alle componenti moderate della futura maggioranza. (continua…)
Commenti disabilitati
Da Lettera43 di oggi
In questi giorni in cui l’Italia balla come mai, ben più che non nel 1992, è legittimo domandarsi come la sinistra si sarebbe comportata nei confronti dei diktat franco-tedeschi se fosse stata al Governo.
Intendiamoci. La responsabilità di Silvio Berlusconi nell’avvitamento di queste settimane è enorme. L’Italia è stata esposta a questa terribile tempesta perché colui che doveva guidarla, rassicurando le istituzioni internazionali e i mercati, da troppo tempo è prigioniero di sé stesso, delle sue vicende private e di quelle giudiziarie; e così il discredito di un Paese con molti problemi strutturali irrisolti, e contro il quale scattano spesso pregiudizi razzisti e sciovinisti, è diventato patologico.
Ma rimane la domanda. Cosa avrebbero fatto la sinistra e il centrosinistra di fronte ad una crisi di queste proporzioni? E cosa dovranno fare se presto -o partecipando ad un governo di emergenza o vincendo elezioni anticipate- saranno chiamati a governare? Il dubbio che il Partito Democratico sia attraversato da un dibattito pressocché incomponibile sul rapporto con quest’Europa è quasi una certezza. Il recente scontro tra il responsabile economico Stefano Fassina e il vicesegretario Enrico Letta, entrambi sostenitori della prima ora di Pierluigi Bersani, nasconde un conflitto destinato ad esplodere. (continua…)
1 Commento »
|