Archivio per novembre 2009
Da Epolis di oggi
“Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”. Così Leonardo Sciascia ha voluto fosse scritto sulla lapide della sua sepoltura, nel cimitero di Racalmuto. Avevo cercato di incontrarlo, in quelle prime settimane siciliane. Correva l’anno 1989. Nel giugno i ragazzi di Tienanmen erano stati repressi nel sangue, e all’inizio di novembre era caduto il muro di Berlino. A trentadue anni ero stato eletto segretario del PCI – che in quei giorni diveniva Pds – in Sicilia: e per me, che mi ero abbeverato fin da ragazzo ai romanzi di Sciascia, la possibilità di incontrare uno dei grandi della letteratura del dopoguerra mi entusiasmava. Sapevo che era malato, e conoscevo il suo pessimismo. Ma per un giovane comunista berlingueriano del nord, inviato a commissariare il suo partito in Sicilia, essere semplicemente confortato da una parola di Sciascia – guidato, nel Contesto siciliano – era una straordinaria opportunità. L’incontro venne rinviato a più riprese per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, fino alla notizia del 20 novembre : e rimase solo la possibilità di partecipare al suo funerale, nella Chiesa di Racalmuto, e di ascoltare le parole di Gesualdo Bufalino. (continua…)
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Da Epolis di oggi
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Anzi: l’oceano. Quello che separa i paesi benestanti del Nord del mondo, e con loro le grandi potenze emergenti del Sud del pianeta, e i paesi nei quali un miliardo di esseri umani vive in condizioni di assoluta povertà e fa la fame. Ma c’è anche un oceano che separa la durezza delle denunce – lo sciopero della fame del Direttore Generale Diouf nei giorni precedenti l’Assemblea della Fao, la denuncia durissima fatta ieri dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, e la grandiosa forza morale del discorso di Papa Benedetto XVI° al vertice – dall’inconsistenza degli impegni concreti per raggiungere l’obiettivo di dimezzare la povertà da qui al 2015. Il documento conclusivo della riunione romana è un gigantesco imbroglio, come hanno denunciato le Ong di tutto il mondo. Qualcuno aveva suggerito di posporre più realisticamente l’obiettivo del dimezzamento della povertà e della fame al 2025, dieci anni dopo, in presenza di risorse finanziarie scarse e spesso, com’è successo recentemente anche per l’Italia, neppure disponibili. Nel frattempo i grandi monopoli mondiali delle sementi e degli Ogm rappresentano per gli agricoltori un condizionamento insopportabile, spesso snaturando in modo irrimediabile equilibri agroalimentari più antichi. Le regole del commercio mondiale, sancite dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (che conta assai più di quella della Fao), rendono impossibile la valorizzazione dei prodotti delle campagne di quei paesi. I cambiamenti climatici, con l’incedere dei processi di desertificazione, fanno il resto. E così l’urbanizzazione selvaggia in atto negli slums in tutte le aree metropolitane dei paesi poveri svuota le campagne, cambia le abitudini alimentari, impoverisce milioni di esseri umani. Questi sono i problemi che andrebbero risolti non sottraendo risorse ai lavoratori e ai disoccupati dell’Occidente, ma iniziando a tassare le transazioni finanziarie internazionali, come di recente ha riproposto il premier britannico Gordon Brown. (continua…)
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Da Epolis di oggi
La partita che si sta giocando sulle nuove nomine europee ha per l’Italia un’importanza molto grande. E purtroppo il peso che l’Italia può esercitare nel suo esito è abbastanza limitato. Occorre riconoscere al Governo, a partire dal premier, di aver assunto un atteggiamento coraggioso nel sostegno dato a Massimo D’Alema. Immaginiamo quanto costi nella coscienza di tanti elettori e supporter accaniti di Berlusconi, che certo non mancano, l’appoggio, che auspichiamo non vacilli nei prossimi giorni, dato a un ex-comunista. Ma oggi l’Italia, non solo per responsabilità recenti, ha un credito internazionale debole. In D’Alema molti leaders europei – e tutti i socialisti europei, in modo coeso e convinto – vedono una figura che, a differenza da quanto succederebbe per un esponente