Archivio per luglio 2010

Da Epolis di oggi

Le polemiche nel Pdl delle ultime ore lasciano presagire un epilogo drammatico della vicenda che sta scuotendo il principale partito italiano negli ultimi mesi. Dal 19 luglio in poi -quando materialmente Fini, a Palermo, ha preso le distanze dagli uomini del suo partito sgraditi ai familiari di Borsellino e al complesso delle forze antimafia- la situazione è rapidamente degenerata, quasi fuori controllo. C’è un’opinione pubblica fortemente caratterizzata nella difesa della legalità a cui Fini e il suo gruppo hanno scelto di rispondere. Se così fosse davvero ancora nei prossimi giorni, la rottura finale sarebbe rapida e inevitabile. (continua…)

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Da Epolis di oggi

Se presto la politica non si pone l’obiettivo di ridare al Paese una speranza, il rischio che la crisi di credibilità che la investe divenga crisi di sistema è elevatissimo. Il 19 luglio del Presidente della Repubblica sembra raccontarlo. Nella giornata di ieri, infatti, Giorgio Napolitano, scrivendo alla vedova di Paolo Borsellino, ha detto che spera che via sia “il convinto e forte sostegno alle nuove indagini in corso sulla terribile stagione delle stragi che sconvolse il Paese nei primi anni novanta” . Queste indagini riguardano uomini degli apparati dello Stato che in quell’epoca avevano responsabilità rilevanti. Nella stessa giornata, scrivendo al CSM, sollecitato dallo stesso Mancino che lo presiede, ha sentito il bisogno di compiere un gesto volto a scongiurare la delegittimazione dell’organo di autogoverno dei giudici, che aveva provveduto a nominare a un importante incarico direttivo un magistrato oggi oggetto delle indagini sulla cosiddetta P3. Il CSM, la stessa Consulta, la magistratura possono subire una secca perdita di credibilità se non vi sarà un intervento deciso. Se apriamo il taccuino giudiziario-politico delle ultime settimane leggiamo della condanna in primo grado del gen.Ganzer, che comanda i Ros dei CC, per illecito traffico di stupefacenti; e ancora di quella dell’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro nell’inchiesta su Genova. L’indagine Anemone ha delegittimato la Protezione Civile e il settore delle opere pubbliche del Governo, e ha investito settori del Vaticano in un momento delicato per la Chiesa, che deve affrontare il mare montante delle denunce e delle indagini, in diverse parti del mondo, sulla pedofilia e sugli abusi sessuali. Quella sul riciclaggio connesso alle schede telefoniche, dopo aver colpito l’ex dirigenza di Fastweb, oggi investe il colosso Finmeccanica, vero gioiello dell’industria pubblica. Potremmo continuare. Ecco che il Quirinale interviene: ma i suoi poteri di equilibrio e di garanzia sono limitati. La differenza con Tangentopoli, vent’anni fa, sta nel fatto che quello era un sistema criminale di cointeressenza tra imprese e partiti di governo: la questione morale oggi è fatta di politici di mezza tacca che rubano per sé, di imprenditori incapaci di produrre, di faccendieri e di riciclatori in tutte le salse, e di istituzioni colpite da un cancro feroce e diffuso. (continua…)

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Michele Sartori. l’Unità del 7 giugno 2004

PADOVA La sera prima era a Genova. A Padova era arrivato a mezzogiorno e mezzo, in auto. Non ci veniva da dieci anni, l’ultimo comizio lo aveva fatto per il referendum sul divorzio. Specchio di un’epoca ormai sostituita da una mobilità frenetica. A Padova era atteso al casello dal segretario del Pci Flavio Zanonato; era andato all’hotel Plaza, stanza 421, una piccola camera senza pretese, per rinfrescarsi. Pranzo molto leggero, col fedelissimo Antonio Tatò che già brontolava per «il pesce di ieri sera che forse ti ha fatto male». Un riposino. Poi si era messo a scrivere il discorso. «Scriveva sempre personalmente i suoi discorsi, dalla prima all’ultima parola», sorride Zanonato.
«Discorsi tutti diversi – aggiunge Zanonato- sempre molto legati alle città in cui si trovava. Parlava poco, ma quando parlava , parlava sul serio: erano documenti».
Era cominciato così il 7 giugno 1984 di Enrico Berlinguer. Poi un incontro con gli operai della Galileo in crisi. Verso sera, una passeggiata a piedi verso piazza della Frutta, per il suo ultimo comizio. I padovani lo riconoscevano, lo fermavano, lo salutavano: non solo i comunisti. Un po’ piovigginava, un po’ no. La piazza era strapiena; un discorso di Berlinguer era un evento. Piena e allegra. Poi, «all’improvviso l’atmosfera è cambiata, è virata dal bianco al nero istantaneamente, come una foto quando la sviluppi», ricorda lo scultore Elio Armano, che allora stava sul palco in qualità di «sindaco rosso» – una mosca bianca – di un comune vicino. A tre quarti del discorso Berlinguer aveva cominciato a sentirsi male. Soffriva, faticava, le parole si inceppavano. (continua…)

