Archivio per 30 marzo 2011

Bruno Gravagnuolo ha intervistato oggi Pietro Ingrao su l’Unità

Compleanno di Ingrao. Con tutto il rispetto per una vita ben altrimenti straordinaria, è un po’ come se fosse anche il nostro. E infatti, per questo suo novantaseiesimo anno, siamo di nuovo da lui a festeggiare, e a «ragionare». Assieme. La marionetta di Charlot è sempre là, con gli Omiccioli, i Vespignani, i disegni di Guttuso, le foto, i piccoli cimeli. E quella morbida luce meridiana, fattasi vespertina, che di solito accompagna i nostri incontri. Preliminari. Pietro compare inatteso, lieve. Mentre il nipote, Giovanni Lombardo Radice, ci racconta che a tennis Ingrao perdeva spesso con suo padre Lucio Lombardo Radice…. E noi scherzando glielo ripetiamo… «Mica vero – dice Pietro, materializzatosi d’incanto in soggiorno – Vincevo io! E poi che fai? Arrivi e mi prendi subito in giro? ». «No, Pietro – replichiamo – lo so che eri bravo e che invece con Aldo Natoli vincevi tu…». «No, Natoli era forte, con lui perdevo…».

E allora cominciamola anche noi questa partita-intervista. A tratti ostica. Con Ingrao che gioca di rimessa e non di rado contrattacca disarmante, mettendoti in imbarazzo: «Ma perché mi fai questa domanda? Mi sembra un po’ ovvia…». E noi a cercare un’altra strada, forzando il ritmo dei suoi dubbi. Chiacchierata fatta di tre «games: la guerra, l’idea di patria e la sinistra. Quanto al primo punto, Ingrao ci «spiazza» subito: non è affatto un pacifista radicale e assoluto. Come tanti lo descrivono. E dice: «certo la guerra è sempre un male, e tutto il miosecolo è statoun secolo di guerra. Amela pace non è stata consentita, benché la agognassi. Ora esplode l’Africa, e io sono contro le soluzioni belliche, però…». Però… Pietro? «Se sei costretto danemici feroci e infami, allora combatti. Ci sono guerre e guerre, e io ho combattuto contro il nazifascismo…». Scusami Pietro, se insisto: si può consentire interventi umanitari a difesa degli inermi, fuori di casa tua? «Guarda, non sono mai stato a guardare, ma voglio capire, ogni volta, di che si tratta. Personalmente ho sempre agito da resistente e da cospiratore. Mi chiedi della Libia, no? E ti rispondo: era giusto intervenire, nonsipuòrestare indifferenti. E questo è stato sempre il mio atteggiamento, fin dal 1936 anno della mia presa di coscienza antifranchista e antifascista. Perciò non dico “no alla guerra sempre”. Anche se si tratta di vedere, di volta in volta, se sia giusto intervenire, oppure no». Tuttavia caro Pietro, questa guerra, e di bel nuovo, divide la sinistra, e pure la destra al governo. Sicché, non ci vuole almeno un criterio generale, per dirimere il dilemma «intervento/ non intervento»? E poi, all’estrema sinistra, c’è chicomeGino Strada dissente comunque dall’intervento autorizzato dall’Onu in Libia… Insomma tu che dici? «Dico che tu sai bene quello che è stata la mia vita, e che sta lì il mio criterio di scelta. Ora è difficile parlare della guerra in astratto, “guerra giusta o non giusta”… ma se mi chiedi di Gheddafi, posso dirti: èunmascalzone.E perciòun modo per far fronte a uno come lui lo si doveva pur trovare. Con tutti i dubbi sui rischi imperiali euroccidentali che un intervento del genere può implicare in quell’area». Cambiamo argomento: la patria. Ingrao, la destra suole dire oggi alla sinistra: “siamo noi che vi abbiamo convertito alla patria e al tricolore”! Ma fa rabbia, non credi? «È totalmente falso! In Italia la guerra al nazifascismo è stata anche una guerra patriottica, vissuta, anche dal Pci, con un legame profondo con la nostra patria. Scusa, e metti nomee cognome:machi dice il contrario? ». Elenco lungo, caro Pietro: Vespa, La Russa, Ostellino, Della Loggia…«Non mi irrita più di tanto, sentire certe cose, sono posizioni diverse dalle nostre, ristrette. E i nomi che fai non mi impressionano granché…Permecerte cose sono assodate. In Europa e in Asia si sono condotte nel 900grandi lotte nazionali, gigantesche lotte di emancipazione sociali e nazionali. Se poi mi chiedi del Pci e della sua funzione nazionale, certe accuse ce le facevano i fascisti, e sono state confutate dal ruolo del Pci nella Resistenza. Nonché da ciò che i comunisti hanno fatto nel dopoguerra in Italia. Io poi lamia risposta a riguardo, materialmente, l’ho data nei fatti…». (continua…)

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Da Lettera43 di oggi

Non è che non veda i problemi del Pd -dice ieri Bersani alla direzione del partito-. Certo che ci preoccupano le uscite sul territorio, ma vorrei dire che ci richiama ad avere attenzione (leggi Veltroni, Fioroni Tonini, ndr) dovrebbe dire anche che hanno torto quelli che se ne vanno”. Domando: può il più grande partito dell’opposizione, candidato all’alternativa a Berlusconi, dedicare in questo momento un’attenzione tanto eccessiva ai propri problemi interni? Il Pd guarda il suo ombelico. E intanto il mondo esplode. Esplode la centrale di Fukushima, con la fusione del nocciolo del reattore 2. E chiama la politica a scelte lungimiranti su tecnologie e modalità di sviluppo che siano governabili dall’uomo, compatibili con la salvaguardia della specie. Esplodono i prezzi delle materie prime, dal petrolio – e non solo per la Libia- al caffè, con ripercussioni sull’inflazione e sulla vita quotidiana della gente. La politica non si occupa dell’aumento dei prezzi. Esplode tutto il mondo arabo, in una rivoluzione democratica e civile senza precedenti, non prevista, e forse neppure auspicata dalla politica. Esplode la Libia, sotto i colpi incrociati dei mercenari di Gheddafi e degli insorti appoggiati dall’aviazione della Nato. Esplode Lampedusa, con gli abitanti esasperati e i rifugiati trattati come animali: frutto malato del cumulo di ipocrisie che da anni segnano l’approccio governativo alle questioni dell’immigrazione; e la voce del Pd su questi argomenti è flebile e imbarazzata. Cambia la geografia politica di Germania e Francia – dai Grunen tedeschi a Marine Le Pen- e in Italia, al punto più basso dei consensi di Berlusconi non si riesce ad andare a elezioni anticipate. (continua…)

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