Archivio per settembre 2011
Da Lettera43 di oggi
“Mai più Nicole Minetti”, ha tuonato il Sindaco di Roma Gianni Alemanno. “Pensa a Isabella Rauti”, gli ha risposto gentilmente, citando la consorte del Sindaco, il suo amico di partito Alfredo Mantovano, Sottosegretario all’Interno. Immaginiamo che la disputa nascesse, più che dall’indignazione per eletti imposti dall’alto dal Capo, per la considerazione sull’ostentazione delle proprie virtù “sociali” della consigliera regionale della Lombardia. Ma questa polemica rapidamente denuncia un’altra cosa: il gravissimo stato di salute dei partiti italiani e lo stato comatoso in cui versa la rappresentanza democratica. Se nel Pdl si è aperta una notte dei lunghi coltelli -tutti contro tutti- dagli esiti imprevedibili per il partito e prevedibilissimi per l’azione di Governo e per l’Italia, sarebbe ora però che anche l’opposizione, che si propone di aprire una pagina nuova nella vita del Paese, facesse i conti in modo schietto con questo problema. Eh sì, perché il Porcellum, anche dai suoi detrattori più convinti -e financo da alcuni dei sostenitori della prima ora del referendum con la cui approvazione si ripristinerebbe il sistema elettorale pre-esistente (il cosiddetto Mattarellum)- è stato utilizzato a man bassa per sistemare in Parlamento persone fedeli e devote. La differenza è che di là c’è -o c’era, almeno- un Capo, a cui in definitiva spettava la selezione dei nominati e, soprattutto, delle nominate. Di qua -Pd e Italia dei Valori, ma il discorso vale anche per Sel o per Rifondazione- c’è una confederazione di capi, un complesso sistema di correnti personali che hanno imposto le proprie rappresentanze. Tra i casi più emblematici, ricordo quello della segretaria dell’allora Ministro Giuseppe Fioroni -che è uno di questi capi-, diventata deputata del,la Campania. Il listino delle regionali (Minetti in Lombardia e Rauti in Lazio) è indicato, anche a sinistra, sulla base degli stessi principi. (continua…)
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Da Sardegna Quotidiano di oggi
Dominique Strauss Kahn e Silvio Berlusconi, ovvero la metafora del rapporto tra Maschio, Sesso, Potere. Ma qui finisce l’analogia. DSK -già candidato in pectore alla Presidenza della Repubblica-, dopo aver subito, secondo i giudici newyorkesi, l’ingiustizia di un arresto spettacolare (era già in aereo) e di una carcerazione, prima in cella e poi in un domicilio coatto, poi prosciolto dalle accuse , è tornato in Francia e ha chiesto scusa, in diretta televisiva all’ora di punta, a sua moglie, ai figli, ai francesi che in lui avevano riposto speranze. Intanto i socialisti francesi, mobilitando l’opinione pubblica con un evento senza precedenti, stanno organizzando le primarie per scegliere chi dovrà sfidare Nicolas Sarkozy. Silvio Berlusconi, a fronte di un insieme di inchieste e uno stillicidio di intercettazioni e di evidenze che raccontano della pratica reiterata del ricorso al sesso a pagamento, dentro un sistema che alle escort garantiva denari, regalie e possibilità di carriera nella sua azienda o nel sistema televisivo e cinematografico, e che permetteva di offrire questo prodotto a uomini del potere economico per raggiungere obiettivi concreti (appalti, commesse, consulenze), rifiuta di rendere testimonianza ai magistrati. La moglie, nel frattempo, l’ha lasciato, l’imbarazzo dei figli e -dicono i rumors interni- dei dirigenti della sua azienda è palpabile. E l’Italia sbanda paurosamente, come una nave senza nocchiero. (continua…)
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Da Lettera 43 di oggi
Sogno di una notte di fine estate. Susanna Camusso, Guglielmo Epifani e migliaia di quadri della CGIL lanciano un’Opa sul Pd. Il più grande sindacato italiano, reduce dal grande successo di uno sciopero generale proclamato da soli il 6 settembre (a memoria non ricordo uno sciopero generale di fine estate), si pone apertamente il problema di avere una rappresentanza politica.
