

Buon compleanno, Pietro. In Libia era giusto intervenire
Scritto da: Pietro Folena in EuropeiGlobali, Politica nazionaleBruno Gravagnuolo ha intervistato oggi Pietro Ingrao su l’Unità
Compleanno di Ingrao. Con tutto il rispetto per una vita ben altrimenti straordinaria, è un po’ come se fosse anche il nostro. E infatti, per questo suo novantaseiesimo anno, siamo di nuovo da lui a festeggiare, e a «ragionare». Assieme. La marionetta di Charlot è sempre là, con gli Omiccioli, i Vespignani, i disegni di Guttuso, le foto, i piccoli cimeli. E quella morbida luce meridiana, fattasi vespertina, che di solito accompagna i nostri incontri. Preliminari. Pietro compare inatteso, lieve. Mentre il nipote, Giovanni Lombardo Radice, ci racconta che a tennis Ingrao perdeva spesso con suo padre Lucio Lombardo Radice…. E noi scherzando glielo ripetiamo… «Mica vero – dice Pietro, materializzatosi d’incanto in soggiorno – Vincevo io! E poi che fai? Arrivi e mi prendi subito in giro? ». «No, Pietro – replichiamo – lo so che eri bravo e che invece con Aldo Natoli vincevi tu…». «No, Natoli era forte, con lui perdevo…».
E allora cominciamola anche noi questa partita-intervista. A tratti ostica. Con Ingrao che gioca di rimessa e non di rado contrattacca disarmante, mettendoti in imbarazzo: «Ma perché mi fai questa domanda? Mi sembra un po’ ovvia…». E noi a cercare un’altra strada, forzando il ritmo dei suoi dubbi. Chiacchierata fatta di tre «games: la guerra, l’idea di patria e la sinistra. Quanto al primo punto, Ingrao ci «spiazza» subito: non è affatto un pacifista radicale e assoluto. Come tanti lo descrivono. E dice: «certo la guerra è sempre un male, e tutto il miosecolo è statoun secolo di guerra. Amela pace non è stata consentita, benché la agognassi. Ora esplode l’Africa, e io sono contro le soluzioni belliche, però…». Però… Pietro? «Se sei costretto danemici feroci e infami, allora combatti. Ci sono guerre e guerre, e io ho combattuto contro il nazifascismo…». Scusami Pietro, se insisto: si può consentire interventi umanitari a difesa degli inermi, fuori di casa tua? «Guarda, non sono mai stato a guardare, ma voglio capire, ogni volta, di che si tratta. Personalmente ho sempre agito da resistente e da cospiratore. Mi chiedi della Libia, no? E ti rispondo: era giusto intervenire, nonsipuòrestare indifferenti. E questo è stato sempre il mio atteggiamento, fin dal 1936 anno della mia presa di coscienza antifranchista e antifascista. Perciò non dico “no alla guerra sempre”. Anche se si tratta di vedere, di volta in volta, se sia giusto intervenire, oppure no». Tuttavia caro Pietro, questa guerra, e di bel nuovo, divide la sinistra, e pure la destra al governo. Sicché, non ci vuole almeno un criterio generale, per dirimere il dilemma «intervento/ non intervento»? E poi, all’estrema sinistra, c’è chicomeGino Strada dissente comunque dall’intervento autorizzato dall’Onu in Libia… Insomma tu che dici? «Dico che tu sai bene quello che è stata la mia vita, e che sta lì il mio criterio di scelta. Ora è difficile parlare della guerra in astratto, “guerra giusta o non giusta”… ma se mi chiedi di Gheddafi, posso dirti: èunmascalzone.E perciòun modo per far fronte a uno come lui lo si doveva pur trovare. Con tutti i dubbi sui rischi imperiali euroccidentali che un intervento del genere può implicare in quell’area». Cambiamo argomento: la patria. Ingrao, la destra suole dire oggi alla sinistra: “siamo noi che vi abbiamo convertito alla patria e al tricolore”! Ma fa rabbia, non credi? «È totalmente falso! In Italia la guerra al nazifascismo è stata anche una guerra patriottica, vissuta, anche dal Pci, con un legame profondo con la nostra patria. Scusa, e metti nomee cognome:machi dice il contrario? ». Elenco lungo, caro Pietro: Vespa, La Russa, Ostellino, Della Loggia…«Non mi irrita più di tanto, sentire certe cose, sono posizioni diverse dalle nostre, ristrette. E i nomi che fai non mi impressionano granché…Permecerte cose sono assodate. In Europa e in Asia si sono condotte nel 900grandi lotte nazionali, gigantesche lotte di emancipazione sociali e nazionali. Se poi mi chiedi del Pci e della sua funzione nazionale, certe accuse ce le facevano i fascisti, e sono state confutate dal ruolo del Pci nella Resistenza. Nonché da ciò che i comunisti hanno fatto nel dopoguerra in Italia. Io poi lamia risposta a riguardo, materialmente, l’ho data nei fatti…». (continua…)
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