Da Epolis di oggi
In una giornata no del premier in versione kamikaze– dalla minaccia di non firmare il contratto di servizio con la RAI all’affermazione secondo cui in Italia la sovranità si fonda sui pubblici ministeri e non sul popolo, dall’annuncio che fino a quando ci saranno delle inchieste la protezione civile non compierà più il suo dovere istituzionale all’Aquila all’attacco quasi comico contro la tassa di soggiorno imposta dal suo Governo ma di cui sarebbe responsabile la sinistra – e in una confusa giornata per la sua maggioranza – assente e quindi battuta in aula alla Camera su un decreto, e con un nuovo voltafaccia sull’abolizione di alcune province – prende forma un mostro giuridico come la nuova norma sulle intercettazioni. Berlusconi serra le fila, con l’obiettivo di costringere, con probabilità di successo, Fini alla resa, su un testo che – al di là delle sacrosante obiezioni costituzionali e di diritto dei giuristi di quasi tutte le tendenze – ha compiuto il capolavoro politico di coagulare contro le nuove previsioni normative i poliziotti e il popolo viola, i giornalisti e i magistrati, i blogger e il popolo web e gli editori grandi e piccoli, di sinistra o di destra, Feltri e Santoro. Raramente, nella politica di questa confusa e caotica seconda Repubblica, avevamo assistito a tanti errori di conduzione, infortuni tattici, superificialità giuridiche e clamorosi sbagli, da matita blu. Un esempio clamoroso è il famigerato emendamento 1707, che riguarda reati sessuali contro i minori di lieve entità, per i quali non è previsto l’obbligo di arresto. E così i pedofili ringraziavano, prima della soppressione ieri sera dell’intera
Avevamo auspicato che Berlusconi uscisse dall’impasse in cui si era cacciato, ascoltando le critiche, o tornando al discutibile ma rigoroso testo che aveva esaminato la Camera. Ma la sua vena populista e barricadera ha preso il sopravvento, con lo sconforto di quei tanti moderati che hanno guardato a lui. Ed ora si chiede al Parlamento di essere il luogo della ratifica passiva di una rabberciata intesa nel PdL e nella maggioranza. Non sappiamo se quest’intesa reggerà alla prova della pressione esterna, e dei malumori interni. All’opposizione non basterà urlare la propria contrarietà, ma servirà provare a tessere un’iniziativa larga e unitaria – senza insulsi protagonismi personali o di parte – che riaffermi i principi elementari dello stato di diritto, della divisione tra i poteri, della libertà di informazione. Se invece diventerà legge un testo come quello di queste ore, quella sarà una giornata nera per la nostra democrazia.
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