Archivio per aprile 2010

Da Epolis di oggi

A più di ventiquattr’ore di distanza, l’accadimento alla Direzione PdL si propone ancor più nella sua enormità. Non mi riferisco solo alle parole minacciose e quasi ultimative di Bossi – che sembrano suonare la campana a morto della legislatura -. Parlo del fatto che siamo in uno di quei momenti rarissimi della storia in cui anche il più fine analista fatica a capire le conseguenze di quanto succede: a capire gli effetti della slavina staccatasi, durante l’intervento di Fini e la replica di Berlusconi, giovedì scorso all’Auditorium della Scienza e della Tecnica. Avevamo salutato, nei giorni precedenti, la determinazione con cui il Presidente della Camera aveva proceduto alla riunione della sua area, pur conoscendo bene – in un contesto che ricorda un pò quello dei partiti di matrice staliniana – le reazioni che quel primo gesto avrebbe innescato. Ma nessuno poteva sinceramente prevedere la cristallina chiarezza con cui Fini ha posto il problema politico (la subalternità di Berlusconi alla Lega) e alcune dirimenti questioni di contenuto, a partire dai diritti fondamentali della persona violati dall’impostazione leghista e governativa sull’immigrazione. Ridurre quanto è successo a uno scontro personale non è evidentemente possibile: si scontrano due visioni del centrodestra, una liberale, repubblicana e democratica e l’altra plebiscitaria, populista, con venature reazionarie e estremiste. Con ogni probabilità molto presto le strade dei due protagonisti del duello dell’Auditorium si separeranno, e le possibilità di nuovi scenari politici o elettorali si fanno assai concrete. (continua…)

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Da Epolis di oggi

Eravamo stati fin troppo facili profeti, su queste pagine, a prevedere, dopo il voto delle regionali, l’inizio di una fase più complicata nella maggioranza di governo e, forse, nella vita politica del Paese. La vittoria personale di Berlusconi era stata infatti pagata a duro prezzo alla Lega, e il progetto PdL ne era uscito se non ridimensionato, di sicuro ammaccato. La rottura con Fini è la conseguenza diretta di quell’esito: il premier pensa di avere ora la maggior forza possibile per mettere il Presidente della Camera in un angolo. Vedremo nei prossimi giorni cosa succederà, dopo gli stracci volati in diretta tv tra esponenti PdL delle fazioni contrapposte. (continua…)

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Da Epolis di oggi

Barack Obama, dopo i recenti insuccessi elettorali, sembra aver cambiato marcia nella sua azione. Da un lato la riforma sanitaria, dopo tante resistenze, è una pietra miliare nell’azione di ricostruzione della coesione sociale compromessa dal modello americano e dalla rivoluzione liberista dell’ultimo ventennio. Dall’altro lato con la firma a Praga dell’accordo Start 2 con la Russia di Medvedev, e poi con la sottoscrizione di un accordo tra 49 capi di governo contro la proliferazione nucleare e per la messa in sicurezza dei depositi delle scorie, il Presidente americano realizza due obiettivi: il primo, di politica estera, affermando pienamente una visione multilaterale delle relazioni internazionali e una fiducia negli accordi internazionali (in assoluta controtendenza non solo con George W.Bush, ma con la tradizionale diffidenza della Casa Bianca nei confronti del diritto internazionale); il secondo, di politica interna della sicurezza, poiché coinvolge la comunità internazionale in un’azione condivisa di prevenzione del terrorismo, che oggi può conoscere una nuova escalation terribile proprio nel disordine della gestione dei depositi e delle scorie nucleari e che può arrivare ad usare la cosiddetta “bomba sporca” (ordigni tradizionali cui viene aggiunto materiale radioattivo). (continua…)

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Da Epolis di oggi

Le premesse della discussione che si sta aprendo nel Pd non lasciano presagire conclusioni costruttive. Sembra che si stia preparando il solito rito post-elettorale in cui la sinistra, con massicce dosi di masochismo, si è impegnata spesso, specialmente in questa lunghissima era berlusconiana. La minoranza annuncia gli stati generali, i popolari fanno rullare i tamburi di guerra, si preparano nuove fondazioni – oramai se ne contano a decine – che, si giura, non sono correnti. Nella discussione democratica non c’è nulla di male. Ma essa, soprattutto quando investe un grande partito popolare, deve avere immediatamente un senso agli occhi degli elettori e dei cittadini. Dev’essere ordinata e propositiva. Il risultato delle elezioni regionali non è tale da rappresentare per Bersani una disfatta. Il Pd ha difeso le sue posizioni, e certo – dopo la vicenda Marrazzo – non era facilmente pensabile di riconquistare il Lazio. Ed era impossibile pensare seriamente alla vittoria in Campania e Calabria, dopo le negative prove di governo degli ultimi anni. (continua…)

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Da Epolis di oggi

Che il risultato delle regionali sia una vittoria di Berlusconi – grazie a un asse di ferro, largamente ricompensato, con Bossi – è fuori discussione. Che non sia una vittoria del Pdl, che esce ridimensionato, e senza una grande credibilità, pure. Che Renata Polverini, tenacemente, grazie a un voto massiccio del Lazio profondo, esca dalle elezioni come leader nazionale, anche. E tuttavia sarebbe un errore leggere il risultato come una disfatta per il centrosinistra. In particolare il Pd farebbe malissimo a ripiombare in un clima di scontro interno, e a rinchiudersi in estenuanti e incomprensibili discussioni. Questo per tre ragioni. La prima è che l’avanzata dilagante della Lega al nord è destinata a creare problemi e tensioni nella maggioranza. Il pallino, in intere parti del paese, passa dal Pdl alla Lega, che subito chiederà contropartite molto concrete, dalla candidatura a sindaco di Milano fino al carattere nordista del federalismo fiscale. La seconda ragione è che la Puglia e la Liguria sono lì a dimostrare che – o attraverso un leader carismatico, uno dei pochi in circolazione a sinistra, Nichi Vendola, o attraverso un’alleanza larga e equilibrata – si può vincere infliggendo dure sconfitte a Fitto e a Scaiola, tra gli uomini di punta dell‘entourage berlusconiano. Si aggiungano le sconfitte di Brunetta a Venezia e di Castelli a Lecco, e si capisce che la situazione è fluida, e si può muovere in diverse direzioni. La terza ragione è che il Pd, confermando sostanzialmente la forza dello scorso anno, è comunque una certezza, il perno di un’alternativa. (continua…)

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