tedesco, francese o britannico, inevitabilmente condizionati da un prevalente interesse nazionale, può costruire una politica estera e di sicurezza comune e condivisa. Quella che è mancata negli anni passati all’Europa. Nell’epoca di Bush quest’assenza è stata in parte compensata dalla posizione franco-tedesca di opposizione alla guerra in Irak, col sostegno di Zapatero. Nell’epoca di Obama – con Hillary Clinton nelle stesse funzioni del futuro Mister Pesc – il vuoto è clamoroso. L’Europa sembra indietro, imballata, incerta. Dal rapporto euro-atlantico, dove D’Alema può godere di una forte relazione con la nuova amministrazione Usa, a quello con la Russia e la Cina, fino allo snodo fondamentale delle relazioni mediterranee, la candidatura italiana appare convincente e forte. In particolare l’Europa potrebbe divenire protagonista della ripresa di un processo di pace in Medio Oriente, dopo le recenti aperture del Presidente americano. La decisione che verrà presa il prossimo 19 ottobre dipende proprio da questo: se prevarrà l’egoismo nazionale, si sceglierà una candidatura non rilevante e impegnativa, tale da non fare alcuna ombra ai ministri degli esteri dei singoli paesi; se prevarrà la voglia di cooperare e rilanciare l’immagine europea, per l’ex premier di sinistra del nostro Paese la partita sarà vinta. (continua…)
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Oggi sull’Unità è uscita una sintesi della lettera che ho scritto a Bersani con cuimotivo la scelta di entrare nel Pd. Qui di seguito il testo integrale.
Caro Pierluigi,
per me è giunto il momento di una scelta di responsabilità. Entrare nel Pd per chi non vi ha creduto alle origini significa cercare di condurre qui la lotta per una nuova idea e una nuova prassi della sinistra. Meglio ancora: per la giustizia sociale e l’eguaglianza effettiva delle opportunità per tutti e per tutte. Oggi lo posso fare perché la tua elezione a segretario del Pd apre una fase nuova, e i milioni di donne e di uomini che hanno partecipato a quest’evento danno forza, legittimazione, carica emotiva a questo cambiamento. (continua…)
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Da Epolis di oggi
Il sistema politico sembra essersi rimesso in movimento. L’elezione di Bersani, il passaggio di Rutelli con Casini, le tensioni acutissime tra la Lega e Tremonti da un lato, e Fini e la componente liberale del Pdl dall’altro, la nascita del Pdl siciliano e infine l’ipotesi della nomina di D’Alema a superministro degli Esteri dell’Unione Europea, col sostegno del Governo Berlusconi, sembrano chiudere l’ultima fase degenerativa del bipolarismo italiano, culminata nel racconto delle camere da letto dei potenti. Di quel bipolarismo, con buona pace degli ultrareferendari, non se ne può più. Urlato, in scena ogni sera – vuoi da Vespa, vuoi da Floris o Santoro -, carico di odio e di disprezzo verso il nemico da distruggere, indifferente in rapporto ai problemi più veri della vita di ogni giorno di milioni di persone. Questa politica che ha perduto ogni riferimento ideale ed etico, sembra dar ragione al qualunquistico detto popolare : “tanto, sono tutti uguali”. (continua…)
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Da Epolis di oggi
Larga parte dei media nostrani e, in misura minore, occidentali, non vedeva l’ora di sfruttare l’occasione offerta dalla pesante sconfitta dei democratici in un importante turno di elezioni locali, un anno dopo il trionfo di Obama. La retorica sulla delusione, sulle promesse mancate, sull’eccesso di protagonismo del Presidente e di Michelle riempie le cronache tv e le pagine dei giornali. Teniamo invece le cose bene al loro posto. Quelle di martedì sono elezioni locali, fortemente condizionate da fattori specifici. Il governatore uscente del New Jersey, Corzine, sconfitto dall’avversario repubblicano, era un uomo di Wall Street, espressione odiata di Goldman & Sachs e dei responsabili della crisi, e l’amministrazione dello Stato era fortemente coinvolta in scandali locali. Bloomberg, ancora sindaco di New York, è un indipendente, popolare, e storicamente New York vota per l’uscente, che ha modificato la norma del limite dei due mandati. (continua…)
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