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Da Epolis di oggi

Per la prima volta da più di un quindicennio – vale a dire dalla storica “discesa in campo” – la gioiosa macchina da guerra berlusconiana appare vicina a un collasso dalle imprevedibili conseguenze. Neppure in un altro momento critico, quando la Lega abbandonò Berlusconi, nel 95, la situazione era paragonabile ad ora. Alla luce degli eventi di questo lungo periodo della storia repubblicana, infatti, quello appare come un passaggio nella costruzione di un micidiale sistema di alleanze, in primis con la Lega Nord, incentrato su un partito personale senza contestazioni. Che il rafforzamento elettorale della Lega, oltre ogni precedente, segnalasse nell’ultimo biennio un’anomalia destinata a pesare, lo avevamo previsto in molti. Ma oggi, in un tempo solo, vengono al pettine tre nodi. Il primo è la questione economico-sociale, perché, pur avendo retto nella prima fase della recente crisi mondiale, oggi l’Italia appare col fiato molto corto e , comunque vada la manovra con le sue correzioni, colpita da un intervento tanto massiccio quanto incapace di promuovere crescita e sviluppo. La coalizione sociale che in modo maggioritario aveva votato Berlusconi due anni fa si sta scomponendo, e il rischio di un’implosione senza controllo è forte. Lo scontro tra le Regioni e il Governo, malgrado i pompieri Zaia e Cota, rivela questo, basti pensare alla Lombardia di Formigoni. Il secondo nodo è la questione morale, che da anni scuote il Paese e accentua lo scollamento tra la rappresentanza politica e l’opinione pubblica: ma negli ultimi sei mesi le inchieste hanno rivelato uno spaccato al di là di ogni immaginazione, che devasta la vita interna del PdL e della maggioranza. La legittima aspettativa di un passo indietro da parte di Verdini è diventata, nelle ultime ore, l’ultima occasione di uno scontro nel centro-destra sulla legalità. Finisce così il teorema di un quindicennio (toghe rosse, e coalizione berlusconiana compatta contro di loro). L’ultimo nodo è la questione politica. La legittima tentazione, suggerita da Letta e dai suoi potenti amici della finanza, di imbarcare l’Udc, si sta rivelando un acceleratore di crisi. La durissima reazione della Lega inchioda Berlusconi allo stato di cose esistente. Ha ragione quindi il Presidente del Senato quando dice che solo un patto strategico tra Berlusconi e Fini potrebbe cambiare le cose e, aggiungo, salvare la maggioranza. Ma un’eventualità di questo genere appare remota. (continua…)

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Da Epolis di oggi

Brancher, con un atto di responsabilità, ha levato la prima spina conficcata nel governo Berlusconi. Che la sua nomina fosse stata un clamoroso ed incomprensibile autogol, lo avevamo scritto su queste colonne. Meglio una marcia indietro, a costo di coprirsi di ridicolo, che insistere con una mina ad altissimo valore esplosivo. Ma in questa torrida settimana di luglio, di spine ne rimangono almeno altre tre, nella maggioranza; e se non venissero rapidamente estratte finirebbero col far cadere il Governo: la manovra, con un braccio di ferro con le Regioni che ha aperto una contrapposizione tra il premier e Tremonti; le intercettazioni, dove il fare presto (per dare una lezione a Fini) contrasta in modo incomponibile col fare bene (via obbligata affinché il Quirinale superi le sue fondatissime obiezioni di costituzionalità); la vita interna del PdL, tra una voglia di liberarsi del dissenso finiano (con una complicata operazione neo-stalinista) e l’idea di una federazione-Pdl, anticamera della fine del partito unico di centro-destra. (continua…)

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