Da Lettera43 di oggi
La sacralità del primo maggio – una giornata in cui quasi nessuno lavorava, salvo assicurare i servizi più indispensabili- appartiene alla memoria della nostra infanzia e della nostra giovinezza. Gli autobus fermi, i negozi tutti chiusi, le grandi manifestazioni unitarie dei lavoratori. Quella sacralità rispecchiava la sacralità del lavoro nella società di allora. Di un’idea di progresso fondata sul lavoro e sul suo riconoscimento.
Poi è arrivato il concertone a San Giovanni, a Roma, quasi a trasmettere per nuove vie la forza di quei valori antichi. E ancor oggi ha questa funzione.
Ora, in piena santificazione del consumo – anche la domenica, come dì di festa, non esiste più, sepolta nei centri commerciali e negli outlet – c’è poco da stupirsi se è partita in grande stile l’offensiva per l’apertura delle attività commerciali il primo maggio. A Roma, addirittura, la festa del lavoro viene oscurata dai festeggiamenti senza precedenti per la beatificazione di Papa Woytila: c’è da chiedersi quanto il pontefice polacco sarebbe stato lieto di una celebrazione che, sia chiaro senza un intento voluto, svuota la festa del lavoro. Beatificarlo una settimana dopo non sarebbe stato uno scandalo. (continua…)
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Da Lettera43 di oggi
Ora che la griglia di partenza per le amministrative è stata completata, le opposizioni al Governo dovrebbero dimostrare la capacità di uno scatto. Mai come in occasione del voto del 14 e 15 maggio, infatti, i temi locali -certamente rilevanti nell’orientamento, soprattutto nei comuni più piccoli- saranno condizionati dal clima generale, oramai avvelenato dallo scontro istituzionale, come ha sottolineato il Presidente della Repubblica nei giorni scorsi. Diciamo la verità. Se il giudizio sullo stato di salute delle opposizioni dovesse essere dato in base alla fase delle primarie e della selezione delle candidature, non ci sarebbe da essere granché ottimisti. Si può anzi parlare di una crisi di sistema politico, di una crisi democratica che investe tutti i soggetti rappresentativi, e con particolare virulenza i fragili partiti nati nella seconda repubblica. La vicenda delle primarie a Napoli, con un risultato mai proclamato per il sospetto di brogli, è stata paradigmatica. (continua…)
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Da Lettera 43 di oggi
“Adesso sento che la destra vuole portarci fuori dall’Ue. Dove? Nell’Unione africana?”. La battuta, assolutamente berlusconiana, è di Bersani. Verrebbe da replicare che nell’Unione Africana un paese come l’Italia che ha queste leadership -con un premier che propone di uscire dall’Unione Europea, e con un leader dell’opposizione che strizza l’occhio a sentimenti di disprezzo di 947 milioni di esseri umani, un settimo della popolazione mondiale, che vivono in una superficie di 30.227.467 kmq, l 20,2% delle terre emerse del pianeta- non ce lo vogliono proprio. L’Africa ha ben altri problemi gravi da affrontare – basti pensare alle vicende di questi giorni in Costa d’Avorio-, e conosce un dinamismo e un tasso di crescita che stanno facendo piazza pulita degli atteggiamenti pietistici e inconsciamente razzisti con cui una parte della cultura progressista europea ha sempre guardato a quel continente. Oggi la rivoluzione democratica araba – dal Maghreb al Mashrek- coinvolge principalmente tutte le nazioni del Nordafrica, ed è destinata ad influire anche nella fascia subsahariana. (continua…)
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Da Lettera43 di oggi
La prevedibilissima discesa in campo di Montezemolo – favorita, sia detto incidentalmente, dalle sue difficoltà a occuparsi davvero di treni o a trovare il consenso trasversale per fare il presidente del comitato per la candidatura di Roma alle Olimpiadi- non stupisce né sconvolge. E’ l’ennesimo segno di quella polverizzazione delle opposizioni che, in un momento di grande difficoltà politica di Berlusconi, hanno aperto una lotta forsennata per chi può guidare una nuova fase politica. Meno prevedibile è l’infatuazione di Massimo Cacciari -uomo di grande fascino e di grande intelligenza- per il grand commis del potere italiano. Se il movimento del filosofo veneziano “Verso Nord” sembrava alludere ad una migliore capacità di rappresentare il popolo delle partite iva e quei vasti territori in cui da anni regna quasi incontrastata l’ideologia della Lega, l’approdo sembra piuttosto verso Ovest, tra Torino e Maranello. In comune Cacciari e Montezemolo hanno un grande fascino, soprattutto nel pubblico femminile, e una squisita gentilezza. Forse persino un qualche disprezzo per i problemi quotidiani della gente, come recentemente si è fatto sfuggire l’ex-sindaco di Venezia.
Diciamolo chiaramente. Se Montezemolo filantropo è credibile, con la sua brillante iniziativa a favore dei talenti, non lo è altrettanto nella veste di leader politico. Il Terzo polo, già popolato da leader nessuno dei quali si sente secondo agli altri due -Casini, Fini e Rutelli-, evidentemente impossibilitato, fino a quando sarà costretto a farlo da un’incombenza elettorale, a unificarsi politicamente, mi pare difficile, salvo miracoli rari nella poltiica di questi tempi, che d’incanto si unifichi e diventi il Partito della Nazione, perché è arrivato un quarto leader, Montezemolo. Il presidente della Ferrari è stato, nei quindici anni che abbiamo alle spalle, uno dei massimi protagonisti e responsabili delle strategie economiche e industriali del paese. E i risultati si vedono. (continua…)
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