Certo. Luciano Lama – che in questi giorni viene ricordato in una grande festa popolare insieme al suo “avversario” nella sinistra, Enrico Berlinguer- aveva fatto dell’autonomia del sindacato la propria irrinunciabile bandiera. Un suo successore che conobbe una breve stagione di grande popolarità, Sergio Cofferati, scrisse su quella falsariga un libro intitolato “A ciascuno il suo mestiere”. Ma poi, come succede nella vita, Lama smessi gli abiti da sindacalista divenne il più autorevole rappresentante dei miglioristi e Cofferati addirittura, per qualche mese, fu incoronato da una sinistra diffusa alla ricerca di una nuova leadership capo di una sinistra che non c’era. La sua rinuncia a quel progetto coincise con la conferma che quella sinistra non c’era. (continua…)
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Da Sardegna Quotidiano di oggi
Solo un Silvio Berlusconi in precipitoso declino poteva riuscire a coinvolgere le principali istituzioni europee -già messe a dura prova dalla situazione italiana- nella sua guerra coi pubblici ministeri. Se avesse accettato di farsi interrogare, dicendo tutto quello che pensa o vuole, dai magistrati napoletani, avrebbe prima di tutto fatto un favore all’Italia (ma forse era troppo chiedergli questo) e soprattutto alla sua parte politica, il Pdl, e al suo delfino Angelino Alfano. Il “legittimo impedimento” europeo ha spinto la Procura di Napoli ad una scelta quasi obbligata: convocare Berlusconi nel giorno dedicato al riposo e al Signore, poiché era prevedibile se non certo che dal lunedi al sabato la fabbrica degli impedimenti legittimi, a cui lavora uno strapagato pool di avvocati-parlamentari, avrebbe prodotto incombenze irrinunciabili per il Presidente del Consiglio. A meno che non si voglia invocare come impedimento la partita domenicale del Milan, che la sorte ha voluto collocare proprio nella serata di domenica a Napoli. (continua…)
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Da Sardegna Quotidiano di oggi
La straordinaria ed imprevista partecipazione allo sciopero indetto dalla CGIL, sbeffeggiato da Raffaele Bonanni, dev’essere un’occasione di riflessione per tutti. Anzitutto per chi nel Pd ha criticato Pierluigi Bersani per la coraggiosa adesione manifestata senza esitazioni fin dal primo momento. Che l’abbiano fatto personalità legate alla CISL è cosa comprensibile, ma che alcuni esponenti che vengono dalla sinistra -da Sergio Chiamparino a un gruppo di giovani quarantenni- si siano dissociati da Bersani, è segno di un grave scollamento con la realtà vera del Paese. Rimane il fatto che il Pd e le altre forze della sinistra hanno fatto, questa volta, la scelta giusta.
Il successo della mobilitazione popolare va al di là dei confini della politica, e anche delle sempre più incerte frontiere sociali tra sinistra e destra. La reazione scomposta della CISL, della Confindustria e del Governo racconta di una scomposizione, di un vero e proprio sfarinamento del blocco sociale e geografico che per vent’anni è stato maggioranza nella società italiana, e per una parte importante di questi vent’anni anche maggioranza politica. Qualsiasi cosa faccia ora il Governo, per rispettare i saldi, per frenare la speculazione internazionale che vede nell’Italia di Silvio Berlusconi e di Giulio Tremonti l’anello debole dei paesi forti dell’Europa, e per trovare quel po’ di ossigeno per continuare a sopravvivere, non funziona. La coperta è cortissima. Ora la maggioranza annuncia, per placare la rabbia operaia e popolare, l’aumento dell’IVA e un contributo di solidarietà per i redditi sopra i 500000 euro. Domani partirà la protesta dei commercianti e dei piccoli imprenditori. Nessun settore sociale è risparmiato, e la sfiducia investe i responsabili politici della destra italiana che avevano promesso, anche all’inizio di questa legislatura (in cui Pdl e Lega avevano conquistato una maggioranza storica), ben altro futuro. (continua…)
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Da Lettera43 di oggi.
Il Generale Agosto – e le preoccupazioni crescenti per il disastro verso cui il Governo, con le misure via via annunciate e smentite, sta conducendo l’Italia- non hanno permesso di concentrare la polemica politica sulla vicenda della Libia. Tanti commentatori, anche i più esperti, sono stati clamorosamente smentiti. Non c’è stato stallo infinito, non c’è stata una guerra civile in cui due parti si combattevano con una sostanziale ripartizione di ragioni e di torti. C’è stata un’autentica rivoluzione, che purtroppo in risposta ai massacri perpetrati da Muammar Gheddafi e dal suo regime, è stata costretta a prendere la via delle armi. Scontri tribali, odii etnici, divisioni geopolitiche sono state travolte da una generazione che voleva qui ed ora un cambiamento democratico. (continua…)
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